Da febbraio Rinaldo Sagramola, con la società Profida, è proprietario e direttore generale del Brescia. Alla vigilia della sfida contro il Vicenza, ricorda in un’intervista a Bresciaoggi gli anni da dirigente biancorosso. Sagramola ha infatti lavorato nella città berica dal 1999 al 2004. Erano i tempi della finanziaria inglese ENIC. Di seguito le dichiarazioni al quotidiano bresciano. Sagramola definisce innanzitutto quella di Vicenza “un’esperienza professionale e umana incredibile” che “dal punto di vista lavorativo, mi ha lasciato moltissimo”.
Sulla proprietà inglese, la prima straniera in Italia: “Non c’era il rapporto solito tra dirigente e proprietà, ma con veri e propri manager. Lo dico subito: la ENIC non metteva una lira, dovevamo essere autosufficienti. Nell’ottobre 1999 presentai un progetto che prevedeva, al posto dell’antistadio del Menti, un albergo interconnesso con lo stadio. Fu bocciato per l’eccessivo impatto ambientale. Un anno dopo proposi, sempre nello stesso sito, una piattaforma commerciale. Non c’era alcun intento speculativo, ma volevo rendere sostenibile la gestione. Sorse un comitato: ‘Non diamo lo stadio agli inglesi’. Quegli stessi inglesi che, alla fine, lasciarono al Vicenza il centro sportivo di Isola Vicentina, 65mila metri quadrati, cinque campi da calcio e la sede”. Un’occasione sprecata? “Il Vicenza continua a giocare nel vecchio, glorioso Menti che però non offre niente, non dà nulla. E lo stesso discorso si può applicare al Rigamonti. Se non si hanno strutture all’avanguardia, difficile poi essere autosufficienti, aumentare i ricavi. E in questo modo si allontanano anche gli sponsor”.
L’arrivo di Sagramola a Vicenza coincise con la promozione e l’ultima stagione in Serie A. La squadra che vantava un attacco con Luiso, Comandini e Bucchi, con Reja al timone, vinse il campionato arrivando davanti ad Atalanta, Brescia e Napoli. L’anno successivo la retrocessione all’ultima giornata. La ENIC puntò subito al ritorno nella massima serie: “Tentammo di risalire subito affidandoci all’esperienza di un tecnico come Fascetti. Spendemmo troppo. Gli anni successivi puntammo su allenatori emergenti, che venivano dalla Lega Pro: prendemmo Mandorlini che aveva vinto la serie C con lo Spezia, Iachini che aveva fatto bene a Cesena”. Un aneddoto su Iachini che una volta si presentò a un programma televisivo senza divisa sociale. Sagramola gliela fece recapitare all’ultimo momento dalla sede: “Uno si veste come vuole in vacanza o quando va a passeggio. Ma se si rappresenta un’azienda o una società di calcio, bisogna avere un abbigliamento adeguato”. Poi il declino, la ENIC che molla, l’arrivo di Cassingena che, accolto come il salvatore dagli inglesi, colui che ha riconsegnato il Vicenza ai vicentini, farà sprofondare sempre più in basso la Nobile Provinciale. Mentre torna prepotentemente di attualità la questione stadio e qualcuno arriva a rimpiangere gli inglesi.
Domani sera le strade del Vicenza e di Sagramola si incrociano. I biancorossi dopo un decennio si trovano a lottare a sorpresa per la promozione. Le Rondinelle sono invece a un passo dalla Lega Pro. Sagramola allude a possibili ripescaggi: “La posizione in classifica bisogna migliorarla tenendo conto del fatto che la stagione non finisce con l’ultima di campionato, ma avrà una coda. Dipenderà dal destino del Parma”. Il direttore generale è comunque ottimista per il futuro: “Al di là della categoria in cui giocheremo, ricostruiremo il Brescia su fondamenta solide, e sto parlando di società e squadra. Brescia deve stare tranquilla: voglio gettare le basi per un futuro degno di questa piazza”.