Incredulità. E’ questo il sentimento che proviamo in questo momento di fronte a quanto sta accadendo al nostro povero Vicenza, una società, la sua gloriosa storia e la mitica R che vengono letteralmente calpestate ogni giorno senza alcun ritegno e pudore. Gli avvenimenti di questi ultimi mesi sono ben peggio anche rispetto alla disastrosa gestione economico-sportiva di Finalfa Srl da cui nascono, è bene non dimenticarlo mai, tutti i mali attuali. L’orrore della stagione in corso non è immaginabile, non l’avrebbe auspicato nemmeno l’ex tecnico dei berici Andrea Mandorlini che oltre dieci anni fa ha augurato al Vicenza dieci anni di patimenti e sofferenze. In questi ultimi mesi il club berico ha toccato il fondo più volte, ma sembra che al peggio non ci sia fine nel pieno rispetto di quanto dichiarato da Karl Kraus che sosteneva che il diavolo è un ottimista se pensa di poter peggiorare l’uomo. Della situazione disastrosa della società di via Schio scriviamo da tempo, un club ormai decotto e fallito che resta in piedi probabilmente solo per evitare che chi è responsabile di questo disastro paghi per quanto commesso. Del contesto triste del club berico è bene ricordare che il parco giocatori ha un valore attuale di scarso rilievo, un settore giovanile senza alcun progetto e una situazione debitoria che non è ancora ben definita ma che è senza dubbio molto pesante. Al 20 di dicembre il Vicenza calcio non ha ancora un bilancio approvato della stagione conclusa lo scorso 30 giugno, e il mancato pagamento degli stipendi e contributi ai calciatori, collaboratori e dipendenti è la conferma che la situazione è molto più grave di quanto in molti non volessero ammettere. Del resto a salvare dal fallimento questa società può essere solo un imprenditore vicentino oppure che abbia interessi in loco, appassionato, e necessariamente “danaroso”. Un imprenditore forte, serio, un Amenduni per fare un esempio concreto (perdoni il coinvolgimento Massimo, sappiamo bene che da anni la stanno tirando per la giacca) ma altre soluzioni non ne vediamo. Non lo può essere una cessione a livello personale, come accaduto con Fabio Sanfilippo, cosa che era accaduta già a Parma con Giampiero Manenti e recentemente a Varese con Aldo Taddeo e sappiamo tutti come è finita. Da tempo chiediamo di staccare la spina e di spazzare via quasi quindici anni inqualificabili, e non si capisce (almeno noi) come ci sia ancora qualcuno che non vuole accettare il fatto che questa società con 14 milioni di debiti (forse di più) e con la squadra in serie C (campionato che è da tutti definito un bagno di sangue a livello economico) non ha futuro. Ormai di calcio giocato non si parla più, anche perchè adesso i giocatori e lo staff tecnico, che per mesi hanno negato l’evidenza di una situazione assurda, adesso non possono più farlo visto che non vengono nemmeno pagati e, giustamente, minacciano di non scendere in campo. Verrebbe da dire che peggio di così non si può, ma ricordiamoci di Karl Kraus e magari tra poco potrebbe accadere qualcosa che peggiori ulteriormente la situazione. Impossibile? Noi non ne saremo così sicuri.
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