E’ giustamente il Duomo, la maestosa cattedrale della città, la chiesa prescelta per tributare l’ultimo saluto al grande Giulio Savoini, capitano del Lanerossi Vicenza e detentore del record di presenze con la maglia biancorossa, in seguito allenatore delle giovanili e soprattutto della prima squadra nella rocambolesca salvezza del 1990 a Ferrara.
Sono talmente tanti i visi conosciuti venuti a rendergli omaggio che si rischia di dimenticarne sicuramente qualcuno: i compagni di squadra Campana, De Marchi, Zoppelletto, Volpato, Rossetti e Bardin. Poi De Petri, Carrera, Rondon, Montani, Mazzeni, Savino e Fortunato. Poi Carlo e Giovanni Lopez, che ha interrotto le vacanze in Sicilia per essere presente. Gli ex presidenti Dalle Carbonare, Miola e Masolo. Poi Gasparin, l’avvocato Fabris, Caltran e il magazziniere Gaiola e il personale amministrativo. Presente -oltre al Presidente del Vicenza Polato e il presidente della Vi.Fin Pastorelli- anche una rappresentanza di giocatori dell’attuale rosa -capitan Cinelli, Giacomelli, Vita, Sbrissa e il neo acquisto Pettinari- e il team manager Ometto che presenziava con il labaro sociale. All’esterno, nel piazzale antistante l’ingresso della chiesa è stato esposto uno striscione della Vicenza Ultras: “CON TE SE NE VA UN PEZZO DI GLORIOSA STORIA. CIAO GIULIO”.
La cerimonia è stata officiata da don Antonio Mascotto, che ha ricordato nell’omelia la nobile figura di Giulio Savoini, la sua grande correttezza sia in campo che fuori e lo straordinario attaccamento ai colori sociali che hanno fatto di lui un simbolo irripetibile. La maglia storica numero tre e quella creata apposta con il numero 317, posate sulla bara, testimoniano i valori assoluti di questo giocatore unico e irripetibile: lealtà, fedeltà, autodisciplina. Adriano Bardin lo ha ricordato come “l’uomo delle regole” e in effetti era così, per gli altri e soprattutto per lui.
Ma il momento più struggente è stato senza dubbio l’ultimo saluto di Giulio al suo amato stadio “Menti”, quando il corteo funebre si è fermato per qualche attimo davanti l’ingresso principale, prima di proseguire verso il cimitero di Longara.