Sta diventando una triste abitudine quella di trovarci a redigere un commento alla prestazione di squadra (4), al posto delle canoniche pagelle individuali, che poco avrebbero senso al cospetto di queste imbarazzanti e penose ripetute esibizioni.
Ieri si sono trovate di fronte da una parte una squadra che ancora non ha trovato il bandolo della matassa del gioco e dei giusti interpreti dopo “appena” 17 giornate di campionato e dall’altra la capolista, con invece idee molto chiare su cosa fare in campo. Il Mantova non è una squadra che prende l’occhio dal punto di vista individuale ma un collettivo che fa le cose giuste al momento giusto. Il nostro L.R. Vicenza, all’opposto, non ha ancora trovato una identità e Diana (4), che ormai ha rivoltato la rosa come un calzino alla ricerca dei giusti interpreti, tra sterzate e contro sterzate, sembra sempre più in difficoltà nel rimettere in carreggiata una macchina che sbanda paurosamente e chiedersi se sia una formula 1 o una utilitaria in questo momento pare il problema minore. Parlare di sconfitta in uno scontro diretto poi, ci sembra perfino fuori luogo, visti i 15 punti che separano ora le due squadre.
Siamo di fronte ad un’altra stagione in cui, ancora prima della fine del girone di andata, i biancorossi sono inesorabilmente tagliati fuori dai giochi per la promozione diretta. Ci si trova di nuovo a cercare un colpevole tra proprietà, direttori (generale e sportivo), allenatore e squadra ma la realtà è che qui non si salva proprio nessuno. E non c’è nemmeno la voglia e la forza, nei sempre più avviliti tifosi, di guardare all’ormai prossimo mercato invernale, per portare in una squadra senza anima interpreti nuovi, che in queste condizioni, finirebbero per diventare anonimi come chi li ha preceduti, come ci insegna la storia di queste ultime tribolate stagioni.
A questo punto non resta che, inevitabilmente, lavorare per arrivare in fondo con la migliore posizione possibile nella griglia playoff, che sia attraverso il campionato oppure la “Coppetta” Italia. Con chi e come, però, sono le domande che rendono la strada tremendamente impervia e nebulosa.