Sarebbe bello poter far parlare solo il campo, come si dovrebbe sempre dire quando si tratta di calcio: un prato, un pallone, dei giocatori che combattono per vincere e dare gioia ai propri tifosi. Ma qui a Vicenza, da troppi anni ormai non si può lasciare la parola a quanto succede nel rettangolo di gioco: nel vortice di delusioni, sconfitte, brutte prestazioni, esoneri, mercati deludenti, assenza di programmazione, caos societario, i tifosi biancorossi vengono costantemente trascinati da tutto quello che succede fuori da quello stadio, che è comunque sempre pieno e vivo, ma che si trova ormai impotente di fronte a tutto quello che sta succedendo. Dopo l’ennesima sconfitta, dopo l’ennesimo esonero, lo sguardo dei tifosi è perso, il cuore è pieno in ugual misura di rabbia e dispiacere, e il posto per la speranza è rimasto poco. Ed è talmente tutto sbagliato questo, che la voglia di rimanere in silenzio è tanta: uno sport che deve essere gioia, una squadra che deve essere orgoglio, una maglia che deve essere onore e passione, sono ormai solamente fonte di innegabile e inevitabile delusione e sofferenza. Tanto che, purtroppo, c’è una frase tanto ricorrente quanto agghiacciante che si sente e si legge in questi giorni tra i tifosi: “speriamo di fallire”. Tradotto: speriamo che questa sofferenza finisca, perché non ce la facciamo più. E’ terribile che questo pensiero possa solamente sfiorare la mente dei tifosi, gli unici assoluti incolpevoli di tutto questo, gli unici ad averci sempre creduto, a non aver mai bucato una prestazione, a non aver mai sbagliato atteggiamento, a non aver mai parlato a vanvera. Gli unici ad aver sempre onorato e rispettato al massimo la maglia, i colori, la R sul petto. E, purtroppo, quelli che ci rimettono di più, che soffrono, che hanno paura di perdere la propria squadra, la propria storia, il proprio sogno. Siamo arrivati a questo punto, le cause sono talmente tante e talmente ripetute che non vale la pena elencarle per l’ennesima volta. Anche perché tutte le parole, comprese queste, non servono a niente. Quello che servono sono i punti per salvarci, le vittorie, i gol. Solo questi e basta. Non ci sono parole, ci sarà tempo per quelle a fine campionato. Ora ci sono solo sei partite per uscire da una situazione talmente triste e confusa (e non si tratta solo di classifica) da lasciare interdetti e senza voglia di parlare. E le ultime parole prima di tuffarci in questo finale di campionato in cui si decideranno le sorti del nostro Vicenza, sono che per salvarsi (che è ancora possibile) servono degli uomini veri, e purtroppo i tifosi non possono scendere in campo.
Ma questa lettera non vuole essere solamente una esternazione del dispiacere che tutti i tifosi stanno vivendo, ma vuole anche essere una esortazione a cacciare via i brutti pensieri, a cercare di andare oltre la delusione e cercare, ancora una volta, di trovare la forza necessaria per spingere il Lane al traguardo della salvezza che è distante ma raggiungibile. Siamo noi a dover dare l’esempio, come sempre, a dimostrare che ce la possiamo fare. Dobbiamo crederci, non dobbiamo mollare. Perché se lo facciamo noi, vuol dire che è veramente finita.
Forza Lane, sempre.
(cccbvicenza.it)