In un contesto che rimane di grande difficoltà, ancora una volta la tifoseria biancorossa sta dando una prova tangibile del grande attaccamento verso il Vicenza calcio. Oltre 44 mila euro raccolti in una settimana sono un risultato importante, uno sforzo ulteriore fatto da chi magari ha già sottoscritto l’abbonamento, ha una famiglia a carico e magari il mutuo oppure l’affitto da pagare. L’iniziativa Cuore Biancorosso è senza dubbio quella che ha riscontrato la risposta più positiva, dimostrando quella voglia di non mollare mai, al pari del gruppo a disposizione di Nicola Zanini e Giorgio Sterchele che sta lottando su tutti i palloni mettendo in campo tutto quello che ha. La gente biancorossa e la squadra di Zanini hanno unito le forze per finire il campionato nel miglior modo possibile, con l’imperativo di mantenere la categoria nella speranza che l’esercizio provvisorio riesca a portare il club berico all’asta. Ma perché tutto quello che i supporters berici e la squadra stanno facendo non sia inutile, chi di dovere, in primis il curatore fallimentare Nerio De Bortoli, ha l’obbligo di agire tenendo fede alle parole che all’asta verranno prese in considerazione solo candidature solide dal punto di vista finanziario e moralmente pulite. Durante la serata organizzata dai tifosi biancorosso al Teatro Astra di Vicenza il sindaco era stato buon profeta anticipando come un’asta anticipata avrebbe consentito l’inserimento di gruppi o cordate che bazzicano nel calcio con scopi e finalità che non sono esattamente quelli di rilanciare e di riportare il Vicenza calcio dove la piazza biancorossa merita di stare. Non è quindi sorprendente e non è un caso che in questi giorni chi si è avvicinato al curatore De Bortoli (che per la cronaca non risponde sull’argomento) siano quasi tutti nomi noti, pronti a tornare all’assalto del club berico dopo aver fallito l’acquisto tra novembre e dicembre per evidente mancanza di disponibilità economiche. E’ il caso di Ubaldo Calabrò che con la sua cordata aveva cercato di acquistare il club berico prima dai soci di Vi.Fin. Spa, allora proprietaria della società di via Schio, poi contattando Fabio Sanfilippo che nel frattempo aveva definito l’acquisto del Vicenza calcio. In entrambi i casi Calabrò avrebbe dovuto presentarsi con circa due milioni di euro, cosa che nei fatti non è mai successa. Non è accaduto pochi giorni prima del 18 dicembre quando aveva garantito di avere la disponibilità pronta in una banca di San Marino, mandando in grande difficoltà i soci di Vi.Fin. che vista la mal parata hanno deciso di cedere il Vicenza calcio a Fabio Sanfilippo che tra una promessa non mantenuta e una serie di bugie e comportamenti incommentabili ha condotto il club berico al fallimento. Calabrò nei giorni scorsi ha contattato il curatore fallimentare Nerio De Bortoli, precisando a mezzo stampa quale sarà l’organigramma, dimenticando (volutamente?) l’imprenditore Leonida Boron che nelle idee iniziali avrebbe dovuto essere il presidente (adesso pare lo farebbe Stefano Tacconi) , e presentando sponsor e garanzie bancarie a copertura dell’operazione. Precisando per dovere di cronaca che Calabrò è stato condannato in primo grado, nel maggio scorso, con altre tre persone, a quattro anni e mezzo di reclusione e 210.500 euro di multa per una vicenda legata a patenti false ed altri atti illeciti, ci chiediamo come sia possibile puntare a prendere il Vicenza calcio all’asta presentando garanzie bancarie quando per rilanciare il club biancorosso servono soldi, disponibilità economica liquida visto che la nuova società non avrà il pesante fardello dei debiti ereditati dalla disastrosa gestione di Sergio Cassingena, ma dovrà essere ricostruita a partire da un settore giovanile che ci auguriamo possa essere uno dei punti cardini da cui ripartire. Se non fosse sufficientemente chiaro non diamo alcuna credibilità alla candidatura del gruppo capitanato da Calabrò, e sull’opportunità di legarsi ancora a uomini di Vi.Fin. lasciamo ai lettori le opportune considerazioni.
Ma interessati al club berico ci sono altre vecchie conoscenze come il gruppo francese capitanato da Raphael Clairin e Brice Desjardins nonostante proprio quest’ultimo avesse affermato che il Vicenza calcio era un investimento troppo importante per le loro possibilità, e anche i francesi si siano sempre arenati di fronte alla richiesta di presentarsi con due milioni di euro. Pure per loro la credibilità è vicina allo zero, ma per completare il quadro una richiesta di informazioni sulla situazione del Vicenza calcio è stata fatta nei giorni scorsi anche da Paul Baccaglini, l’imprenditore e personaggio televisivo che molti ricorderanno per aver trattato l’acquisto del Palermo senza però convincere (pare che anche le sue garanzie non fossero molto credibili) il patron della società rosanero Maurizio Zamparini. Una serie di candidature alquanto improbabili, vista la loro dubbia consistenza economica e i precedenti che non parlano certo a loro favore. Nel contesto non poteva mancare anche la cordata vicentina che in molti vorrebbero legata al nome della famiglia Amenduni e del patron del Bassano Renzo Rosso che però, entrambi, negano alcun coinvolgimento con gruppi finalizzati all’acquisto del Vicenza calcio, mentre c’è sicuramente chi lavora in silenzio, lontano da inutile visibilità. Da qui a marzo, periodo in cui potrebbe tenersi la prima asta, di possibili acquirenti ne sentiremo parlare ancora tanto, anche perché è molto probabile che considerato il blasone, il capitale straordinario rappresentato dal pubblico biancorosso, e l’indubbia occasione di prendere una società liberata da un fardello di debiti molto pesante, alla gara pubblica si presenteranno in tanti. Ma nessuno deve dimenticare che il Vicenza Calcio è un patrimonio che va salvaguardato e noi tutti abbiamo il dovere morale di difenderlo. Per rilanciare il club berico servono persone serie, pulite, con un progetto che unisca competenza e disponibilità economica che deve essere rappresentata da soldi e non, lo sottolineiamo ancora una volta, da dubbie garanzie bancarie. Vero è che all’asta tutto può succedere, ma se ci saranno regole chiare e ferree per potervi partecipare, un po’ di selezione si riuscirà senza dubbio a farla. Perché, e basta andare non molto lontano, a Venezia prima di ripartire veramente hanno dovuto subire quattro fallimenti uno di fila all’altro. A Treviso e a Trieste le cose non sono andate molto meglio, mentre quello che è accaduto a Parma deve essere un buon esempio. C’è da rilanciare una società che ha una grande storia alle spalle, rispettare una tifoseria che non perde occasione per dimostrare la sua straordinarietà, e salvaguardare l’onore di un’intera città. Chi vuole prendere il Vicenza sappia che questi sono i traguardi da raggiungere.