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Maurizio Viscidi, vicentino di Bassano del Grappa, da 12 stagioni in Figc, al sesto anno da coordinatore tecnico delle nazionali giovanili e sulla panchina del Lane in B nel 2004/2005 dove fu esonerato e richiamato dopo sole tre giornate, è stato intervistato oggi sul Corriere del Veneto a firma Luisa Nicoli.  Intervista di cui pubblichiamo qui un riassunto.

“Il Vicenza ha tutte le carte in regola per giocarsi i playout. Lo avevo detto da tempo, nessuno è retrocesso con l’indice di pericolosità sotto porta, che aveva il Vicenza già all’andata. Adesso si trova in zona playout perché è migliorato, anche dal mercato di gennaio, e perché è in linea con le sue potenzialità. I numeri dicono questo, adesso è importante lasciarne sotto tre e poi giocarsela ai playout”. Sulle ultime sette gare di campionato non ha dubbi su come il Vicenza deve affrontarle: «Conterà la convinzione nei propri mezzi, è la prima cosa. E poi le squalifiche, perché i cartellini si sommano, e infortuni, che sono imponderabili. Nel 2005 sulla panchina del Vicenza siamo andati ai playout per un punto ma avevamo perso Schwoch per 40 giorni e il Vicenza senza di lui non era lo stesso. La prossima a Brescia sarà una partita molto impegnativa sul piano tecnico, contro una squadra costruita per salire in A, ma mai dire mai.”

Su Mancini, il coordinatore tecnico delle nazionali giovanili ha un’idea molto chiara: “Mancini è sicuramente in fase di crescita, nonostante un minutaggio ridotto in prima squadra. Dalla prossima stagione sarà la punta di riferimento dell’Under 19 che si giocherà gli Europei. Contro Austria e Svizzera è stato bravo, ha giocato in entrambe le gare con un minutaggio importante e solo le partite internazionali possono permetterti di aumentare l’intensità. Lui è tuttora il miglior attaccante classe 2004, speriamo che conservi questo profilo. Un punto forte e uno debole ? Ha intelligenza di gioco, una buonissima tecnica e una struttura fisica importante ma deve crescere nell’intensità intesa come la capacità di essere molto rapido nelle decisioni e nelle movenze. E poi non bisogna toglierli il senso della porta, ma deve imparare a giocare per il gol e con il gol, ad attaccare la porta, in profondità, a saltare l’avversario nell’uno contro uno” chiosa. 

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