“Un crepuscolo durato tutto il giorno, una malinconia da morire. Il cielo si sfaldava in nebbia, e la nebbia cancellava Superga”.
Era il 1949. Anche allora, come oggi, era un 4 maggio. Ma quello schianto alle 17.03 segnò per sempre la storia del calcio italiano. Un’intera squadra spazzata via e il mito diventò leggenda. Furono trentuno le vittime di quel Fiat G.212 che si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga. Il Grande Torino non c’era più. E non c’era più nemmeno Romeo Menti. Quell’ala che esordì in biancorosso a 16 anni, proprio nella partita inaugurale dello stadio che ora porta il suo nome. Quando si dice il destino… Ma oltre a lui Vicenza e il Vicenza hanno perso un altro figlio, il marosticense Virgilio Maroso, e un altro pezzettino di storia, l’ungherese Ernest Erbstein. Protagonisti di un calcio che non tornerà mai. E anche per questo, forse, ci mancano ancora di più…