Nel corso di una lunghissima intervista a Radio Serie A è intervenuto Cristian Brocchi che si è soffermato soprattutto sulla sua avventura durata quasi tre stagioni nel Monza. L’ex tecnico biancorosso peró ha avuto modo di dedicare un po’ di considerazioni anche al club biancorosso, che ha allenato per sette mesi (in totale 29 gare).
In seguito alcuni degli spunti più interessanti dell’intervista, ma soprattutto le parole spese a riguardo del L.R. Vicenza:
”Vado a Monza, in una situazione complicata, centro sportivo da rifare, organizzazione così così. E nasce il Monza di Berlusconi e Galliani. Al primo mercato, dopo un mese e mezzo che ero lì, abbiamo cambiato tipo 17 giocatori. Il problema era che tutti si aspettavano di vincere le partite sempre 3-0, ma in serie C non può mai essere così. Ci sono squadre che hanno speso come il Monza in serie C e ci hanno messo tre, quattro anni a vincere il campionato. Fondamentalmente noi i primi quattro mesi siamo riusciti a fare bene, con giocatori di categorie superiori che però non giocavano da sei, sette mesi; dovevamo costruire un centro sportivo adatto a una società con un certo tipo di ambizioni, ma la realtà è che non siamo riusciti a fare subito quel salto di qualità. Nella stagione successiva, con lo stesso blocco di giocatori e due, tre innesti giusti, è saltata fuori un’annata strepitosa, a partire dalla Coppa Italia. Però c’era qualcosa che non mi convinceva, che mi portavo dietro sempre dal Milan; alcuni tifosi non mi hanno mai preso in simpatia e non so perché, non ho mai fatto dichiarazioni fuori luogo e ho sempre messo i tifosi davanti a tutto, in ogni club in cui ho giocato. Mi chiedevo il motivo per cui nonostante fossimo a +15 dalla seconda venivo criticato. Queste cose ogni volta facevano sempre più male, e hanno condizionato il mio cammino anche in serie B. La stagione successiva l’ abbiamo chiusa al terzo posto, purtroppo abbiamo perso il play off contro il Cittadella, e la mia avventura, positivissima, è terminata lì. Nel frattempo Monzello è diventato un centro bello, importante strutturato nel modello giusto grazie alla società. Dopo la rescissione consensuale con il Monza mi aspettavo un nuovo mondo aperto. E invece non ho avuto niente, non mi ha chiamato nessuno. Motivo? Quell’etichetta lì mi ha fatto male. In molti hanno pensato che non allenavo per qualità, ma per altri motivi. Poi è venuta fuori la possibilità di andare a Vicenza, dove c’era una situazione di classifica difficile. I tifosi mi hanno capito subito, ma ho faticato di più a creare una squadra a seconda di quelle che erano le mie idee. E poi ho avuto qualche problema di gestione post-mercato, si è creato un po’ di freddezza tra me e i direttori. E’ stata colpa mia. L’errore più grande che ho fatto da allenatore è stato quello di fare un’intervista e dire una cosa negativa nei confronti del direttore sportivo del Monza, Antonelli, sbagliando. I panni sporchi si lavano in famiglia e soprattutto era una persona con cui avevo costruito un rapporto bellissimo, ci volevamo bene. Mi pento di questo errore, non è mai più capitato, dopo. E lì mi sono un po’ spento, mi sono un po’ allontanato dalla professione di allenatore. La voglia di tornare è tantissima, se c’è una cosa bella è stare in campo, creare un rapporto con i giocatori, vincere le partite: quell’adrenalina lì è unica”.