Per l’intervista di questa settimana al tifoso lontano, oggi ci trasferiamo in Russia, esattamente a Mosca dove vive e lavora Paolo Lioy. Come si evince dal nome, stiamo parlando con il pronipote del celeberrimo omonimo, naturalista, scienziato, scrittore e poeta che tanto lustro ha dato alla nostra città. Paolo Lioy nacque a Vicenza nel 1834 dal nobile Leopoldo e da Teresa dei Marchesi Bonfornello-Stazzone. Il padre, proprietario terriero amante della natura e dell’agricoltura, possedeva una ricca biblioteca e indirizzò il giovane Paolo verso lo studio delle scienze naturali. Nel 1853 Paolo Lioy svolse un accurato riordino delle collezioni che costituiranno poi la sezione di storia naturale del Museo Civico e nel 1864 iniziò l’esplorazione e gli scavi nelle valli del Lago di Fimon, rendendo edotta la Comunità scientifica dei brillanti risultati ottenuti attraverso un saggio poi tradotto in diverse lingue. Ricoprì la carica di Provveditore agli Studi e fu per due volte eletto Senatore del Regno. Morì nella sua casa di Vancimuglio nel 1911.
Ciao Paolo, se non ti dispiace vorrei parlare innanzitutto della città che ti ospita per motivi professionali. Cosa mi puoi dire della vita a Mosca, dei tuoi rapporti con la gente… come ti sei trovato?
Mosca è una città molto particolare e affascinante. Sia dal punto di vista professionale che della vita personale. E’ la capitale di uno dei mercati europei piu’ grandi (quasi 150 milioni abitanti, 300 se si considera tutta l’ex URSS) e sicuramente quello con la maggiore crescita. E non ancora maturo. Ci sono ancora moltissime opportunità. Un dinamismo non paragonabile alla staticità della ‘vecchia Europa’. Si possono ancora inventare dei lavori, dei marchi, arrivare con la valigia e fare successo. E con 15 milioni di abitanti la città offre qualsiasi tipo di attività. Qualsiasi cosa si cerchi, a Mosca c’è. Di giorno e di notte. La cosa più caotica è il traffico. In centro ci sono strade a otto corsie senza nessuna regola. Vale tutto. Unica particolarità la macchina più grande vince. E per rispetto ha la precedenza. Una città dal grande fascino e qualche difficoltà. Soprattutto per la diversa sensibilità delle persone. Ma per l’esperienza che ne deriva vale lo sforzo di adeguarsi. Esperienza che consiglio a tutti. Con un po’ di coraggio, ma andate.
Nel corso della centenaria storia del Vicenza abbiamo avuto una sola esperienza con il calcio ex sovietico, tutti ricordiamo le due partite di Coppa delle Coppe contro la squadra ucraina dello Shakhtar Donetsk. Da quei tempi le cose sono molte cambiate, i magnati russi sembrano più interessati all’acquisizione di società europee – vedi la recentissima trattativa con il Brescia da parte del Gruppo Gazprom – che alle squadre del loro paese. Tu cosa ne pensi?
La Russia qualche anno fa ha vissuto un’esplosione economica, con enormi capitali disponibili accaparrati da pochi. E una generale immaturità nel gestire la nuova fase economica. Ora, dopo qualche anno l’esperienza si sta facendo e tutto ritorna nella razionalità. Si vede una evoluzione mese dopo mese. Lo sport anche in Russia è comunque ancora il modo per chi ha ingenti capitali per acquisire visibilità a tutti i livelli. Di paese, Europeo, o globale. E Putin stesso infatti sta spendendo folli capitali (50 miliardi di euro) per organizzare Sochi. Ma è cosi anche in Italia.
Veniamo al Vicenza. Immagino che riuscirai a seguire le vicende biancorosse tramite internet. Che idea ti sei fatto di questo campionato, della cessione societaria e della conduzione tecnica. Riusciremo a raggiungere la tanto sospirata promozione in serie B?
Internet e’ una manna per chi vive all’estero. Riesco a seguire meglio il Vicenza da Mosca che quando ero ‘foresto’ per 40 anni da Milano e le notizie scarseggiavano (la migliore fonte era il televideo!). Tutti i tifosi si augurano sempre di vincere e quindi di raggiungere la serie B. Ma i tifosi vogliono anche ‘sognare’. Non dico Coppa Italia o Coppa delle Coppe, ma almeno una decente serie A. E per questo la vera sfida è una società più solida. Che è la sfida più importante, ma temo anche più difficile di questi tempi.
Apriamo il libro dei ricordi… A quale Vicenza resti più legato e qual è stato il giocatore che più ti è rimasto nel cuore?
Il Vicenza di Guidolin ci ha fatto vivere splendidi momenti. Come non averlo nel cuore. Ma il giocatore che era il mio eroe, nella mia giovanissima età, era senza dubbio Giorgio Carrera. Una classe infinita.
Favorevole o contrario al progetto appoggiato inizialmente dal Sindaco per il nuovo stadio di Vicenza e ora ritrattato? Secondo te vale la pena di abbattere il vecchio Menti?
Aldilà di tutte le vicende urbanistiche e amministrative, un vero tifoso non può non essere legato al vecchio Menti. Magari tutto rifatto, ammodernato, coperto, con parcheggi e spazi commerciali, ma sempre il vecchio Menti. Ne accetterei ancora anche il palo albanese della tribuna. Una sola raccomandazione. Nuovo o vecchio stadio ma sempre con i tifosi attaccati al campo. Il clima del Menti, semmai tornerà il grande pubblico, deve restare.
Grazie infinite della bella chiacchierata, Paolo. Vuoi mandare un saluto e un augurio ai tifosi biancorossi?
L’augurio, che ai tempi di oggi sembra quasi un sogno, sia di avere una società, un progetto, una squadra capace di riempire il Menti. Una notte come quella della Coppa Italia, o di altre 100 occasioni in quegli anni e’ il migliore augurio. E il più bello spettacolo erano i tifosi. Ne saremo capaci? In un modo o nell’altro sicuramente si! Intanto speriamo che almeno i ragazzi di Vicenza, con fede e pazienza, continuino a tifare Lanerossi!
Paolo, le tue parole sono un grande incoraggiamento e uno stimolo per non mollare mai! SEMPRE E COMUNQUE FORZA LANE!