Questa settimana incontriamo un tifoso speciale, che oltre a essere lontano perché vive e svolge il suo servizio come docente ed educatore presso il Collegio Brandolini di Oderzo, è anche un sacerdote. Sto parlando di don Manuel Monti, ed è per me un piacere immenso farlo conoscere alla platea dei lettori di questa rubrica.
Buongiorno don Manuel, da dove cominciamo …. so che sei nato a Montegaldella quindi la tua storia comincia nella bella campagna vicentina …
Buongiorno Anna! E’ un grandissimo piacere condividere con te questa intervista per biancorossi.net. La mia storia (normale come tutte le normali storie di vita) è iniziata in un paesino di quasi duemila abitanti che si chiama Montegaldella, situato nel basso vicentino e attorniato da numerose ville venete e famoso nel vicentino per la trattoria “Da Cirillo” per la specialità del baccalà alla vicentina. Dopo il liceo e qualche esperienza di lavoro sono entrato nella congregazione dei padri Giuseppini del Murialdo a Vicenza nel Patronato Leone XIII. Dieci anni fa sono diventato sacerdote dopo aver compiuto gli studi teologici a Viterbo e i due anni di tirocinio a Torino. Nonostante la mia formazione religiosa e sacerdotale mi sono sempre portato dietro la passione per il calcio e per i colori biancorossi.
Mi risulta che da ragazzo hai giocato a livello amatoriale come portiere. Un ruolo difficile e spesso scomodo ma ricco di grandi soddisfazioni …
Sono cresciuto come tutti i miei coetanei appassionati di calcio … da bambini per giocare le partitelle ci si trovava al campo sportivo del paese. Da ragazzo ho fatto il portiere perché mi affascinavano le imprese di Ricky Albertosi, Dino Zoff ed Ernesto Galli, (ho scoperto che il ruolo del portiere ha il suo fascino come ogni ruolo nel calcio nonostante le difficoltà che può incontrare) e l’ala sinistra nell’US DUE MONTI che è tutt’ora la società sportiva del mio paese. Ho cominciato da ragazzino per appendere le scarpe al chiodo ad appena vent’anni partecipando ai campionati della Figc dai pulcini alla seconda categoria. Mi ricordo di aver esordito in prima squadra a sedici anni e mi sembrava a quel tempo di aver esordito in serie A perché fu un’emozione grandissima per un ragazzino adolescente.
Da qualche anno hai avuto la fortuna di poter conoscere e frequentare molti giocatori della squadra più bella del mondo, il Real Vicenza. Di loro ormai, sportivamente parlando, si sa tutto o quasi …ma penso che come sacerdote e profondo conoscitore di anime tu abbia sapute cogliere in ognuno di loro anche le grandi qualità umane. Cominciamo con il Capitano e tuo concittadino Renato Faloppa, che cosa ti ha colpito di lui?
Come ogni bambino vicentino degli anni ’70, la passione per il Vicenza (che per noi rimane sempre la Nobile Provinciale denominata LR Vicenza) non può essere nata se non dalla raccolta delle figurine Panini. E quando potevi scambiare Cerilli, Rossi, Carrera e Lelj con Causio, Pulici, Mazzola e Rivera…beh…ti sentivi importante. Il Vicenza nel campionato 1977-1978 arrivò secondo in serie A alle spalle della Juventus (a soli cinque punti di distanza), mentre Pablito Rossi vinse la classifica dei marcatori con 24 reti. Quando si giocava a calcio in cortile con gli altri bambini, se avevi la maglietta del Vicenza col numero 9 potevi fare le squadre per la partita e decidere tra i più scarsi chi mettere in porta, che non era altro che il portone del garage di casa. Da circa quattro anni ho cominciato a conoscere tanti ex calciatori sia sui social network che personalmente. Tante volte si dice che un vip nella vita privata non volendo scendere dal suo “piedistallo” si ostina a nascondere la propria umanità. Beh…per me non è stato assolutamente così perché ho conosciuto persone che hanno speso la loro vita sui campi di calcio senza tralasciare di vivere i veri valori umani. Ho potuto apprezzare le qualità umane di tanti ex calciatori nei loro aneddoti calcistici alla visione della vita di oggi e i valori educativi da insegnare ai giovani. Da due anni a questa parte puntualmente organizzo sempre all’interno della mia scuola un “talkshow” invitando alcuni ex calciatori per parlare ai ragazzi dei grandi valori e delle regole della vita che devono insegnare a puntare in alto. Finora sono intervenuti Memo, Carrera, Biasiolo, Cimenti, Trentini, Biasiolo, Enzo, Zigoni, Cerilli e Faloppa, il capitano del Real Vicenza, una persona meravigliosa. Di Renato mi ha sempre colpito la sua semplicità e riservatezza, ma anche la grande competenza di un vero capitano.
Adesso tocca a Giorgio Carrera il libero più libero della storia del calcio italiano ….
Giorgio, un grande, un amico carissimo che mi ha sempre detto di aver cominciato la carriera professionistica divertendosi e arrivando alla serie A. Sappiamo l’apporto che ha dato al calcio italiano degli anni 70, Giorgio è una persona che crede molto nei valori umani, nella concretezza dei rapporti di amicizia e nel valore morale della vita. Giorgio sa essere molto molto di compagnia e solidale con tante situazioni che capitano nel mondo, mi ha sempre fatto capire la sua intolleranza verso la menzogna, la falsità e l’ambiguità delle persone. Ricordo che una volta mi raccontò di essere stato ricevuto in udienza con la sua squadra (se non sbaglio proprio il Lane) da San Giovanni Paolo II. Giorgio, dopo aver detto in che ruolo giocava, si sentì chiedere dal papa che cosa dovesse fare il libero e lui rispose: il libero deve essere sempre al servizio della squadra! Ebbene grazie a questa risposta ho colto in Giorgio la sua grande libertà interiore per poter agire “a tutto campo” nelle sfide della vita. Imparare cioè a tirare fuori i denti per potersi sempre difendere senza venire scavalcati dal “contropiede” delle avversità della vita.
E del grande Franco Cerilli cosa mi racconti?
Franco la grande “chioma bionda”, il “sinistro di Dio”, il numero sette con i calzettoni abbassati alla Omar Sivori. Franco a differenza di Giorgio ha un carattere più pacato, ho sempre colto in lui una grande sensibilità e oltre ad averlo ammirato come calciatore, nutro una grandissima stima per lui come uomo e come amico, un amico che si fa sempre trovare. Mai avrei pensato un giorno di conoscere il numero sette di quel grande LanerossiVicenza e di ammirare la sua personalità e amicizia.
So che sei molto amico anche di Maurizio Memo, altro indimenticabile ex biancorosso …
Maurizio è un grandissimo amico, se conosco tanti grandi ex calciatori lo devo solo a lui, che è stato il primo di una lunga serie. Maurizio ha giocato anche nel Foggia di Pirazzini e Del Neri. Tutto cominciò quando fui invitato al settantesimo compleanno del capitano Gianni Pirazzini dove conobbi tutti gli altri compagni di squadra e ogni anno ci troviamo sempre. Devo dire che è bello vedere che tanti ex calciatori si ritrovano annualmente con lo stesso spirito ed entusiasmo di quarant’anni fa. Tutti attorno al mister di allora ma sempre in ottima salute…mister Roberto Balestri. Con Maurizio sono amico di famiglia, ho avuto l’onore di battezzare anche una sua nipotina, siamo sempre in contatto e in Maurizio ho sempre colto l’uomo e il calciatore sempre rispettato e ammirato dai tifosi che sempre lo ricordano sia a Foggia che a Vicenza.
E anche a Gianfranco Zigoni, opitergino pure lui …. Anche qui parliamo di un personaggio unico e irripetibile nel panorama del nostro calcio ….
Gianfranco Zigoni, il grande “Zigo”, qui a Oderzo è sempre ricordato per le sue grandi imprese come calciatore del Verona oltre che della Juventus e della Roma. Ho avuto modo con lui di stringere amicizia invitando anche lui qui a scuola. Di Gianfranco ho sempre ammirato la sua originalità e il suo modo di vivere al di fuori delle righe ma senza mai tralasciare i veri valori umani. Ho sempre ammirato in lui la capacità di leggere il proprio vissuto con la consapevolezza di essere stato originale senza dimenticare le persone a lui più care.
Nell’immaginario popolare i preti degli oratori sono sempre stati considerati i massimi esperti di calcio e gli unici in grado di riconoscere un talento calcistico anche in giovanissima età. Gli unici che, durante una partita nel sagrato di una chiesa, riescono a individuare le capacità tecniche e caratteriali per diventare un buon calciatore. E’ successo a grandi campioni come Rivera, Boninsegna, Bergomi, Tardelli, Albertini, tanto per fare qualche nome. E adesso che i bambini disertano le parrocchie, addirittura i genitori pagano per farli giocare ….
La società e l’apporto educativo della famiglia sappiamo che sono molto cambiate in questi ultimi tempi. Chi come me conosce il valore aggregativo dell’oratorio, sa benissimo come correre dietro a un pallone può insegnare tante cose giuste e sane per tanti bambini. A me personalmente è capitato più di qualche volta vedere una partitella di dieci ragazzini dei quali sei provenienti da sei nazioni diverse e correre dietro ad un pallone con passione e amicizia … ogni tanto con qualche litigio ma niente di grave anzi… E qui è evidente l’esempio di come il pallone riesca a creare sempre amicizia. Oggi come oggi gli allenatori delle squadre giovanili di calcio e di qualsiasi sport dovrebbero sentirsi sempre più “educatori” dei valori che il gioco di squadra offre. Ma non sempre è così. Anche la famiglia dovrebbe essere maggiormente partecipe di questo percorso educativo dei propri figli senza interferire nel lavoro degli allenatori che sempre dev’essere un lavoro sempre competente. Mi sono accorto comunque che ancora oggi il calcio aggrega moltissimo i ragazzi…anche noi preti di parrocchie ed oratori dovremmo crederci di più.
Il grande Renzo Ulivieri, Presidente dell’Associazione Italiana Allenatori, ha recentemente accettato di allenare la Nazionale Italiana Religiosi, proprio lui comunista della prima ora con il busto di Lenin sulla scrivania e mangiapreti incallito ….
Penso che in questi casi ci si confronta cercando di mettere in gioco la propria passione e la propria competitività. Sono convinto che Mister Ulivieri abbia puntato a questo e mi auguro che possa veramente trovare delle preziose testimonianze di vita in qualche religioso calciatore.
Ci sono nomi abbastanza famosi tra i calciatori che tolta la maglia di gioco hanno indossato la tonaca …. Graziano Lorusso (Bologna), Stefano Albanesi (Vis Pesaro) e Vincenzo Diodati (Lanciano). Per non parlare di Taribo West ex Inter che è diventato pastore di una chiesa pentecostale nella periferia di Milano. E sono sempre più i giocatori credenti e praticanti come l’indimenticabile Toto Rondon, anche nelle recenti formazioni del Vicenza ne ho conosciuti due che partecipavano alla messa tutte le sere. Questo vorrà pure dire qualcosa, forse la fama, i soldi, le donne e le discoteche non bastano più ….
Posso dire di aver incontrato nel cuore di tanti ex calciatori che conosco una grande e genuina fede, quella fede che ci fa essere anche figli di una tradizione nella quale siamo cresciuto all’interno della nostra famiglia dove i doveri religiosi erano vita quotidiana. Nel caso di ex calciatori che hanno tolto la maglia per indossare la tonaca, posso dire con molta ammirazione che oltre ad un cambio radicale di vita sia accresciuta in loro un grande desiderio di essere testimoni con la preghiera e l’apostolato, di un Dio che si vuole fare presente soprattutto nelle persone che nella propria vita vedono solo il buio dello smarrimento, della sfiducia e dello sconforto.
Torniamo al nostro Vicenza. Un buon pareggio anche lunedì sera a Padova, seppur sofferto …
Da questo derby mi aspettavo sinceramente di vedere un Vicenza più incisivo, forte del primato in classifica. Ha convinto di più il Padova soprattutto nel primo tempo. Ma non demoralizziamoci adesso…. Siamo solo ad inizio campionato e il Vicenza guardando alla classifica e alla voglia di tornare in serie B … sta promettendo bene.
Mi ha molto colpito il nostro allenatore. Per certi versi mi ricorda Francesco Guidolin. Che sia proprio mister Colombo a proiettarci nella nuova era del Vicenza?
Il Mister Alberto Colombo mi ha fatto subito una bellissima impressione. Vicenza ha quasi sempre avuto dei bravi allenatori. Speriamo veramente che Colombo ci faccia sognare e non deluda le aspettative di noi tifosi biancorossi.
A questo punto ti chiedo di lanciarti in una previsione …. mi dai il nome delle prime tre squadre in classifica alla fine del campionato.
Beh, prime fra tutte mi auguro il nostro Vicenza poi Il Pordenone e la Sambenedettese.
Grazie don Manuel per la bella chiacchierata, che ci ha permesso di toccare argomenti più spirituali del solito. Ti aspetto al Menti, di sicuro ci porterà fortuna la tua presenza|