“Quando giocavo qui raggiungemmo risultati storici, dalla serie C alla Coppe delle Coppe passando per la vittoria della Coppa Italia: tornare a Vicenza è stata una grande motivazione, ho fatto due passi indietro in serie C ma sapendo che c’è una società seria, pronta a fare grande calcio. Siamo riusciti a salire al primo colpo, il Covid-19 purtroppo ha interrotto la stagione in cui avevamo vinto gli scontri diretti, e siamo riusciti a centrare l’obiettivo in anticipo”. Mimmo Di Carlo è intervenuto ai microfoni di TMW Radio nel corso della trasmissione Stadio Aperto, condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini.
”Come tutti i tifosi, anche io ero deluso per le vicissitudini societarie – si legge su Tmw – Se la società cambia spesso, è difficile arrivare a risultati, se non grazie ad imprese. L’avevano sfiorata con Marino, quando hanno potuto operare a mercato chiuso rinforzandosi con alcuni profili forti, ma negli altri anni disorganizzazione e problemi societari hanno portato a discontinuità. Nell’incertezza non si può essere contenti, la programmazione sta sempre alla società: noi allenatori lavoriamo, ma così non è premiante. La continuità premia, non c’è niente da fare. Sentivo tanta negatività, più che pressione. Poi con la nuova proprietà si è creato un entusiasmo per cui tutti quanti hanno vinto, dando il massimo per l’obiettivo. Voglio ringraziare davvero tutti quanti”.
“Quest’anno siamo andati su profili che conoscevamo, o io o il direttore sportivo, per portare oltre a giocatori forti tecnicamente anche di personalità. Abbiamo aggiunto Padella, Bruscagin e Cappelletti a un reparto già esistente: tutti giocatori che avevano già vinto campionati e giocato anche la B. Per caratteristiche si sono compensati: avevamo una difesa forte per la serie C, in B c’è molta più qualità e saranno messi più sotto pressione, ma questo non mi spaventa. Abbiamo acquisito mentalità, crescendo mese dopo mese sin da luglio/agosto, e ci sono ancora margini di crescita”, le parole del tecnico del L.R. Vicenza riprese da Tmw. “Sono arrivato che c’era un programma per arrivare in serie A in cinque anni. Al secondo siamo arrivati in B, e ce ne rimangono altri tre. Immaginatevi la solidità dell’investimento fatto dalla famiglia Rosso, e se si accorciano i tempi è anche meglio. Però bisogna strutturarsi ancora di più, sia sul campo che fuori, e lavorare. Fondamentale è riuscire a trovare giocatori che siano mossi da grandi motivazioni”.
“Promozione come rivincita personale?No, perché l’anno scorso al Chievo, in una situazione difficilissimo, abbiamo fatto un grandissimo lavoro: oltre ai giovani, la squadra ha continuato a lottare fino all’ultima giornata, anche se poi non è andato a buon fine. Per me allenare il Vicenza è come stare in Serie A: sì, sono tornato indietro in C e per il primo mese c’è stata qualche difficoltà d’adattamento, ma la sfida è affascinante e c’è ancora da lavorare per renderla più bella. L’importante era vincere in questo primo anno, e ci siamo riusciti: togliersi dalla C permette alla società di programmare meglio il quinquennio. Ogni vittoria col Vicenza per me vale doppio: sia come tifoso che come allenatore”.
“Sono contento, il valore della serie B si alza. Sarà un campionato più difficile ed avvincente, secondo me quando è così tutti possono vincere e tutti possono perdere. Serve il gruppo e la squadra, poi chi sarà più bravo vincerà. Sarebbe giusto dare più spazio ed importanza alla serie B, dove chi sale va ad approdare in un grande campionato. Ci sono squadre di spessore, e spero che anche il prossimo sia come quest’anno che a parte il Benevento è bella e avvincente. Bisogna sostenere questa categoria: la prossima stagione sarà più difficile per tutti, ma l’importante è programmare e progettare un calcio con regole nuove”.