Renzo Rosso ha rilasciato una lunga intervista a Il Giornale di Vicenza, ripercorrendo il suo percorso alla guida del LR Vicenza:
“Ho ricevuto una grossa pressione da parte del territorio, dal tessuto imprenditoriale e dalle centinaia di dipendenti che collaborano nelle mie aziende e che risiedono nel vicentino. Mi sono sentito in dovere morale di dare un aiuto a questa città, anche a seguito di un incontro con Paolo Scaroni. Come mi spiego che la mia sia stata l’unica offerta? La domanda se la dovrebbero porre i tifosi. Io l’ho presentata con la volontà di dare una mano a questa città, con l’amore, la passione che metto in tutte le cose che faccio e con la serietà che mi contraddistingue. Quando mi insediai trovai una situazione disastrosa, dallo stato in cui versavano le strutture, a molte altre cose nelle quali siamo dovuti ripartire da zero, dedicandoci molto tempo e risorse. Per non parlare di alcune cause legali che si sono protratte per lungo tempo. Abbiamo dovuto subire ingiustizie e pagare situazioni non di nostra competenza, ma lasciate in sospeso dalle passate gestioni. Abbiamo cercato di portare competenza, serietà, managerialità, visione ed educazione nello stile comportamentale, cose che non esistevano in precedenza.
Penso di aver dato il massimo a questa società. Penso, ad esempio, agli acquisti fatti ad inizio stagione, con la libertà di scelta e decisione lasciata alle persone che dovevano operare, in quanto godevano della mia totale fiducia. Abbiamo portato qui giocatori come Diaw e Proia, che erano ricercati da diverse squadre e che erano considerati top player per la categoria, infatti a chiusura mercato i voti dati dai media erano molto positivi e ci proiettavano in altre zone della classifica. Anche ora nella campagna invernale abbiamo dimostrato, con acquisti mirati, che vogliamo rimanere in serie B.
Non sopporto le offese personali che arrivano sui social, tutto questo non fa bene al lavoro che stiamo cercando di portare avanti. Sottraggo molto tempo a casa, alla mia famiglia, a volte litigando, per dedicarmi con tutto il cuore e l’anima a questo progetto, al quale ho cercato di donare una struttura adeguata e gli insulti gratuiti mi danno davvero fastidio e mi fanno pensare.
Non penso sia stato un azzardo dichiarare l’obiettivo serie A in cinque, sei anni. Avevamo stilato un piano di crescita societaria e parallelamente di crescita negli investimenti, tuttavia nel calcio ci sono situazioni e variabili incontrollabili.
Credo molto nel mio territorio, nonostante sia milanista sin da piccolo. Oggi i colori biancorossi fanno parte della mia vita di tutti i giorni, a volte pure troppo, perché ogni tanto dovrei staccare la testa. In questi mesi ho trascorso molte notti insonni, perché sono un emozionale e sento molto la responsabilità di questa società e di questa squadra. Da quando ho iniziato questa avventura, il L.R. Vicenza è diventato il mio primo pensiero, è entrato a far parte del mio DNA. E più vengo allo stadio, più questo amore aumenta e diventa radicato dentro di me. Il mio entusiasmo è superiore rispetto a quello del primo giorno. Tutto è iniziato con un progetto stilato con visione e managerialità, però gestire una società di calcio non è come gestire un’azienda normale. La volontà di arrivare un giorno in serie A c’è ed esiste, speriamo che questo giorno possa arrivare presto. Voci sulla cessione? Si dovrebbero vergognare, dopo quello che ho fatto e sto facendo.
L’esperienza maturata in questi quattro anni mi ha insegnato molto. Anche l’arrivo di Balzaretti ha portato a un cambio di passo rispetto ad una visione tradizionalista, dove magari l’arrivo dei giocatori era gestito da altre dinamiche, più di impulso, di conoscenza diretta. Ora vi è una visione globale basata sui dati, sulla tecnologia, su un’analisi delle performance. Su queste basi vorremmo costruire una squadra, a prescindere dalla categoria, che possa portare ai successi che ci prefiggiamo di ottenere”.