Le lettere di inizio settimana e gli ultimi sviluppi in campo e fuori dal rettangolo verde hanno scatenato ancor più i tifosi biancorossi. Vi ricordiamo che potete scrivere a redazione@biancorossi.net inviandoci le vostre opinioni, i vostri consigli e le vostre domande. La redazione si riserverà il diritto di non pubblicare o censurare testi e parole non ritenuti idonei.
Gentilissima Redazione
Adesso è ora di un plauso, ci vuole un plauso ai giocatori del Vicenza, all’allenatore del Vicenza, e un monito alla società del Vicenza: basta belare, bisogna ruggire.
Dopo Novara, dove si è scritto un’altra puntata del teorema che vuole il Vicenza in C, ci vuole più furbizia perché rivedo Ebagua che calcia prima di essere falciato dal portiere, era meglio aspettare per tentare di far capire che quello era rigore; risento l’intervento di Marino verso l’arbitro tra il primo e il secondo tempo (arbitro che faceva di nome ”telafacciopagare” e che per una patologia tutta sua ha ammonito Pinato nel primo tempo, nel secondo lo espellerà). Quindi lasciamo gli arbitri nel loro brodo e ai tifosi sugli spalti suggerirei di ignorarli per non provocare il peggio se si può ancora parlare di toccare di più il fondo.Un tifoso come me diventa ancora più tifoso del Vicenza in situazioni come queste e auguro di conseguenza a tutti di esserlo da ora fino alla fine.
Forsa Vicenza Sempre
Armando P.
Gentile Redazione,
anch’io, come Andrea G. che ho appena letto (nella parola al tifoso di lunedì, ndr), sono biancorosso da sempre. Ero a Novara sabato, perché avevo la certezza che avremmo portato a casa punti. Non so se uno o tre, e non mi importava molto. Perché importava farne, comunque. Importava per il morale, che oggi conta molto più della classifica.
Sono uscito con gli occhi lucidi. Non sarà molto virile, chi se ne importa? Occhi lucidi come quando, a Como, Manfre si è accasciato per terra e tutti abbiamo capito che una partita vinta sarebbe diventata qualche cosa d’altro. Un incubo. Una botta tremenda, per la squadra e per chiunque porti in sé i colori biancorossi. Qualcosa da cui forse non siamo ancora usciti.
E stavolta la scena si è ripetuta con l’espulsione di Pinato. Sino allora avevamo comandato il gioco e certo tra noi e il Novara non si capiva per nulla quale squadra fosse in lizza per la promozione e quale per la salvezza. Anzi…
E tre giorni prima la stessa scena: Brighenti fuori e la Pro che pareggia. Ancora una volta, Moretti ha detto tutto, magnificamente come sempre, nell’intervista del dopo-partita. E più che dire – anche se per me è una grande gioia sentire un ragazzo che sa dire le cose come le dice Federico, ha mostrato. Scuro in volto come era. Una delusione che traspariva ancor prima di parlare. E diceva più di ogni altra cosa: l’attaccamento alla squadra, la passione autentica, la delusione cocente.
Vorrei aggiungere mille altre cose: contare i punti che si sono stati sottratti in tante occasioni, e non solo in queste ultime gare. Quelli che abbiamo gettato al vento perché condizionati dal peso di un risultato che in quest’anno terribile è diventato un’ossessione. Ma lo spazio è poco, le emozioni troppe. Allora è meglio lasciare tutto sottinteso. Molti di quanti Vi scrivono sanno leggere benissimo questi sottintesi.
Lasciatemi finire dicendo che non è questo il momento di polemizzare per le questioni societarie. Che non è il momento di fischiare Giacomelli. Che non è il momento di contestare Marino, il migliore dei coach che abbiamo avuto negli ultimi anni.
L’unica cosa che conti, da ora alla fine, è stare accanto ai ragazzi e al Mister, qualsiasi risultato venga dal campo. Perché la squadra ha dimostrato tante volte di non essere inferiore a nessun’altra. Perché questo campionato, che stanno cercando di toglierci in tutti i modi, possiamo riconquistarlo con l’unica forza della nostra coesione, della vicinanza ai ragazzi, della nostra passione.
Perché all’ultima di campionato non ci vogliamo ritrovare con gli occhi lucidi per il pianto o per la rabbia, ma per la gioia di aver conquistato quella B che meritiamo. Altroché se la meritiamo.
Giangiacomo G
Gentile Redazione,
in questo momento estremamente difficile desidererei far notare una spiacevole situazione che non so se molti hanno notato. Intendo far riflettere sulle ripetute uscite di Ebagua, l’ultima ai microfoni di Ferretto nel dopo partita col Novara. Questo signore, ultimo arrivato, ha ripetuto sabato, come più volte in passato, che lui é venuto qui per giocare da titolare che non ci sta a fare il secondo di Raicevic, che ha delle qualità, ecc, ecc. Ma come si permette, nella situazione attuale, di uscire con queste affermazioni che inevitabilmente creano nel gruppo disunione e aumentano in modo esponenziale le già molte difficoltà? L’idea che io mi sono fatto di questo pur bravo giocatore è di essere una persona arrogante e presuntuosa che in questo momento non aiuta anzi rischia di turbare ancor di più il delicato equilibrio dato dalla situazione che tutti conosciamo. Una riprova lampante, al di là delle convenevoli smentite, è stato l’episodio del rigore con la Pro Vercelli. Di sicuro giocatori con queste “caratteristiche”, non fanno del bene soprattutto in questo momento in cui, con una società disunita, solo un gruppo unito può portarci alla salvezza. Ebagua al momento ha dimostrato di essere molto capace nel farsi ammonire, farsi squalificare e anche di farsi espellere oltre che a sbagliare rigori non suoi. Ebagua invece ha un gran bisogno di andare a lezione di umiltà dal grande Filip Raicevic, un ragazzo giovane ma giá maturo e che merita una grande carriera.
Nella speranza di salvarci, sempre forza Lane
Ruggero Milanello
Cara redazione vi scrivo,
credo sia opportuno, anzi categorico che il sindaco di Vicenza, visti i recentissimi sviluppi della vicenda societaria con le dichiarazioni di Pastorelli, e dell’evidentissimo pessimo stato finanziario di Vicenza Calcio SpA che non garantirà l’iscrizione al prossimo eventuale campionato di Lega Pro, debba procedere in maniera tale da poter rilevare il marchio Lanerossi e quello aziendale, e il titolo sportivo se possibile anche prima del fallimento così da evitare che vadano all’interno dei libri contabili destinazione tribunale di Vicenza. Contestualmente come figura istituzionale, cercare di trovare e convincere il mondo imprenditoriale anche fuori Vicenza/Veneto/Italia a poter subentrare con una nuova società anche in Serie D ma senza debiti, in cambio del titolo sportivo e del marchio. Credo che sia lui che il consiglio comunale abbiano a cuore il destino sportivo della città e della città stessa, che non può permettersi di vedersi cancellato un secolo di storia della città perché un losco figuro ha mandato il Vicenza in bancarotta (fraudolenta o meno lo stabilirà l’organo componente). Bisognerà ripartire subito per recuperare gli anni che si perderanno tra la D e la Lega Pro.
Ivan