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Eccomi qui a voi con un’altra intervista. Dopo aver assistito all’allucinante karakiri del Bentegodi non sono più riuscita a scrivere una riga. E’ dallo spareggio playout di Empoli che non riesco più a reggere gli stress emotivi, e quei maledetti due gol in pochi minuti mi hanno lacerato il cuore e paralizzato il cervello. Ho ancora nelle orecchie il coro incessante del pubblico veronese che grida “serie C … serie C” al fischio finale. Ti passa la voglia di scrivere anche la lista della spesa dopo una partita così.
Comunque sia, è arrivata la meritatissima retrocessione, vero capolavoro dell’armata Brancaleone biancorossa del Comandante Schettinelli, che ha da pochi giorni abbandonato la nave biancorossa dopo un roboante proclama di fedeltà a vita. Ed eccoci qui a un mese dal ritiro precampionato senza un Presidente, senza un allenatore, senza uno straccio di Direttore Sportivo, senza una squadra … ma soprattutto senza una società. Parleremo però solo di ricordi belli con l’amico Roberto Arcangeli, tifoso lontano che vive a Perugia.

Buongiorno Roberto, comincio subito con il chiederti di raccontarci la tua storia di tifoso. A quando risale la tua lunga militanza biancorossa e perché?
Sono nato a Perugia nel 1962 e mi definisco un vecchio tifoso. La mia passione per il Lanerossi Vicenza cominciò insieme alla mia prima collezione di figurine Panini. Frequentavo la quarta elementare e mentre tutti i miei compagni facevano il tifo per le più celebrate squadre di serie A disputandosi scudetti e coppe varie, io mi affezionai alla pecora del Lane e a quella maglia che ancora oggi è per me (e non solo) una tra le maglie più belle del panorama calcistico mondiale. Il mio carattere e l’essere sempre in contraddizione con la massa trovava nel Lane la migliore squadra di Serie A per sentirmi rappresentato. Tutto questo è successo inconsciamente e senza mai un dubbio su questo inspiegabile amore. Un amore che ha poi trovato una definitiva consacrazione per la bellezza e l’ospitalità della vostra città. Una squadra che ha cominciato a incuriosirmi per la sua storia e per la capacità di salvarsi sempre verso le ultime giornate di campionato. A quei tempi potevo seguire Il Vicenza solo alla radio con “tutto il calcio minuto per minuto”, con lo striminzito servizio alla Domenica Sportiva e in genere con tutto quello che potevo apprendere dalla carta stampata. Un costante interesse che poi ha trovato esaltazione nei periodi di massima gloria del club. Ancora ricordo a memoria alcune formazioni del passato …

Come mai non il Perugia … comunque reduce da delle belle stagioni in serie B?
Amo il calcio e seguo anche le vicende della squadra della mia città ma per me il Lane è il Lane … un unico grande amore …. come per molti lo è la Juve l’Inter o il Milan ….

Sono stati bellissimi i primi anni settanta … abbiamo avuto la fortuna di veder giocare in biancorosso grandissimi giocatori. Ne cito uno su tutti, Ugo Ferrante … un gigante in difesa. Mi è rimasto ben impresso nella mente il suo carisma e la sua grande esperienza nel gestire l’area piccola ….
Il calcio é cambiato nella sua espressione di gioco complessiva. In difesa specialmente. Ora si gioca a zona e in linea, si applica il fuorigioco e giocatori di grande classe come quelli che ci ricordiamo bene sarebbero in grado di primeggiare anche con gli attuali stilemi. Mi ricordo bene la coppia centrale del tempo che con Ugo Ferrante e Fabrizio Berni – specialmente nel gioco aereo – diventavano quasi imbattibili. Il Lanerossi, con quel fantastico stadio Menti sempre pieno, faceva sempre una gran paura e riscuoteva consensi ovunque. Anche se sembrava giocassero ad altra velocità – verosimilmente più lenta – disponevano di ottima tecnica e classe calcistica di gran livello.

Solo tre mesi fa ci siamo riempiti il cuore e gli occhi con le bellissime immagini della celebrazione per i 40 anni del Real Vicenza di Gibì Fabbri. Chi è riuscito a procurarsi il DVD curato da Gianni Poggi ha potuto vedere le interviste raccolte a distanza di quasi mezzo secolo con i protagonisti di quella squadra fantastica. Dal presidente Farina, al mister Gibì Fabbri, a molti dei giocatori di quel triennio che ci ha portati da una quasi retrocessione in serie C alla serie A e poi dalla alla A e di nuovo alla B …
Ti confido una cosa … un giorno a Vicenza ho trovato in una bancarella un’edizione ormai senza ristampa della storia del club, ma non intesi pagarla 100 euro …. Con il senno del poi ancora mi pento. Quindi puoi immaginare quanto mi potrebbe interessare oggi il DVD di Gianni Poggi. Mi candiderei per una copia!!!

Stai tranquillo … te lo regalo io il DVD, promesso! Ma andiamo avanti con i nostri discorsi. Molti spettatori sono rimasti colpiti dalle parole di Stefano d’Aversa, che ha voluto ricordare i giocatori della rosa della stagione 1975/1976. Quelli cioé che hanno raggiunto una sofferta salvezza senza cui il Real Vicenza non sarebbe nemmeno nato. Gente come Antonelli, Bernardis, Di Bartolomei, Dolci, Ferrante, Galuppi, Longoni, Perego, Restelli, Sormani e Vitali…
Questo Vicenza è quello che mi ha stupito più di tutti. La capacità di soffrire, la capacità di fare risultato quando contava e quando la matematica lo richiedeva. Uno stadio che trascinava a risultati insperati. Il Lanerossi Vicenza era un osso duro che difficilmente si lasciava domare, impreziosito da giocatori con tanta classe e esperienza!

Stefano D’Aversa è una persona fantastica. Pochi giorni fa, durante l’intervista di un’emittente romana, a chi gli chiedeva se fosse emozionato per il ritiro di Totti ha candidamente risposto che più era più addolorato per la retrocessione del suo Lanerossi Vicenza … questa frase la dice lunga su quanto sia affezionato alla maglia del Lanerossi Vicenza ….
Sì, hai ragione! Ma d’altra parte Il Lanerossi Vicenza ha sempre lasciato un segno indelebile sui tanti giocatori che hanno avuto la fortuna di vivere un ambiente un palcoscenico e una città che concedeva la capacità di fare calcio di gran livello …. la sana provincia italiana che esaltava la fantasia e la voglia di emergere.

Mi viene in mente l’ultima profetica intervista di Giancarlo Salvi in cui affermava che se un giocatore non riesce a far bene a Vicenza era più o meno un emerito scarsone. In effetti questa emozionante celebrazione oltre a essere stata motivo di gioia, ricordi e lacrime di commozione ha avuto – almeno per quanto mi riguarda – un effetto molto potente. E’ quando le cose vanno male che si sente la necessità e l’urgenza di aggrapparsi a dei punti saldi, di mettere i piedi su un terreno sicuro. La serata che si è svolta nella superba scenografia del Teatro Olimpico – degna cornice per il manipolo dei nostri Eroi Biancorossi – mi ha ricordato il significato della Nobile Provinciale, che non è solo squisitamente calcistico … ma è anche segno identificativo di un territorio e dell’eterna lotta tra lo strapotere dei grossi club che tendono a stritolare economicamente gli avversari e le squadre cosiddette di provincia … Una bella rivalsa quest’anno per Spal e Benevento, con un fantastico salto dalla Lega Pro alla serie A!
Fortunatamente certi valori non si stanno perdendo. L’attuale momento storico riporta in luce la programmazione le abilità dei bravi manager e la sana gestione delle squadre provinciali più avvedute. Il Sassuolo e il Chievo ne sono un esempio. Bisogna ritrovare passione e abili uomini di sport, unitamente a investimenti sui giovani e sulla loro crescita. Solo così si può tornare a competere, lasciando un segno nella storia del calcio italiano.

La busta con cui il Presidente Farina riuscì a tenere Paolo Pablito Rossi a Vicenza fu la massima espressione della rivalsa di un piccolo ma blasonato club provinciale contro i poteri forti del calcio e rappresentò un sonoro ceffone alla Juventus e al Presidente Agnelli in particolare. Uno sgarbo che ci costò molto caro ….
Si entra nella storia quando non si è scontati o quando si ha il coraggio di opporsi. Il presidente Farina – a volte criticato – ha avuto la capacità di costruire un ciclo di calcio che ha fatto invidia a tutta Italia. Un abile e attento gestore della società e fine conoscitore di calcio. Magari ritrovarne oggi uomini come Giussy Farina!

A proposito di celebrazioni, è fresca fresca quella del ventennale della vittoria della Coppa Italia: anche qui grandi ricordi e grandi emozioni…. Tu come e dove l’hai vissuta?
A casa da solo in assoluto silenzio e in massima concentrazione. La posta in palio era troppo alta! Poteva essere l’obbiettivo sportivo di tutta una vita. La vittoria fu una soddisfazione incalcolabile. Volevo venire a Vicenza, ma l’inevitabile scaramanzia me l’ha opportunamente impedito …. E poi il biglietto … l’avrei mai trovato? A quei tempi non c’erano le agevolazioni di oggi con i biglietti on line …

Sto facendo un pensiero malizioso. Nel 1977 tutta l’Italia – e non solo – si era innamorata del Real Vicenza e di Paolo Rossi. A quel periodo risale infatti l’affiliazione della maggior parte dei tifosi lontani. Vent’anni dopo, con il Vicenza di Francesco Guidolin abbiamo stranamente avuto tutti contro. Da Galliani che dichiarò che il Vicenza in Coppa dei Campioni avrebbe rappresentato il male per il calcio, ai due telecronisti che commentarono la fine immeritata e ingiusta della nostra avventura in Coppa delle Coppe come due ultras sfegatati del Chelsea. Mi domando … a chi abbiamo dato fastidio?
La provincia in Italia ha sempre dato fastidio perché era poco rappresentativa, ma non dal punto di vista dei tifosi ma dal punto di vista delle risorse economiche che rappresentava. Il calcio in Italia ha dato troppo poco spazio al romanticismo dell’imponderabile calcistico …. un vero peccato!

Se tu avessi la bacchetta magica chi prenderesti per riportare immediatamente il Vicenza in serie B? Un nome per il Presidente, il Direttore Generale, l’Allenatore, il Direttore Sportivo, Il Resposabile del Settore Giovanile e il Responsabile dell’Ufficio Comunicazioni.
La storia di un club che nasce nel 1902 non si dimentica e sapessi quanto è importante per tutti quelli che avranno la fortuna di lavorarci. La considerazione per Vicenza è altissima. Tutti indistintamente tra quelli che ci hanno lavorato e quelli che sono dentro l’ingranaggio calcio sanno che si tratta di piazza senza discussione. Al Menti si respira competenza calcistica e tifo di una curva che è tra la più belle d’Italia. Quindi chi viene a lavorare a Vicenza trova ambiente e competenza di alto livello. Può solo dare il massimo! La storia insegna che i cicli si ripeteranno perché Vicenza ha tutto perché possa accadere di nuovo a maggior ragione oggi quando finalmente le competenze torneranno a valere più che i quattrini. I danari sono importanti … ci mancherebbe … ma solo se spesi bene con intelligenza e arguzia sportiva. La Lega Pro è un campionato duro e difficile. Ci vuole gente abituata a disputarla e a vincerla. Posso solo aggiungere che prenderei un allenatore giovane emergente con le idee chiare che vuole sempre vincere, che sappia gestire lo spogliatoio i giovani con massimo tre esperti ed uno per reparto.

Ora ti chiedo di stilare la tua migliore formazione biancorossa di tutti i tempi
Un compito arduo! Bisognerà lasciare in panchina qualcuno che non lo meriterebbe affatto. Così d’impulso schiererei : Bardin Lely Longoni Prestanti Carrera linea difensiva centrocampo con Di Carlo Salvi Faloppa tridente con Damiani Rossi Otero

Grazie Roberto del tempo che ci hai dedicato. Spero che le tue parole risveglino dal torpore che avvolge il territorio vicentino. Un lungo colpevole declino quello del nostro Lane. Dall’ultima stagione in serie A sono passati 17 anni e ben quattro retrocessioni. Questa, l’ultima è la più dolorosa perché ci trova in completo stato di sfacelo e di abbandono. Ora si invoca l’azionariato popolare …. ma con che faccia, dico io? Dove eravate cinque anni fa quando all’appello della Nobile Provinciale hanno risposto solo trecento tifosi? E dove sono il Sindaco, il Presidente della Provincia, il Presidente dell’Associazione Industriali? Ai tempi del Lanerossi Vicenza – me lo ricordava sempre Giulio Savoini – persino il Vescovo era un tifoso!!!!
E a questo punto sorge spontanea una domanda: con un politico dal nome famoso come Clemente Mastella sindaco a Vicenza, saremmo arrivati in serie A anche noi come il Benevento?
Buone vacanze a tutti!

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Articolo scritto dalla Redazione di Biancorossi.net