La corsa ai playout ha riacceso una piazza anestetizzata sotto l’effetto di una stagione disastrosa, fallimentare. Quello che avrebbe rappresentato un “miracolo sportivo” è stato solo accarezzato, prima di naufragare definitivamente nell’atto conclusivo. Le ultime settimane sono state intense e piene di speranza come non accadeva da tempo: le lunghe file ai botteghini, bambini, nonni, ragazzi, papà, mamme a riempire con vessilli biancorossi lo stadio. Generazioni diverse che custodiscono una fede comune e una traboccante passione, messa a più riprese a dura prova ma che mai nessuno e niente ha potuto scalfire.
Vicenza è nell’emotività tipica di chi ha conosciuto gioie e delusioni cocenti, è nel legame inossidabile con i giocatori che ne hanno segnato la storia, è nelle radici, è nell’irrazionale senso di appartenenza, è nell’incondizionato amore di chi macina chilometri e di chi nonostante tutto non vede l’ora di tornare sugli spalti del Menti, è nella fierezza di chi non ha mai abbassato la testa, è nell’orgoglio del papà che cammina per mano con il figlio verso lo stadio, è nell’incontrollabile passione dei ragazzi che saltano e cantano fino a perdere la voce.
La gente del Lane è quella che ha assaporato il sapore del successo, è quella che ha conosciuto il tormento di un fallimento. La gente del Lane è carburante di un’autentica passione, un patrimonio da preservare e tutelare, una tradizione da alimentare. Con umiltà, rispetto ed empatia.