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Crotone dal paradiso all’inferno? Una bufera rischia di abbattersi sulla vicecapolista e sorpresa della Serie B. L’Antimafia calabrese avrebbe infatti chiesto il sequestro dei beni riconducibili ai fratelli Vrenna, tra cui il club rossoblù. Secondo la procura i due imprenditori sarebbero in odore di mafia. Il presidente Raffaele Vrenna e l’amministratore delegato Giovanni Vrenna si difendono: “Le vittime siamo noi”.

La notizia è stata diffusa dal quotidiano La stampa. Secondo il giornale torinese, la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro avrebbe nuovamente richiesto il sequestro dei beni dei Vrenna, “per un valore di circa 800 milioni di euro”, tra cui appunto il Crotone Calcio. Secondo la Procura, i Vrenna sarebbero “imprenditori attigui al fenomeno mafioso per essersi sin dalla genesi della loro attività accordati con le consorterie criminali e segnatamente con quella denominata Vrenna-Corigliano-Bonaventura”.

I dirigenti del Crotone, da anni nel mirino della Procura, in primo grado sono stati scagionati. La prima richiesta di sequestro è stata infatti rigettata lo scorso 16 gennaio dal Tribunale di Crotone. Secondo i giudici i fratelli Vrenna sarebbero “del tutto estranei alla criminalità organizzata crotonese, da cui hanno subito viceversa angherie e danni”. La Procura, forte di nuove indagini e dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha annunciato ricorso, riaprendo la partita. Presto per dire cosa succederebbe alla squadra se la richiesta della Procura venisse accolta.

Raffaele e Giovanni Vrenna si difendono. Ecco parte della nota pubblicata sul sito ufficiale del Crotone.
“Con inaudita pervicacia è in atto un’aggressione mediatica che enfatizza, unilateralmente, un ricorso che la Procura ha interposto avverso un decreto del Tribunale di Crotone che si è occupato di una richiesta avanzata dalla Procura di Catanzaro, rigettandola. Ebbene gli estensori di alcuni articoli di stampa, oltre a dare al patrimonio dei fratelli Vrenna fantasiose quantificazioni (addirittura 800 milioni!?) o ad affermare falsamente che il Presidente del Crotone sarebbe stato arrestato (circostanze queste ultime che, poiché false, saranno oggetto di valutazione in sede giudiziaria, visto che verranno perseguiti in sede civile e penale gli astiosi sprovveduti che si sono lasciati trascinare dall’impeto colpevolista che li ha travolti), continuano ad enfatizzare il ricorso della Procura e nel contempo banalizzare il doppio controllo giurisdizionale (da parte del Presidente del Tribunale -prima- e del Tribunale -dopo-) che, sulla richiesta della Procura, si è risolto in termini postivi, nel senso che è stato riconosciuto (si ribadisce) giurisdizionalmente che i fratelli Vrenna sono stati (e sono tutt’ora) vittime di angherie e vessazioni delinquenziali mafiose e non già conniventi. Parimenti, sempre in sede giudiziaria, è stata riconosciuta la legittimità del patrimonio (di gran lunga inferiore a quello surrettiziamente rappresentato). Ed allora ci si chiede perché un ricorso di parte (Procura della Repubblica) deve essere utilizzato per gettare deliberatamente discredito a livello nazionale su imprese sane, infangando anche la squadra di calcio che ha finora dimostrato di avere le carte in regola per uno storico approdo nella massima serie”.

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Articolo scritto dalla Redazione di Biancorossi.net