La situazione è gravissima. Dubbi non ce ne possono essere visto quello che è accaduto nelle ultime quarantotto ore. Andiamo con ordine e riassumiamo. Il giorno dopo il closing i soci di Vi.Fin. con Marco Franchetto e l’avvocato GianLuigi Polato in testa comprendono, dopo le ridicole quanto incredibili storielle degli assegni circolari e dell’impossibilità di pagare gli stipendi e contributi ai calciatori, dipendenti e collaboratori perché la banca era chiusa, che la situazione del Vicenza calcio è, se possibile, ancora più grave di quando al comando c’era Vi.Fin. che più volte aveva confermato di non essere in grado di andare avanti da sola. Si studia allora un piano B (forse bisognerebbe chiamarlo piano Z tanti sono stati i tentativi, veri o presunti di cedere la società di via Schio) e in soccorso arriva la telefonata del commercialista Federico Pastor del gruppo francese guidato da Raphael Clairin e Brice Desjardins di cui abbiamo parlato ampiamente ai primi di ottobre e nei giorni scorsi. La richiesta avanzata dai vertici di Vi.Fin. è sempre la stessa; fate arrivare un bonifico di due milioni e vi diamo il Vicenza.
Qualcuno potrà chiedersi come fosse possibile visto che solo lunedì scorso il club berico era stato ceduto a Sanfilippo, ma il trasferimento delle azioni non è ancora firmato (e si prende tempo per non farlo in mattinata) da Franchetto e dal consigliere con delega Adamo e quindi una via di uscita si può escogitare. Ovviamente si deve trovare un’intesa con Sanfilippo e cercare il modo (meglio non sapere quale) per giustificare questo clamoroso dietrofront, e in mattinata si prepara il terreno. “ Non mi sono dimesso ma non lo escludo “ – ha dichiarato ad altre testate il politico piemontese ieri verso mezzogiorno – aggiungendo che forse Vi.Fin. non è stata proprio corretta nel presentare la documentazione e che quindi era inevitabile fare certe valutazioni. La notizia circola, esce dal centro tecnico di Isola Vicentina, e viene confermata anche ai vertici del CCCB da alcuni soci di Vi.Fin. Intanto però si aspetta con ansia il bonifico dalla Francia, perché se non arrivano i soldi si è punto e a capo. Le ore passano, la disperazione aumenta, e dei due milioni nemmeno l’ombra. Il piano B è saltato, e quindi la retromarcia è totale da parte di tutti. Sulle testate amiche esce che la documentazione e i numeri dei conti del Vicenza non solo nemmeno così male, e che di dimettersi Sanfilippo non ci ha mai pensato e che lui continua imperterrito nel suo lavoro. Una fatica immane immaginiamo, visto che un bilancio approvato non c’è e che alcuni debitori, considerato che la situazione sta franando, cominciano a bussare alla porta. Nel frattempo Vi.Fin. sfumato il piano B, decide che la patata bollente va lasciata a Sanfilippo, e che se fallimento sarà, almeno sia il politico piemontese a portare i libri in tribunale. In serata, guarda caso tardi per il versamento, arrivano le azioni firmate da Franchetto e dal consigliere Adamo e la cessione del Vicenza calcio prende forma. Di pagamenti però nemmeno l’ombra, i soldi in cassa (circa 246 mila euro) vengono usati per pagare una parte della rata dell’IVA anche se i prioritari avrebbero dovuto essere i calciatori (magari i più giovani) e i dipendenti. I “vecchi” della squadra infatti chiedono che vengano pagati almeno i giovani, quelli che hanno uno stipendio netto da poco più di mille euro, ma niente, non ci sono i soldi nemmeno per loro. E che dire dei campi di allenamento? Come è noto dal 31 ottobre il contratto per restare al centro tecnico di Isola Vicentina è scaduto, ma nessuno se ne preoccupa. L’avvocato Roberto Atzeni lo mette in risalto e, come è logico e corretto che sia, agirà di conseguenza chiudendo probabilmente i cancelli del centro e dove andrà ad allenarsi il Vicenza nessuno al momento lo sa. La squadra decide di giocare domani a Gubbio, precisando che lo fa per rispetto ai tifosi, ma intanto prepara la messa in mora con i procuratori dei giocatori che bombardano il cellulare del direttore sportivo Moreno Zocchi per portarli in un’altra squadra a gennaio. Un quadro generale che è difficile definire con un aggettivo tanto è disperata la situazione, ma per farlo prendiamo in prestito il commento del grande Karletto Florio con il suo inconfondibile accento siculo-vicentino: “ tusi, ze finia, poche teghe ! “