Dal Canto l’aveva detto a microfoni spenti, dopo la conferenza stampa pre-derby: “A Vicenza ho preso due anni di fischi ed insulti, in parte che mi sono cercato, in parte sono arrivati immeritatamente”. Al di là dell’eleganza dei modi, la voglia di rivincita gli si leggeva negli occhi. Così quella corsa da bambino felice ad abbracciare i suoi dopo il quarto gol biancoscudato assomiglia molto ad uno schiaffo al passato da dimenticare, e insieme un ringraziamento al gruppo che l’ha accompagnato nella vendetta sportiva.
La tribuna stampa dell’Euganeo, dopo la batosta, diventa parte della festa biancoscudata. Qualche entusiasta (pure troppo) collega patavino indossa la maglietta celebrativa gentilmente offerta da Cestaro. Sfolla la gente di tribuna, probabilmente fra le meno eleganti ed educate d’Italia. Gli sfottò non sono nemmeno divertenti, si incassano precisi riferimenti al mestiere delle mamme magnagate. Senza possibilità di replica, non è aria.
Sala stampa 1. Dopo la felicità di Dal Canto, contenuta a stento anche davanti alle telecamere, entra e si siede Maran. Sul volto i segni di una delusione senza pari. Ci credeva, eccome se ci credeva il tecnico trentino, ora pare confuso e smarrito. Non sono i quattro gol a pesargli, ma quell’inizio balbettante e privo di personalità dei suoi. Non se lo aspettava, dal suo gruppo. Pensava fosse per tutti l’occasione della vita, un risultato a Padova e poi via, ad inseguire un sogno. Non è stato così. Adesso “Rolly” ha otto giorni per vincere l’ennesima scommessa della sua storia vicentina: risollevare fisicamente e moralmente una squadra apparsa l’ombra di se stessa. Per provare ad inseguirlo ancora, quel sogno, che dopo la mazzata di ieri e alla luce dei risultati di oggi si è allontanato ben più dei tre punti che separano dal Torino.
Sala stampa 2. Passa Daniele Martinelli, il capitano biancorosso. Uno che da anni vive solo salvezze all’ultima giornata di campionato. Dopo anni di sofferenze, in cui pasteggi a pane ed acqua, ecco che improvvisamente ti servono caviale e champagne, la possibilità dietro l’angolo di giocarti la serie A. Qualcuno toglie la tovaglia con un gesto secco, vassoio e flûte vanno all’aria, all’improvviso è di nuovo pane e acqua. Presente la faccia del sosia carbonaro quando, dopo essere stato Marchese del Grillo, si ritrova nuovamente a casa sua, con la moglie che lo insegue per menarlo? Ecco, proprio quella…
Sala stampa 3. Un magazziniere si rivolge ad una giornalista padovana: “Che goduria, davvero una gran goduria questa sera”. Questa frase l’ho già sentita, giusto in questa sala. Era più o meno un anno e mezzo fa, il 28 novembre 2009, Padova-Vicenza 1-2, l’allora vice-presidente biancorosso avvocato Polato si esprimeva esattamente così, “una gran goduria aver vinto”. Chi di goduria ferisce, di goduria (degli altri) perisce.