La batosta subita al “Menti” contro la Triestina pesa sul morale di tutto l’ambiente biancorosso come un macigno, ma purtroppo nel calcio, come nella vita, si raccoglie cosa si semina. Il motto “Ripartiamo” scelto da Vi. Fin. per intitolare la stagione è stato piano, piano sgretolato dai fatti. Prima una situazione societaria molto complicata aggravata da trattative finalizzate alla cessione del club berico gestite come peggio non si sarebbe potuto, con notizie continue fatte uscire sui social (a che pro?) e siparietti inqualificabili con botta e risposta ai quali siamo fieri di non aver mai dato spazio. In molti hanno continuato a scriverci e a chiederci perchè non raccontassimo delle vicende del gruppo rappresentato dal dott. Fabio Sanfilippo e ribadiamo che evidentemente dipende dalle fonti che ognuno ha, e se e come una trattativa viene valutata. Nel pezzo precedente a questo avevamo spiegato il nostro punto di vista sottolineando le incongruenze della situazione che era sotto gli occhi di tutti, almeno di chi voleva vedere. E’ verosimile che un gruppo firmi un preliminare, parli di firme dal notaio e dopo pochi giorni affermi di attendere della documentazione da Vi. Fin.? Che chieda le dimissioni del cda in carica, e senza averle ancora ottenute, senza un’intesa tra le parti si parli di firme dal notaio? In seguito si è riusciti a fare anche peggio (e chi abbia torto o ragione tra le parti lo lasciamo decidere ai lettori) ma non si è mai visto in una trattativa che l’acquirente squalifichi gravemente il venditore fino quasi alla sgarberia e si pensi che si possa arrivare ad un’intesa. Abbiamo più volte sottolineato le gravissime difficoltà che la società di via Schio sta attraversando a causa di una situazione debitoria pesantissima soprattutto se si considera che il Vicenza milita in serie C dove non ci sono entrate dalla Lega, e dalla rottura insanabile tra i due soci forti della finanziaria vicentina, l’attuale presidente di Vi. Fin. Marco Franchetto e l’ex presidente del Vicenza calcio Alfredo Pastorelli che oggi, particolare non da poco, è pure uno dei maggiori creditori del club berico con circa 1,8 milioni di euro. Chi può acquistare il Vicenza e di conseguenza i suoi debiti e perchè lo farebbe? La nostra idea è che solo un imprenditore della zona oppure con interessi nel vicentino, appassionato e, ci sia consentito, un pò pazzo, possa decidere di acquisire il Vicenza calcio così come è messo adesso. Ci sta ancora provando Boreas Capital Sarl con l’avvocato vicentino Roberto Atzeni che ci ha precisato che “oggi non è in programma nessun incontro ma posso confermare che stiamo lavorando per definire la trattativa”.
Cosa accadrà, dopo quanto è successo da maggio ad oggi, è impossibile prevederlo e ci sia consentito dubitare che la trattativa possa arrivare a concludersi positivamente. In molti sostengono che Vi. Fin. non ha alternative, che non ha la possibiltà di andare avanti e che negli ultimi giorni c’è da parte dei soci della finanziaria vicentina la volontà di liberarsi dalle fideiussioni firmate che pendono sulla loro testa come una spada di Damocle. Entro la fine del mese Vi. Fin. dovrà mettere sul tavolo quasi altri 900 mila euro e senza un cambio di proprietà non è difficile prevedere che l’attuale proprietà onorerà le scadenze ma a fronte di notevoli difficoltà. Possibile che accada qualcosa di importante entro pochi giorni? I soliti ben informati non lo escludono, ma contano i fatti e finora l’hanno sempre fatta da protagonista le chiacchiere. In mancanza di elementi nuovi ci si chiede quanto durerà ancora questa lenta ed inesorabile agonia che sta distruggendo quel che resta del glorioso Vicenza calcio. Anche i tifosi biancorossi, anche lo zoccolo duro dei sei, sette mila che qualunque cosa accada sono presenti allo stadio, stanno alzando biandiera bianca perchè le delusioni, le amarezze, i rospi a forma di sconfitte sono state tanti da mandare giù. Troppi. C’è chi ha deciso, a difesa della sua dignità, di stare in silenzio allo stadio, di non incitare la squadra, di non fare il tifo per i colori biancorossi. Una protesta civile, rispettabilissima e probabilmente anche dolorosa nella scelta, che noi rispettiamo assolutamente. La rispettiamo così come lo facciamo con chi ha deciso di non aderire, perchè il tifoso allo stadio paga e ha diritto di fare quello che ritiene più giusto. Del resto una reazione, una presa di posizione all’ennesima situazione triste, senza un progetto e senza un futuro, era inevitabile che ci fosse. Perchè questa agonia, questo contesto in cui è caduta drammaticamente la società di via Schio non può continuare a lungo. Il disastro sportivo e finanziario della gestione di Sergio Cassingena ha distrutto da tempo quella che era da tutti considerata come la Nobile Provinciale del calcio italiano. Adesso il Vicenza è una società senza un futuro, forse senza nemmeno un presente. Non è certo un caso che dopo gli entusiasmi iniziali anche la squadra (che già di suo presenta limiti tecnici e di organico evidenti) abbia avuto un’involuzione nettissima. Quante volte abbiamo scritto in queste pagine che per costruire qualcosa di importante nel calcio si deve partire da una società forte? Quante volte abbiamo sottolineato che a Vicenza sono passati decine di allenatori e oltre cento giocatori con risultati negativi a fotocopia a parte la stagione del terzo posto con Pasquale Marino in panchina, campionato nato da un mercato realizzato di fatto senza concorrenza nella proroga e che non rappresenta altro che la solita eccezione che conferma la regola? La realtà di adesso è che a Vicenza c’è una parvenza di società e poco altro. Senza un cambio di proprietà che possa garantire una svolta vera (ma esiste un “pazzo” che potrebbe garantirlo?) non resta che portare i libri in tribunale e, come sostiene da tempo Giorgio Carrera, le chiavi della società dal sindaco. Chi ha sbagliato in questi anni, da Sergio Cassingena, ai vari Preto, Polato , Masolo e compagnia, paghi per gli errori commessi e non tenga più in scacco una società che così com’è non ha un domani.