Quattro punti dopo dodici giornate è il desolante bottino raccolto dal L.R. Vicenza guidato fino alla quinta giornata da Di Carlo sostituito alla sesta da Brocchi. Molti tifosi vedono il ritorno in Lega Pro quasi come una condanna quasi inevitabile, ma c’è un precedente che fa ben sperare. Anche nella stagione 2006/2007 i biancorossi avevano quattro punti in classifica dopo dodici giornate e fa poca differenza se erano stati ottenuti con quattro pareggi (0-0 a Bari, 1-1 con il Napoli al “Menti”, 0-0 a Pescara e 2-2 con il Treviso tra le mura amiche ndr). Anche allora dopo la sconfitta interna subita alla quinta giornata di campionato dal Frosinone che espugnò il “Menti” grazie ad un sinistro chirurgico dell’ex “gladiatore” Margiotta, la società decise di avvicendare Camolese con Angelo Gregucci che raccolse una eredità sportiva molto simile a quella che in questa stagione è toccata a Brocchi.
” Ricordo che quando mi hanno chiamato non ho nemmeno fatto la borsa e sono salito a Vicenza in macchina senza pensarci un minuto – sottolinea Gregucci – la classifica era brutta ma la squadra aveva in organico dei buoni giocatori come Schwoch, Cavalli, Raimondi, Martinelli, e gli allora “giovani” Luca Rigoni e Padoin. Ma ricordo con piacere la stagione super di Paonessa, da gennaio di Foti che fece sei gol nel solo girone di ritorno e di giocatori come Zancopè, Nastos, Helguera, Scardina, Crovari e Cudini, ma devo dire che tutti diedero il massimo per arrivare a centrare quella salvezza “.
Eppure le prime partite della sua gestione furono complicate, con soli tre punti raccolti fino alla 12esima giornata
Nel calcio quando si cambia allenatore significa che ci sono tante cose che non stanno andando, e ovviamente anche quella volta c’era molto da “sistemare”. Ricordo che già prima di vincere la prima partita (2-0 con l’Arezzo alla 13esima giornata ndr) avevamo disputato delle buone gare e avremmo meritato di vincere. Nel calcio quando una serie negativa si prolunga prima di tutto devi lavorare sulla testa, devi compattare il gruppo e insieme si deve comprendere che per cambiare lo stato delle cose devi calarti nella realtà di una squadra che, come in quel campionato, deve dare tutto per centrare l’impresa. Sì, perchè a novembre quasi tutti ci davano già per retrocessi ed invece in quel gruppo tutti riuscirono a dare il massimo perchè prima dei giocatori uscirono le doti degli uomini che avevano deciso che quella salvezza doveva arrivare a tutti i costi “.
Dopo la prima vittoria la strada sembrò quasi in discesa, in nove partite arrivarono ben 17 punti
Diciamo che nella seconda parte del girone di andata raccogliemmo il lavoro fatto nel primo mese dopo il mio arrivo. Un lavoro anche tattico, atletico, ma che prima di tutto cambiò lo stato mentale dei giocatori che con i primi risultati positivi videro crescere la loro autostima e capirono che se la potevano giocare contro tutti. Dopo la vittoria contro l’Arezzo ricordo che facemmo 1-1 contro il Rimini di Handanovic (attuale portere dell’Inter), di Vitiello, Cascione, Jeda, Ricchiuti e Matri, andammo a vincere a Lecce, a Piacenza, chiudendo il giorne di andata battendo il Crotone in uno scontro diretto importantissimo. I 21 punti raccolti al “giro di boa” per molti furono quasi un “miracolo” calcolando da dove eravamo partiti, ma noi sapevamo bene che erano il frutto di un lavoro di un gruppo coeso e compatto. Nel ritorno poi le cose proseguirono ancora bene perchè chi non si ricorda il 2-2 al “Menti” contro la Juventus di Buffon, Chiellini, Zanetti, Tudor, Marchisio, Nedved, Del Piero, Trezeguet e qualcuno di importante me lo sarò dimenticato di sicuro (in quella rosa c’era anche l’attuale direttore sportivo dei biancorossi Federico Balzaretti ndr). Eravamo sotto di due gol (Palladino e Del Piero ndr) e riuscimmo a rimontare con un grandissimo tiro sotto l’incrocio di Nastos, uno che si sarebbe buttato nel fuoco a difesa di quella squadra, e con un gol di testa di Paonessa. I gol furono segnati entrambi sotto la curva Sud e quella incontenibile esultanza è uno dei ricordi più belli, tra i tantissimi, che ho di Vicenza “.
Il finale di campionato fu più sofferto anche se poi gli archivi vedono quel Vicenza 11esimo con 50 punti
Premesso che nel girone di ritorno i punti conquistati furono 29 in una serie B difficilissima con Juventus, Napoli e Genoa, ad un certo punto credo che pagammo lo sforzo fisico e mentale della rincorsa e forse mollammo qualcosa. Un errore che ci costò tre sconfitte consecutive (Lecce e Piacenza al “Menti” e a Brescia ndr), e ci costrinse a dover vincere a Crotone a conferma che la serie B è un campionato lungo, difficile, in cui non bisogna mollare mai. Un torneo che ti concede la possibilità di rimonte anche impensabili, ma che ti mette di fronte a cadute rovinose se la concentrazione e la determinazione non sono sempre al top.
Oggi come allora la squadra di Brocchi ha quattro punti dopo dodici giornate, cosa si sente di dire all’ambiente biancorosso
Dal punto di vista tecnico e della gestione nulla perchè non mi permetto di entrare in situazioni che non conosco e non mi competono. Alla gente di Vicenza invece dico di non mollare, di crederci sempre e di sostenere la squadra come solo loro sanno fare. Vicenza è una piazza che conosco come le mie tasche, e per questo dico che con la serie C non centra niente. Spero e credo che la rimonta del campionato 2006/2007 possa essere di ispirazione e di buon auspicio, quello che è certo è che con il cuore sarò al “Menti” a tifare Vicenza.