Semeraro si è comunque sempre detto innocente ed estraneo al presunto accordo illecito, per il quale sono indagati anche l’imprenditore Carlo Quarta, ritenuto “l’intermediario del Lecce”, e i faccendieri dell’ex difensore del Bari, Andrea Masiello: Gianni Carella, Fabio Giacobbe e Marcello Di Lorenzo. Il Nuovo Quotidiano di Puglia nell’edizione odierna ha fatto una precisa ricostruzione dei fatti, di cui riportiamo qui sotto alcuni estratti per riepilogare la vicenda.
Dalle carte d’indagine del procuratore capo Antonio Laudati e del sostituto Ciro Angelillis emerge che sono almeno quattro i punti che incastrano l’ex patron: le dichiarazioni di Carella, i riscontri sui tabulati telefonici, le incongruenze dell’ex calciatore del Lecce, Giuseppe Vives, nel suo interrogatorio e gli accertamenti bancari.
Primo punto. Ascoltato il 6 aprile scorso, Carella afferma di aver incontrato il 14 maggio2011 inpiazza Mazzini l’imprenditore Quarta, per discutere della combine e del compenso che sarebbe spettato a Masiello. Il faccendiere barese, ricostruendo tutti i passaggi, afferma di aver fatto la proposta di 300mila euro a Quarta, il quale si sarebbe allontanato per riferire i fatti ad una terza persona, riconosciuta in Semeraro junior. A verbale, inoltre, Carella afferma che “quando abbiamo avuto modo di riparlare (con Quarta, ndr), mi ha detto che è stato casualmente che si è trovato lì (Semeraro, ndr)”. Dunque è come se il presunto “intermediario del Lecce” avesse voluto coprire Semeraro, cadendo in errore però in un’altra conversazione avuta con Carella. E’ il faccendiere a ricostruirlo al pm Angelillis, affermando che “Quarta poi mi ha detto più di una volta che lui (Semeraro, ndr) in queste cose non si voleva chiaramente far vedere, non voleva parlare direttamente”.
Secondo punto. La posizione di Semeraro, però, si complica ulteriormente con l’analisi dei tabulati telefonici. I carabinieri del Nucleo investigativo hanno passato al settaccio le telefonate in entrata e uscita dall’utenza telefonica di Quarta, nel giorno dell’incontro in piazza Mazzini, il 14 maggio. Emerge, dunque, che alle 12:01 parla con Semeraro, ricevendo alle successive 12:10 una telefonata da Carella – in cui fissa l’appuntamento tre le 16:20 e le17 inpiazza Mazzini – per poi richiamare l’ex patron alle 13:04 per “informarlo dell’incontro”, annotano gli investigatori negli atti.
Terzo punto. Ci sono poi le incongruenze di Vives, che hanno portato la Procura a iscriverlo nel registro degli indagati per falsa testimonianza. L’ex del Lecce, attualmente al Torino, ha raccontato di aver appreso da Quarta, il 14 luglio, che avrebbe dovuto ricevere nel corso del derby una pacca sulla spalla da Masiello, così da suggellare la combine. Questa, però, sarà data da lui al calciatore barese nel corridoio che porta agli spogliatoi, ma è un’altra storia. Le incongruenze di Vives, che potrebbero gettare ombre su Semeraro, stanno nella ricostruzione delle date. Dai tabulati telefonici, infatti, emerge che Quarta sapeva che non c’era stata pacca sulla spalla di Vives già dal giorno prima, il 13 luglio. E’ Carella a riferirlo, affermando di aver ricevuto in quella data un sms da Quarta, il quale “lo metteva al corrente – si legge negli atti – che il presidente del Lecce aveva parlato con Vives ed aveva appreso che il segno convenzionale non era stato fatto”.
Quarto punto. Infine il punto più importante per accertare il reale coinvolgimento di Semeraro nella combine. Secondo gli investigatori tra il 27 maggio e il 14 giugno attraverso la Banca Monte dei Paschi di Siena e Banca Intesa, c’è una movimentazione di denaro per oltre 200mila euro. Si tratta di assegni e prelievi per importanti somme, che la Procura ritiene siano stati dati a Quarta per liquidare la “tangente” a Masiello.