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Per l’intervista di questa settimana ci spostiamo in Emilia-Romagna, più precisamente a Carpaneto Piacentino dove vive il nostro amico Davide Cavaliere, un tifoso lontano veramente tosto con il quale mi sento di poter chiacchierare a tutto tondo, anche sulla situazione societaria del nostro Lane.

Buongiorno Davide e benvenuto a “ovunque biancorossi” … la voce di tutti i tifosi che vivono lontani dal Romeo Menti!
Buongiorno a te Anna e a tutto lo staff di biancorossi.net per l’ospitalità e la vicinanza che dimostrate a tutti noi fratelli biancorossi “foresti”.

Mi permetto un piccolo sconfinamento nella tua sfera privata per chiederti qualcosa sul tuo lavoro, che trovo estremamente affascinante. Come sei arrivato a diventare un educatore cinofilo?
Sinceramente il percorso è stato abbastanza tortuoso: sono sempre stato appassionato di cani già dall’infanzia ma fino alla piena maturità non ho avuto l’opportunità di averne uno. Col senno di poi direi giustamente visto che le dinamiche familiari, le tempistiche e gli spazi sarebbero stati totalmente inadeguati. Dopo gli studi al Liceo “G.B. Quadri” e di psicologia clinica all’università di Padova ho iniziato la mia carriera lavorativa come libero professionista in ambito commerciale; chiaramente insoddisfatto della professione e soprattutto di me stesso in quell’ambito ho perseverato fino a gennaio 2011 quando la vita mi ha posto davanti un bivio: mollare tutto e trasferirmi da Vicenza a Piacenza per riavvicinarmi alla mia compagna o continuare nella mia frustrazione. Inutile dire che ho colto la palla al balzo, intravedendo l’opportunità di coniugare professione e passione una volta ripartito da zero in “terra straniera”. Da allora pratica, studio continuo e la possibilità di collaborare con professionisti tra i più importanti in Italia e in Europa hanno fatto di me la persona felice che sono oggi. Felice di imparare, sereno nello studiare sempre, contento di confrontarmi con umani e con cani.

Molte volte ci arrivano dai media notizie di bambini aggrediti dai cani. Qualcuno ha detto che un cane cattivo è solo un cane buono con un cattivo padrone. Tu cosa pensi di questa affermazione?
Qui, ahimè, apriamo il classico vaso di Pandora ma ti ringrazio per la domanda. Cercherò di essere il più conciso possibile: esistono cani con disturbi comportamentali, è innegabile. Gli studi etologici dimostrano però come questi casi si attestino ben al di sotto del 5% e che comunque, con la dovuta ri-educazione e una gestione attenta, essi non siano pericolosi; tra i più problematici vi è una piccola percentuale che vivrà tutta la vita in centri appositi alla rieducazione animale o verranno, purtroppo, soppressi. Il restante 95% è complesso da spiegare: si potrebbe partire dal fatto che l’uomo è uomo e il cane è cane. Difficile che alla stessa situazione i due abbiano risposte identiche. Un cane, ad esempio, non avendo mani o parole da usare col bimbo che gli mette le dita negli occhi, potrebbe una volta esasperato reagire come farebbe con un suo cucciolo: lo tiene fermo con la bocca. Trovare un cane che sappia che la pelle di un neonato umano è meno spessa e le ossa terribilmente più fragili rispetto ad un cagnolino è una scommessa. Senza contare i cani esasperati e frustrati da gestioni attualmente perseguibili a norma di legge. Concludo con la situazione meno considerata ma terribilmente critica: canili amatoriali e allevamenti poco professionali che “spargono” cani a destra e a manca senza che ci sia la minima condizione di sicurezza co-abitativa, per eccesso di zelo (i primi) o per profitto (i secondi).

Da appassionata di storia sono rimasta sempre colpita dall’utilizzo degli animali cosiddetti da affezione soprattutto nella Grande Guerra. Cani da trasporto e da soccorso, piccioni e tortore per le comunicazioni, uccellini in trincea come allarme per le esalazioni di gas. Oggi per fortuna gli animali vengono utilizzati solo per scopi più nobili come la pet therapy, cura efficace per malattie come l’autismo e la depressione e per essere di supporto ai piccoli pazienti nei reparti di oncologia e di pediatria….
La prima “impronta” attualmente scoperta della presenza dei cani nella nostra società risale a 12.000 anni fa. Da allora i nostri mondi si sono incrociati, sfiorati, spesso aggregati in un unico modus vivendi. Le dinamiche son cambiate nei millenni fino alla prevaricazione umana degli ultimi secoli. Forse stiamo riscoprendo l’importanza della condivisione, del poter imparare qualcosa da chi ci ha accompagnato fedelmente per così tanto tempo. Fantastici i cani poliziotto, superbi i cani della protezione civile e dei pompieri, egregi i cani da pet therapy che tanto stanno dando ai malati e alle persone sole (da mettere in risalto i risultati straordinari dell’esperimento di pet therapy dell’Università Europea di Roma contro il bullismo nelle scuole obbligatorie, cifre e percentuali da urlo). Non dimentichiamo i “semplici” cani da compagnia che tanto fanno senza rendersene conto: a persone più o meno giovani che nel prendersi cura di loro producono endorfine migliorando lo stato psico-fisico, con lunghe passeggiate che aiutano il sistema cardio-circolatorio e il tutto condito da quell’affetto indiscusso e incondizionato che tanto ricorda noi tifosi del Lane.

Arriviamo al dunque … parliamo del nostro Vicenza. Prima di tutto la parte tecnica. Dopo un grande inizio di campionato, nell’ultima partita contro la Feralpisalò si è manifestata un’involuzione nel gioco… troppi passaggi indietro, centrocampo lento, qualche pasticcio di troppo in difesa ….
Sono convinto che la squadra sia stata creata con senso logico e molta attenzione all’aspetto umano, cosa mai vista negli ultimi quattordici anni. I primi impegni probanti hanno di certo messo in luce alcune difficoltà tecniche a centrocampo ma, vedendo la qualità della Serie C di questi tempi, non credo sia un problema insormontabile. La tignosità, la voglia di buttare il cuore oltre l’ostacolo che hanno questi ragazzi è un punto da cui partire. La mia “seconda squadra preferita” sono gli Heart of Midlothian in Scozia: una frase incisa sul muro all’uscita degli spogliatoi dagli anni ’60 recita: “Blood doesn’t show on a maroon jersey (Il sangue non si vede su una maglia amaranto)”; partiamo da questo concetto sportivo. Abbiamo certamente giocatori che possono fare la differenza una volta entrati in condizione e, vista la giovane età media, con enormi margini di miglioramento personali e di manovra. Penso a Bianchi, Beruatto, Bangu, Romizi, Alimi, Tassi, Giraudo e molti altri. Per il resto, tecnicamente parlando, non abbiamo nulla da invidiare a nessuno con De Giorgio, Giacomelli, Comi, Ferrari, Lanini. Mi preoccupa, semmai, la situazione societaria all’interno della quale devono districarsi il mister, il direttore sportivo e i ragazzi.

Sono d’accordo con te. L’idea di un bel classico 4-4-2 ti sembra una possibile soluzione?
Non sono un tecnico, non voglio nemmeno esserlo. Negli anni in cui ho giocato a calcio (in maniera pessima) ho sempre posto più attenzione a come ci si muoveva che ai numeri. Il 4-4-2 è uno schema classico, sicuro, quadrato che tutti i calciatori fin da bambini hanno imparato a conoscere e gestire; anche il 4-3-3 si adatta bene ai giocatori che abbiamo, visti i molti esterni in rosa, come potrebbe farlo una volta raggiunta la perfetta condizione fisica di tutti i componenti della rosa, il 3-5-2. Questo, forse, è il modulo che prediligo e che meglio vedrei per i ragazzi in campo ma ho enorme fiducia nelle capacità di Mister Colombo.

Che mi dici di Lorenzo Tassi …. è un giocatore con i piedi buoni che sa far girare la palla. Cresciuto nel vivaio dell’Inter, è un ragazzo di grandi prospettive mai sbocciate completamente (ricordiamo le sue convocazioni nella Nazionale under 16, under 17 e under 18) che a Vicenza potrebbe trovare la sua grande occasione di rivincita ….
Sinceramente non lo conosco se non per quanto ho letto di lui via internet e spesso parole e calcio non vanno d’accordo. Il suo passato è di certo importante, come lo è stato per tantissimi giocatori mai esplosi. Gli auguro di fare le sue (e le nostre) fortune in biancorosso ma.. “blood doesn’t show on a red and white jersey”. Sudore, fatica e spirito di squadra: se queste caratteristiche gli appartengono sono sicuro che diventerà un elemento importantissimo per noi.

Quest’anno il Vicenza ha puntato sui giovani e sono emerse delle belle sorprese. Secondo te ha senso puntare su giocatori emergenti in prestito, destinati a farsi le ossa a Vicenza per poi spiccare il volo nei grandi club? Ogni anno si deve per forza ricominciare da capo ….
Qui a Vicenza ci siamo abituati a ricominciare sempre da capo, forse. Le compartecipazioni non esistono più a livello formale e questo è un bel problema per squadre come la nostra che trovavano in questa formula una sicurezza maggiore. Non è tuttavia scontato che un prestito sia sempre e solamente per una stagione. Esistono società che con “prestiti” a lungo termine hanno fatto fortuna, esistono giocatori che non essendo pronti per i più grandi palcoscenici dopo il prestito sono stati riscattati. Tutto dipende dal progetto sportivo ed economico della società Vicenza Calcio. Progetto che dopo i tanto odiati inglesi non ho più visto.

Adesso mettiti comodo … siamo arrivati alla domanda sulla telenovela Vi.Fin/Boreas arrivata all’epilogo la scorsa settimana .…
Dovrò far finta di aver poco da dire a riguardo visto che il disgusto mi porterebbe a dire troppo. Vi.Fin ha dichiarato più volte di non aver le risorse per mantenere in piedi la baracca. Franchetto a giugno dichiarò di aver testato la solidità e la credibilità della holding arabo-lussemborghese; affermò anche che il progetti dei potenziali acquirenti era di alto livello e molto promettenti. Da qui si è cominciato con lo squillare di trombe, conferenze stampa in pompa magna con Pioppi sempre a fianco della dirigenza. La campagna abbonamenti nel frattempo volava a toccare vette inimmaginabili vista la sensazione diffusa che una svolta davvero importante fosse imminente. Il resto è storia recente, disarmante per quanto non si possa capire se Boreas potesse essere davvero una ottima opportunità o meno e, soprattutto, se l’attuale gestione Vi.Fin sia mai stata davvero intenzionata a cedere. Ciò che mi sconforta più di qualsiasi altra cosa è l’aver già vissuto questa scena più e più volte negli ultimi tre lustri: un eterno dejà-vu nel quale nascono trattative entusiasmanti in momenti delicati (scadenze dei pagamenti, campagne abbonamenti) per poi dissolversi senza che nessuno si senta in dovere di spiegare anche una parte di verità a noi poveri cretini del volgo che speriamo, speriamo e speriamo. Credo che l’intera immagine di Vicenza, soprattutto a livello imprenditoriale, esca davvero male da questa ultima trattativa condotta in maniera incomprensibile. La speranza di molti è che esista un piano “b” e cioè l’entrata in società di nuove figure che portino capitali; me lo auguro anche io (sempre che all’ingresso di nuovi soci corrisponda l’uscita dei soliti noti che da troppi anni sono protagonisti della catastrofe) ma se questo scenario fosse veritiero troverei ancora più imbarazzante le modalità in cui si sono svolti i fatti.

Di chiunque sia la ragione, a farne le spese siamo sempre noi tifosi e soprattutto i 6.123 abbonati esausti e incazzati dopo 14 anni di delusioni, di poca chiarezza e di “vilipendio della bandiera biancorossa”. Una cosa su tutte, ricordiamoci sempre che i debiti di 13 milioni e 800 mila euro non li ha fatti certo la Vi.Fin .… Il responsabile di questo scempio ha un nome e un cognome … il cav. Sergio Cassingena e ovviamente i suoi collaboratori.
Partendo dal fatto che, a quanto mi è dato sapere, i debiti di Cassingena e Finalfa erano ben superiori ai 13 milioni attuali, capiamo bene quanto la situazione lasciata dalla vecchia gestione fosse insostenibile per qualsiasi azienda che non sia una squadra di calcio. Tuttavia non vedo discontinuità tra Finalfa e Vi.Fin, né nel modus operandi né nei nomi. Pochi della vecchia gestione sono usciti di scena, altri (troppi) continuano a far parte della gestione attuale. Spesso, tra l’altro, prendendo decisioni sensibili con esiti non dissimili all’era cassingeniana. Oltre a non aver il minimo rispetto per noi tifosi che, come da tradizione, non dobbiamo pensare. Altro punto che credo importantissimo per un futuro migliore a Vicenza: posto il fatto che vorrei chiaramente non vedere più nelle vicinanze di via Schio i “traghettati” Cassingena jr, Polato, Mandato, ecc, mi domando perchè la curiosità che ad oggi sembra prioritaria di sapere chi sia dietro a qualsiasi nuovo pretendente all’acquisizione del Vicenza Calcio non si sia manifestata nei lunghi anni a gestione Finalfa. Cassingena colpevole mille volte senza appello e attenuanti ma: dietro Cassingena chi c’era?

Ora ti consegno la mia bacchetta magica. Puoi far scendere in campo la tua formazione biancorossa ideale di tutti i tempi …. dal 1902 a oggi.
Sono nato nel 1981 quindi mi reputo ancora un giovanotto e i miei ricordi diretti arrivano fino a metà anni ottanta quando, con i miei genitori, andavo allo stadio già da bimbo. Pur avendo sangue biancorosso nelle vene dalla nascita, però, conosco la storia, i nomi, le leggende di soltanto una piccola parte del secolo abbondante dalla fondazione del glorioso Vicenza. Mi permetto, dunque, di inserire un 11 di partenza schierato con un 4-2-4 fantascientifico e tanti dubbi vista la quantità di grandissimi giocatori che hanno indossato il biancorosso…..Ernesto Galli, Gustavo Mendez, Giò Lopez, Giorgio Carrera , Giulio Savoini, Mimmo Di Carlo, Giancarlo Salvi, Marcelo Otero, Roberto Baggio, Paolo Rossi, Luìs Vinìcio.

WOW …. Un dream team da far paura a qualsiasi squadrone milionario! E adesso spazio ai saluti. Vuoi lasciare un tuo personale messaggio alla squadra e al nostro allenatore, che meritano tutto il sostegno dei tifosi per l’impegno che hanno profuso finora
Faccio un grosso in bocca al lupo a Mister Colombo e a tutti i ragazzi chiedendo loro di stringere i denti e pensare al campo in quanto, checchè se ne dica, credo sia davvero difficile lavorare serenamente nella situazione in cui si trova attualmente la società. Un abbraccio a tutti i fratelli biancorossi e un enorme grazie allo staff di biancorossi.net net che da anni ci tiene aggiornati e informati sulle sorti del nostro Lanerossi. Ad Maiora e Forza Lane!

Sempre Forza Lane Davide! E’ proprio questo il momento in cui bisogna essere vicino alla squadra …. Arrivederci a presto!

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Articolo scritto dalla Redazione di Biancorossi.net