In questi sei anni mi è capitato più di una volta di andare al Cimitero dove è sepolto Piermario Morosini con due rose, una bianca e una rossa, in mano e di non riuscire a posarle davanti alla sua tomba. Le lascio all’ingresso, e me ne vado. La verità è che sei anni non sono stati ancora sufficienti ad accettare la morte di Piermario. Niente da fare, proprio non ce la faccio. Quel maledetto pomeriggio il Vicenza giocava a Gubbio, ricordo che è finita 1 a 1, e che per il Vicenza ha segnato Mustacchio. Poi poco altro. L’attenzione era tutta rivolta alle notizie che arrivavano da Pescara, dove si stava compiendo il dramma di Piermario. Da quel maledetto pomeriggio sono trascorsi sei anni, ma lo scorrere impietoso delle notizie che arrivavano da Pescara è inciso nella mia mente in maniera indelebile, come nei ricordi di tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Un ricordo che fa male forse più oggi di allora perché in quei minuti almeno c’era la speranza, magari tenue, magari inconscia, che tutto si potesse risolvere anche se era parso chiaro fin da subito che il dramma di Piermario stava per compiersi. Ripensarci provoca dolore perché una risposta al perché è andata così, non la si trova, forse perché non c’è. Mi sono detto tante volte che è la vita, ma non basta perché, come tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscere il sorriso di Piermario, mi chiedo ancora oggi perché è toccato a lui, proprio a lui. Lui che era una persona bella, umile, era un ragazzo onesto, uno che nonostante la vita lo avesse costretto a sopportare lutti durissimi, sorrideva sempre. Ai primi approcci ti ingannava e chi non sapeva quanto la vita lo avesse costretto a soffrire, era portato a pensare che fosse un ragazzo fortunato, uno che aveva una carriera importante davanti, successo ed una esistenza felice. Non era proprio così, ma lui ha insegnato ad ognuno di noi ad essere educato, gentile e soprattutto ad essere positivo, proprio lui con cui la vita non era stata proprio generosa. Perchè Piermario sapeva gioire di quello che aveva, non si lamentava, non si piangeva addosso e non mollava mai. In quel maledetto pomeriggio di Pescara lo ha dimostrato anche in quei momenti tremendi in cui ci ha lasciato, perché la vita l’aveva fatto cadere tante volte, ma lui aveva avuto la forza di rialzarsi sempre. Piermario c’ha provato anche in quegli attimi fatali, ha lottato con una forza incredibile, finché un destino crudele ce l’ha portato via. Perché se è vero che resterà per sempre nei nostri cuori, è altrettanto vero che la sua mancanza ha lasciato un vuoto ed una ferita che ci fa male molto più di quando se n’è andato per sempre. Due rose, una bianca e una rossa, sono per te e per quanto, tanto, di bello ci hai donato. Ciao Piermario
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