Delusione, amarezza, rassegnazione. La consapevolezza che la speranza che il cambio di proprietà avvenuto poco meno di un anno fa è stato inutile, perché tutto è rimasto come prima, quasi come ne fosse la continuazione. Tra la tifoseria biancorossa alla fine della partita contro la Ternana non c’è stata nemmeno la voglia di contestare perché un po’ tutti avevano capito che adesso solo la matematica tiene in vita le speranze del Vicenza di evitare la retrocessione in Lega Pro. Quella contro gli umbri di mister Liverani era una gara senza vie d’uscita, bisognava dare tutto perché era una sfida in cui di fatto il risultato avrebbe decretato la terza retrocessa diretta dopo Latina e Pisa. Ci si attendeva una prestazione tutta grinta e determinazione, una partita giocata con il cuore, ma invece il match giocato dal Vicenza è stato scialbo, passivo e inevitabilmente perdente. Il grande Giussy Farina, presente in tribuna al “Menti”, a fine gara si chiedeva quali potessero essere le cause della metamorfosi tra la sfida del derby di Verona e la partita contro la Ternana. Difficile capirne le motivazioni, ma quando davanti ai propri tifosi nel girone di ritorno perdi gli scontri diretti contro Salernitana, Trapani, Pro Vercelli e Ternana in meno di due mesi non si può certo parlare di casualità.
Le responsabilità sono certo dei giocatori, ma da sempre nel calcio per costruire progetti che portino ad ottenere risultati importanti c’è la necessità di una società sana, forte, in poche parole tutto l’opposto di quello che c’è adesso a Vicenza. Il progetto della finanziaria Vi.Fin. Spa che, è giusto ricordarlo, ha salvato la società berica dal fallimento l’estate scorsa, rischia concretamente di naufragare solo un anno dopo perché come abbiamo già spiegato poco tempo fa una retrocessione in Lega Pro rischia fortemente di aver rimandato di un solo anno la fine di 115 anni della gloriosa storia del club berico. Che l’attuale stagione sarebbe stata piena di difficoltà, di lacrime e sangue, lo aveva anticipato Marco Franchetto nel giugno scorso, ma strada facendo si è capito che la compagine societaria si stava sgretolando pezzo dopo pezzo a causa evidentemente di gravi divergenze di vedute tra i soci. Fin dai primi mesi della stagione il presidente Alfredo Pastorelli di fatto ha gestito in prima persona la società prendendo tutte le decisioni riguardanti il club, pur avendo solo il 20,52% per cento delle quote di Vi.Fin. lasciato solo dagli altri soci che non hanno più partecipato economicamente alla gestione del club e di conseguenza nemmeno alla parte decisionale. Il clima e i rapporti, nonostante nessuno abbia mai esternato ufficialmente i problemi esistenti, è sempre stato molto teso, con contrasti e litigi a volte anche pubblici, fino ad arrivare anche ad un procedimento legale che l’ex responsabile del settore giovanile Antonio Mandato avrebbe avanzato nei confronti del presidente Pastorelli stesso. In un contesto del tutto incomprensibile, la gestione del piano di ristrutturazione del debito ereditato (oltre 18 milioni di cui quasi 7 di debito IVA) è stata portata avanti tra non poche difficoltà, la prima di liquidità, in una situazione societaria che nell’anno corrente registrerà un passivo di oltre due milioni e che il prossimo 16 giugno è chiamata a pagare, condizione necessaria per poter procedere all’iscrizione del prossimo campionato, circa 2,4 milioni di euro.
Un quadro pesantissimo già in serie B che diventerebbe un Everest da scalare in Lega Pro. Cosa accadrà adesso? Quale sarà il futuro del Vicenza? In queste ore sono queste le domande a cui i tifosi del Vicenza chiedono risposte perché finora nessuno ha mai detto una parola su quale sarà il domani del Vicenza. Un futuro che in serie B avrebbe potuto veder concretizzato l’interesse di alcuni imprenditori legati all’ex presidente del Cagliari Massino Cellino che negli ultimi giorni sembra abbia invece portato avanti i contatti con il Brescia. Se il Vicenza retrocederà in Lega Pro cosa accadrà? Inutile negare che tutto lascia pensare al peggio, con una resa dei conti tra i soci di Vi. Fin. che non si sa a cosa porterà, e con la consapevolezza che un Vicenza in Lega Pro, gravato ancora oggi da oltre 10 milioni di debiti, non può essere avvicinabile da imprenditori economicamente forti che abbiano progetti seri nel mondo del calcio. La probabile retrocessione in Lega Pro può quindi essere una pietra tombale sulla Storia del Vicenza calcio, e ci si è arrivati commettendo diversi errori anche nella valutazione tecnica della squadra. Alla fine del girone di andata il Vicenza ha chiuso a 25 punti, a metà classifica, ma mostrando, anche numeri alla mano, una evidente difficoltà a segnare. Un problema che doveva essere assolutamente risolto, visto che in serie B nel girone di ritorno inizia un altro campionato in cui tutte le squadre si rinforzano. Il Vicenza invece si è indebolito cedendo Galano e Raicevic ed acquistando De Luca ed Ebagua che ha giocato però solo tre partite a buoni livelli (Carpi, Spal al Menti e Bari) finendo poi per essere gravemente limitato dalla pubalgia. L’errata valutazione sul giovane Cernigoi ha fatto il resto, tanto che al tirar delle somme il Vicenza del girone di ritorno è risultato più debole di quello dell’andata. Anche nella sessione degli svincolati si è continuato con gli errori non portando a Vicenza un attaccante, ma solo un portiere, di cui c’era bisogno visto l’infortunio di Benussi, ma sbagliando anche in questo caso la valutazione sia del giocatore che dell’uomo. Del divorzio da Amelia che ha lasciato Vicenza dopo la partita contro il Novara perché non voleva accettare la panchina, fatto passare come permesso dalla società, ha scritto nei giorni scorsi sul suo profilo facebook Giorgio Carrera che come sempre ci aveva visto lungo. Ad un passo dalla Lega Pro la delusione dei tifosi del Vicenza è assolutamente comprensibile, perché chi è innamorato dei colori biancorossi vive giorni di grande sofferenza per una ennesima stagione che ha portato grandi amarezze e rospi (vedi sconfitte in serie) da ingoiare. L’incertezza di quello che riserverà il futuro va però a braccetto con una certezza; si riparta anche dalle serie dilettantistiche ma con persone che abbiano a cuore i colori biancorossi, che siano competenti e che abbiano un progetto serio. Può sembrare poco, ma nel calcio con una discreta possibilità economica, è tutto.