A tre giornate dalla fine il baratro, l’inferno delle serie C è ad un passo. Ormai solo la matematica tiene in vita i biancorossi, e di conseguenza sono pochi (pochissimi) i tifosi che credono ancora al “miracolo” che potrebbe portare alla permanenza in serie B. Del resto se su 35 giornate la squadra ha sempre, ribadiamo sempre, occupato una posizione in classifica da retrocessione diretta, cadere nell’inferno della terza serie non sarebbe altro che il logico risultato di quanto il campo ha impietosamente evidenziato.
Quando si vive una stagione fallimentare come quella ancora in corso gli errori sono tanti, e altrettanti i responsabili. I calciatori che vanno in campo e lo staff tecnico hanno le loro colpe, ma è sotto gli occhi di tutti che l’obbrobrio sportivo di questa stagione ha il marchio di una proprietà che non ne ha azzeccata una nemmeno per sbaglio. A cominciare dalla conferma in panchina in estate di Di Carlo con cui il rapporto fiduciario era probabilmente venuto meno, contesto che ha portato all’esonero del tecnico di Cassino alla quinta giornata dopo altrettante sconfitte. Cosa sia accaduto durante il ritiro estivo in Altopiano è un mistero che (forse) un giorno verrà chiarito, sta di fatto che l’inizio della stagione è stato disastroso con tutti i giocatori della rosa (sia i nuovi che i confermati) che, anche a causa di una condizione atletica imbarazzante, hanno fornito un rendimento nettamente al di sotto delle loro possibilità. La scelta di sostituire Di Carlo con Brocchi è stato un altro evidente errore visto che l’andazzo non è mai di fatto cambiato nonostante qualche sussulto come la vittoria a Pordenone e a Crotone e quella al “Menti” contro l’Alessandria avessero fatto sperare in quella svolta purtroppo mai concretizzatasi. L’agonia sportiva è proseguita anche quando è andato in scena il ribaltone che ha portato all’esonero del direttore sportivo Giuseppe Magalini reo di aver condotto un “mercato” ritenuto inadeguato e caratterizzato in effetti da diversi errori come, tra i tanti, l’acquisto dei vari Brosco, Calderoni e di Taugourdeau, inseguito due mesi e che avrebbe dovuto essere il perno del centrocampo (finito poi addirittura “fuori lista”), oltre ad aver detto di no, scelta tecnicamente inspiegabile, all’arrivo di Daniel Bessa. Nel ruolo, ai primi di novembre, è arrivato Federico Balzaretti che ha diretto il mercato di gennaio commettendo, pure lui, una lunga serie di errori che il campo ha impietosamente evidenziato. Difficile dire se alcune scelte fallimentari (Teodorczyk, Lukaku, Da Cruz, Boli, De Maio in primis) siano state figlie della poca esperienza oppure del limitato budget a disposizione, sta di fatto che la rivoluzione (l’ennesima …) del mercato di gennaio non ha portato la svolta tanto sperata. Del resto se in una squadra che ha bisogno di ottenere risultati immediati vai ad inserire giocatori che erano “fuori rosa” oppure che non giocavano da mesi, non puoi sperare che diano subito il contributo determinante che serviva per cambiare l’andazzo disastroso della squadra.
Ci fermiamo qui per non infilare ulteriormente il coltello nella piaga, ma i fatti sono sotto gli occhi di tutti. Non ci possiamo però esimere dal ribadire che la serie B è un campionato difficile, in cui serve competenza e magari anche un progetto che ti permetta di lavorare per il presente ma soprattutto per il futuro. A Vicenza questa proprietà ha invece mandato in scena il teatro dell’improvvisazione, situazione che nel calcio ti porta sempre a sprofondare. Dove stia di casa il progetto tanto sbandierato, il modello Atalanta, e l’obiettivo della serie A da conquistare in cinque anni, non lo sappiamo perchè oltre alle tante chiacchiere, e all’essere “confident” non abbiamo visto altro. Il disastro sportivo è testimoniato dal fatto che il futuro tecnico è nerissimo tanto che, per l’ennesima volta, la squadra è completamente da rifare. Giovani a parte (Pizzignacco, Alessio, Mancini, Busatto, Sandon e Cester), i giocatori sotto contratto sono poco più di una dozzina (Grandi, Confente, Brosco, Pasini, Padella, De Maio, Ierardi, il fuori “lista” Taugourdeau, Zonta, Zarpellon, Greco, Dalmonte, Giacomelli, Longo e Jallow) ma molti di questi hanno profondamente deluso ed è difficile pensare che possano vestire la maglia biancorossa anche la prossima stagione. E sarà di conseguenza inevitabile che, dopo due “mercati” rovinosi, la squadra dovrà essere ricostruita quasi da zero a conferma che un progetto questa proprietà non l’ha mai avuto oppure, ancora più grave, non è mai stata in grado di svilupparlo. In molti, anche tra gli addetti ai lavori, parlano di un budget non adeguato per la categoria per puntare agli obiettivi che la piazza di Vicenza si merita, ma nel calcio non sempre chi investe di più vince e la storia del mondo “pallonaro” ce lo ricorda. E’ chiaro però che, se hai costruito un gruppo con il quint’ultimo monte ingaggi della categoria, devi avere dirigenti competenti che conoscano il calcio come le loro tasche e che scovino giovani di prospettiva a costi bassi visto che di allargare i cordoni della borsa non c’è nè grande voglia, nè disponibilità. Ed è proprio la competenza la grande assente in questa società, perchè nel calcio nessuno è infallibile, ma se sbagliare è la norma, la consuetudine, è ovvio non si vada da nessuna parte. Se poi aggiungiamo un budget limitato nonostante una società tra le più abbienti e facoltose della categoria, e una passione, un pathos, che onestamente non abbiamo mai percepito, il quadro è completo.
E se a livello tecnico il disastro lo si evince dai risultati e dalla classifica, dal punto di vista della comunicazione con la tifoseria si è fatto di peggio. Il silenzio assordante è stata la scelta della società che ha evidentemente deciso che non era tenuta a spiegare, nè tanto meno a parlare con chi siede sui gradoni del “Menti” pagando abbonamenti (sperando si possa tornare a sottoscriverli) e biglietti ed è il cuore pulsante di una piazza che sta “subendo” la peggior stagione della sua storia. Sarebbe già grave questo, ma se ci aggiungiamo l’inqualificabile “dito medio” mostrato alla Curva Sud durante la partita contro la Ternana e la qualifica di “pezzenti” affibbiata ai tifosi fuori dallo stadio, tra l’altro dopo una delle poche partite vinte, il quadro è completo. Non comprendere che nel calcio l’unione e la compattezza dell’ambiente sono fondamentali per centrare obiettivi importanti, è gravissimo. Una società senza l’appoggio e il sostegno della sua tifoseria non ha futuro, e se non si capisce questo la situazione è ancora più grave di quello che sembra. Per questa proprietà, famiglia Rosso e soci minoritari ovviamente compresi, è arrivato il momento di comunicare alla gente biancorossa quali siano le intenzioni per il futuro. Perchè la tifoseria di Vicenza merita rispetto e chiarezza, cosa che in questo momento, almeno noi, non vediamo.
E ci viene da ridere, ma ci sarebbe da piangere amaramente, andando a rileggere una delle tante dichiarazioni (datata febbraio 2022 ndr) di questa proprietà: “abbiamo portato competenza, serietà, managerialità, visione ed educazione nello stile comportamentale“. Forse non servirebbero commenti ma invece, molto umilmente, ci permettiamo di suggerire che questo è il tempo dell’autocritica, del chiedere scusa ai tifosi per una stagione fallimentare sotto tutti i punti di vista. Nella vita, come nello sport, sbagliare capita a tutti, ma se si impara dagli errori e se si ha l’umiltà di ammettere gli svarioni, gli sbagli commessi, si possono creare le premesse per provare a ripartire. Se invece vince l’arroganza e l’idea che nessuno si può permettere di giudicare e di criticare lo “scempio” di questa stagione, allora non c’è futuro.
(foto de Il Giornale di Vicenza)