Quello che si è concluso poche ore fa è stato un mercato che ha convinto e che va archiviato con la consapevolezza che Mimmo Di Carlo ha a disposizione una squadra forte, solida in tutti i reparti e che può essere schierata con diverse soluzioni tattiche. Rispetto alla scorsa stagione è stata portata avanti una autentica rivoluzione, così come il direttore sportivo Giuseppe Magalini aveva annunciato nel giorno della sua presentazione. Una scelta quasi obbligata dai tanti calciatori con il contratto in scadenza, e dalla necessità di correggere le tante lacune che la rosa dello scorso anno aveva evidenziato in una stagione in cui il terreno di gioco aveva emesso un verdetto abbastanza impietoso relativamente al reale potenziale della squadra biancorossa. Per puntare ad un campionato di vertice la società di via Schio è partita dalla scelta di un nuovo ds esperto della categoria come Magalini, e di un tecnico che non ha certo bisogno di presentazioni come Di Carlo. Un binomio già rodato anni fa a Mantova, che ha avuto subito identità di vedute nella rosa da costruire, puntando nei ruoli chiave a giocatori esperti e dotati di spiccata personalità, dote che nell’organico della scorsa stagione era mancata in maniera evidente. La costruzione del 70 per cento della rosa prima della partenza del ritiro è stato il secondo punto importante nella campagna trasferimenti appena conclusa; questo ha permesso a Di Carlo di iniziare subito a plasmare e ad amalgamare il gruppo e, soprattutto, a capirne giorno per giorno pregi e difetti. Arrivare all’ultima settimana di mercato avendo compreso quali lacune andavano migliorate è stato fondamentale nella scelta di un giocatore forte e duttile come Bruscagin, di una mezzala dinamica e rapida come Vanderputte, e di un attaccante d’area che potesse giocare sia con Marotta che con Guerra come Saraniti. Il ritorno di Luca Rigoni è stata poi il “colpo” che darà quel qualcosa in più al centrocampo che, diciamolo chiaramente, è il reparto che finora ha convinto meno. Serviva un giocatore completo, capace di giocare davanti alla difesa e da interno, e che avesse le caratteristiche per sposarsi bene al modulo impostato da Di Carlo. Luca Rigoni ha tutte queste caratteristiche, conosce il tecnico e quello che vuole in campo dai tempi della Primavera biancorossa (2001-2003), rapporto che si è poi consolidato al Chievo Verona. Quella del mediano di Cogollo del Cengio è stata una scelta di cuore, nata come ha confermato il ds Magalini solo pochi giorni fa (in concomitanza con i contatti della dirigenza berica con il Parma per il centrocampista Josè Machin), quando proprio Rigoni ha deciso di tornare a Vicenza e di lasciare cadere le altre proposte che gli erano arrivate.
L’arrivo di Rigoni completa un gruppo che ora ha tutto per lottare con l’obiettivo di vincere il campionato. La squadra di Di Carlo non ha niente da invidiare (anzi, secondo noi è la più forte del girone), a Padova, Carpi, Triestina e l’outsider Reggiana che sembrano le rivali più agguerrite nella lotta alla promozione diretta in serie B. E lo scriviamo con la stessa convinzione con cui, un anno fa, avevamo definito il gruppo allenato da mister Colella una squadra da sesto posto. Questo perché tante cose sono cambiate, per la forza e solidità dell’organico attuale in cui tanti giocatori hanno già vinto qualche campionato e sanno come si fa. Tutto bene quindi? Nel calcio la perfezione non esiste e se proprio si vuole andare a cercare una situazione che poteva essere gestita meglio, questa riguarda i giocatori che dovevano essere ceduti e che invece sono rimasti. La rosa attuale è di 29 giocatori e onestamente quando nello spogliatoio ci si cambia in così tanti la gestione non è mai semplice. Così come dispiace prendere atto che un giocatore come Curcio sia di fatto un separato in casa in quanto si allenerà con i compagni (almeno) fino a gennaio ma non sarà mai convocato. Questioni di cui si occuperà Di Carlo che anche da quel punto di vista sa il fatto suo. Un tecnico, il Mimmo biancorosso, che per la categoria è una sorta di garanzia, un elemento di forza in più per ribadire che la squadra berica ha tutto per disputare un campionato da protagonista. Vincere nel calcio non è mai semplice, la serie C è un campionato lungo e difficile che, ahinoi, conosciamo bene. Servirà entusiasmo moderato nelle vittorie, pochi drammi se si perderà una partita, mantenendo alta la fiducia e credendo sempre di poter arrivare a centrare l’obiettivo. I primi tre punti della stagione ottenuti contra la Fermana domenica scorsa hanno dato ulteriore carica e fiducia ad una tifoseria che ha risposto con oltre sette mila abbonamenti (e il dato è ancora parziale) confermando la grande “fame” di calcio che c’è a Vicenza, una piazza che ha tutto per tornare a calcare palcoscenici più consoni alla sua storia e tradizione.