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Si ama una squadra sola, nel mio caso il Torino, visceralmente. Ciò non toglie che la mia simpatia per la squadra della città che mi ha adottato sia forte, anche perché lo stadio del Vicenza ha un nome che lega profondamente il “Lane” al mio Toro. Inoltre vedo similitudini tra quel che accadde anni fa ai granata, situazioni profondamente amare per chi tifa, per chi ama profondamente la squadra del cuore, similitudini dolorose, seppur solo sportivamente, ma non certo banali. Tolto il successo di quelli là, giallo e blu, nell’85, nessuna società in Veneto ha una tradizione forte come quella biancorossa in sere A, lo dice la storia. I vent’anni di fila in serie A, il secondo posto con il Real Vicenza di G.B. Fabbri, il culmine nel 97 con la conquista della Coppa Italia e la successiva cavalcata in Coppa delle Coppe. Il presente però è nerissimo, frutto di una mancanza organizzativa, di una scelleratezza societaria ma sopratutto di una mancanza di rispetto verso una curva, una tifoseria, ed una città che meritano ben altro. Segno dei tempi dirà qualcuno. No, non basta, non può essere solo questo. La realtà è dura, il futuro a dir poco nebuloso, ma mi auguro presto di rivedere il Vicenza dove merita, in serie A, ma soprattutto con la dignità che gli è stata tolta in modo tanto superficiale ed indegno.
Marco Cappello
In tanti anni di “Menti “(quasi sessanta) non avevo mai assistito ad una protesta così straordinariamente bella. Un grandissimo ringraziamento alla curva sud che ha espresso l’insostenibile malcontento, disagio e tristezza di tutti questi anni in cui abbiamo dovuto sopportare a tutti i livelli personaggi difficilmente etichettabili.
Grazie curva.
A.M.
Buongiorno Redazione Biancorossa,
beh, stamattina svegliato dal sole che filtrava dalle tende, erano le 7.24. Bene penso! Prima però devo fare una cosa, accendere il Pc, e anche sè quel presentimento l’ho avuto tutta la notte, ora si è confermato. Un altra volta 0-1!!! Quindi serie C! Ora largo alle critiche, tardive o no poco importa. Soprattutto critiche a quel numero 10 che fino a poco fà veniva tenuto quasi su un piedistallo, quando invece a mio modesto parere è SEMPRE stato a mala pena adatto alla serie C! A Trapani era esibita come un Trofeo quella maglia n° 10, ora mi auguro ci si possa riflettere un pò… Personalmente cadutomi diciamo in definitiva “disgrazia”, quando qualche anno fa dopo il playoff perso in casa contro il Savona, la settimana successiva si faceva bello a suon di Selfie in quel di Vinovo! Qualcuno tempo dopo, lo avrebbe messo al “Muro”!!!
Federico da Koh Samui
Gentile Redazione di Biancorossi.net, per non perdere il sorriso in questi momenti tragicomici della storia del Vicenza Calcio, ho elaborato un testo comico-satirico sopra questa stagione disperante. Confido che possa piacervi, e che possa risollevare un po’ l’umore dei tifosi depressi. Ringraziandovi per il vostro straordinario lavoro, vi saluto,
Gabriele da Vicenza
“Lane De Profundis” – Elegia comica
“Ad inizio campionato si poteva credere che compiere l’impresa di retrocedere in serie C sarebbe stato difficile (almeno senza una macchina del tempo, non esistendo più tale serie da tipo cinque anni), ma solo dei Grandi Eroi della storia biancorossa potevano addirittura raggiungere il mirabile risultato di cancellare il Lane da tutto il calcio giocato. Ma i protagonisti di questa straordinaria cavalcata verso il vuoto Abisso (lui o Nasca per la finale di Champions del prossimo anno?) meritano di essere adeguatamente celebrati: vediamoli uno a uno.
Il Presidente Pastorelli: fine imprenditore col fiuto da segugio per i buoni investimenti ed affiancato da una cordata di premi Nobel per l’economia, ha condotto con saggezza e lungimiranza la carriola dei libri contabili verso il nuovo tribunale, prima che questo affondasse come Atlantide nelle inquinate acque del Retro-Bacchiglione. Magistrali le sue lezioni di giornalismo esposte con eleganza d’altri tempi, sopraffine le mancate minusvalenze realizzate con Goitom e Chamakh.
Il DS Tesoro: l’elenco dei talenti scovati da questo genio del mercato è impressionante: da Cernigoi a Doumbia, da Beduschi e Madrigali, fino ai predestinati Renny Smith e Perfection, non c’è rinfresco societario in cui non abbia nascosto nelle tasche dozzine di tartine per poi ingozzarsi in solitudine, alla faccia dei tifosi, col suo sorrisino sarcastico. Famoso per il suo eloquio pomposo, col quale riesce sempre a intortare i pur intelligentissimi e ficcanti giornalisti vicentini e ad accomodare le loro domande incalzanti, notoriamente temibili.
Mister Lerda: peccato non poterlo ringraziare adeguatamente, perché in ritiro estivo la sua è stata davvero una bella preparazione di Lerda.
Mister Bisoli: cantastorie immarcescibile, non è purtroppo riuscito a convertire la tifoseria tutta alla sua filosofia orientale basata su mantra quali “al 22 maggio saremo salvi” (probabilmente intendeva dall’ira dei vicentini che sarebbero retrocessi il 13) o “abbiamo sempre giocato palla a terra” (senza però superare la metà campo). Ora è a casa nullafacente, ma essendosi reso conto che lo stipendio continua ad arrivare, non smette di chiacchierare da solo allo specchio (ma i parenti non sono preoccupati perché sanno che è normale).
Mister Torrente: non ha grandi meriti né colpe, ma la grinta che ci ha messo si può chiaramente evincere dalle sue interviste: un toccasana per l’insonnia.
Mister Marino (menzione speciale): i proprietari dei ristoranti stellati di tutto il Triveneto ancora protestano il pagamento dei manicaretti messi in conto dal tecnico siciliano, il quale, avendo capito quale aria tirava da noialtri, ha pensato bene di spremere tutto il pompelmo rosa (cioè bianco-rosso) fino all’ultima goccia. Sapendo che le sue comprovate competenze di allenatore erano incompatibili con la Società berica.
Lo staff medico e atletico: formatosi professionalmente nel rutilante mondo del curling, promotore di esercizi fisici innovativi quali “sollevamento del telecomando” e di orari di allenamento rivoluzionari (dalle 11:00 alle 11:10 il martedì e il giovedì, dalle 16:00 alle 16:05 il mercoledì e il venerdì a porte chiuse), questo competente staff deve aver inventato ed inghiottito la pillola dell’invisibilità, perché per tutto il campionato nessuno l’ha interpellato, nessuno ha domandato nulla, nessuno l’ha mai visto. Si dubita perfino della sua esistenza.
Il collettivo di portieri “più forte di tutta la B”: la questione portieri è stata gestita in modo rigorosamente democratico: a tutti è stata data la possibilità di esibirsi in cappelle inenarrabili. Per il resto, Benussi è un grande: è riuscito a convincere chiunque, con interviste da “vero duro”, che stava bene e che la sua carriera non era già terminata da almeno 4-5 anni. Vigorito? Coi suoi scatti tardivi ha temperato il suo esagerato entusiasmo. Il disoccupato Amelia voleva uno stipendio e giocare, alla fine gli hanno dato solo il primo.
D’Elia: terzino fluidificante quanto lo sciroppo ingurgitato durante i settemilioniottocentocinquantaduemila mesi di infortunio da quando è convalescente stipendiato a Vicenza (al San Bortolo dicono abbia un’ala arredata tutta sua, per la quale comunque paga l’affitto a Fabinho), è famoso per la quantità di gel che mette nei capelli, unico motivo per cui è spesso scambiato per un calciatore di serie A.
Zaccardo: dopo aver contribuito alla vittoria del Campionato del Mondo 2006 con un magistrale autogol è stato notato vagare spaesato per Carpi e deportato a Vicenza da illuminati dirigenti, evidentemente inteneriti dal suo modo coccoloso di esprimersi durante il dopo-gara. A dicembre minacciò di andarsene, col Lane salvo e lui sempre in panca. Poi per fortuna poi lo abbiamo trattenuto e messo in campo.
Pucino: bomber di razza, puntero implacabile, centravanti micidiale, ritrovatosi a giocare tutta la stagione in una posizione non sua è stato colto ripetutamente da attacchi di labirintite.
Urso: quando l’hanno teletrasportato dalla discoteca al campo d’allenamento non ci credeva neanche lui. E neanche noi. Ha imparato però a fare passaggi semplici. E nient’altro.
Bellomo: la lezione avuta al momento dell’infortunio, maciullandosi il crociato da solo nel tentativo di recuperare un proprio errore lezioso e pretenzioso, non è servita a nulla: è rimasto lezioso e pretenzioso. I piedi buoni sono nulla, se manca il cervello. A meno di un trapianto. (Di piedi.)
Gucher: praticamente un esodato. Se lavori per una solida società d’affari e punti i piedi per farti assumere alla Popolare di Vicenza nonostante te l’abbiano ripetutamente sconsigliato, qualche problema ce l’hai. E adesso ce l’abbiamo pure noi.
Vita: i più assidui frequentatori degli allenamenti del Lane narrano la leggenda di un giocatore indomito, perseverante e cocciuto, che voleva in tutti i modi riuscire a calciare la palla in rete, e così provava a tirare da lontano, poi da vicino, sempre più vicino, addirittura senza portiere, da due metri, da un metro, da venti centimetri. Ma la palla non entrava mai. Quel giocatore è Alessio Vita.
Giacomelli: osannato più volte come salvatore della patria da uno stuolo di tifosi ubriaconi (forse perché si immedesimavano nel suo incedere caracollante, forse perché l’alcol ha fatto loro dimenticare le prestazioni impalpabili degli ultimi anni sia in B che in C oppure le sue interviste retoriche raramente seguite dai fatti) il folletto laterale ha contribuito da par suo agli splendidi risultati della squadra: testa bassa, zero assist, pochissimi gol e tanta confusione. Chapeau.
Granoche, Rolando Bianchi e Macheda: è difficile dopo infortuni o stagioni deludenti tornare in auge sposando un nuovo progetto e facendosi subito trovare pronti, riuscendo altresì a segnare con continuità nonostante la propria squadra non sia tra le migliori del campionato. Questi 3 ragazzi l’hanno fatto. Purtroppo non a Vicenza, poiché alcuni illuminati hanno deciso che con quei soldi era meglio pagare 6 portieri, 3 allenatori e numerose confezioni di pillole d’invisibilità allo staff medico.
Fabinho: acquistato in virtù di una scommessa tra il DS Tesoro e Lucifero Signore degl’Inferi, mediante la quale il primo intendeva dimostrare come fosse possibile giocare in serie B con entrambe le gambe rotte o addirittura senza gambe. (Non sapendo che Lucifero Signore degl’Inferi era al soldo del Perugia.)
Galano e Raicevic: uno era in forma ma stava male a Vicenza, l’altro non era in forma ma era stato bene a Vicenza; entrambi ci hanno alzato il dito medio e sono andati a Bari a prendere il sole.
De Luca e Ebagua: uno era in forma ma stava male a Bari, l’altro non era in forma ma era stato bene a Vicenza; entrambi sono arrivati a gennaio e noi abbiam così preso due sòle.
Fabricio Fontanini (menzione speciale): pazza scommessa dal sudamerica, definito dal Presidentissimo “quattro volte più forte di Brighenti” (forse perché sapeva che quest’ultimo sarebbe rimasto in ospedale fino alla fine del campionato), “El Muro” non ha digerito la panchina neanche con un alka-seltzer.
Tutti gli altri: poveri di spirito ma ricchi dell’esperienza unica del fallimento, potranno rilanciarsi altrove arricchendo società rivali oppure svernando tra le serie minori, nell’anonimato. Si potrebbe ignorarli e dedicarsi a seguire altre squadre: la Juve, l’Inter, il Chelsea o il Real Madrid. Ma noi sostenitori non abbiamo nulla da condividere con quelle realtà: non chiedevamo che il Lanerossi Vicenza, prima di scoprire che solo a noi fregava qualcosa.
Addio mitico Lane, ci rivedremo quando sarò vecchio, o morto.”
Carissimi della Redazione di Biancorossi.net, alla fine di questa stagione disgraziata per il Vicenza, vorrei soffermarmi su ciò che c’è da salvare e cioè noi tifosi. Mi rifaccio alle vostre ultime parole alla fine della diretta della partita con lo Spezia e cioè che troppo spesso ci si dimentica che una squadra di calcio è fatta di tre componenti: società, giocatori e tifosi e tutte e tre sono ugualmente importanti e fondamentali. Quindi è sotto gli occhi di tutti che le cause di questa retrocessione sono derivate dalle prime due e ciò che si salva (e non retrocede) è la tifoseria. Perciò non spenderò nessun commento su società e giocatori. Le ultime due partite per me sono state cariche di emozioni: la logica tristezza e delusione culminate soprattutto con la partita con la Ternana, sono state superate dalla forza del nostro tifo. A Cittadella mi trovavo insieme alla curva e io, tifoso dei distinti, ho potuto capire di più il valore del tifo per il Lane. Ho 57 anni e sono anche nonno e forse ho più motivi per emozionarmi. Vedere questi ragazzi capi tifosi che con tutto se stessi ci incitavano e anche con le parole ci motivavano nell’esprimere il nostro cuore biancorosso mi ha commosso. Oggi che il mondo del calcio purtroppo fa risaltare solo gli interessi del dio denaro questi ragazzi ci fanno riscoprire dei valori comuni a tutte le età e estrazioni sociali: il coraggio, la fedeltà e l’amore. Non credetemi retorico perché posso assicuravi che è la stessa cosa che abbiamo provato tutti al Menti giovedì scorso in quei 10 minuti in cui bandiere, cori, luci e fumogeni dicevano più chiaramente di tutto che Vicenza è viva nel suo cuore che pulsa per i colori biancorossi e che nessuno si azzardi a non rispettare chi ha questa fede.
Vorrei ringraziarvi ancora Giovanni, Corrado e tutti della redazione, ringraziarvi che ci siete e che fate parte di questo patrimonio.
p.s. Per la squadra vorrei solo spendere una parola per l’impegno di Davide Bianchi, la dignità di Robert Gucher e , nonostante la sua breve esperienza a Vicenza, la dichiarazione d’amore per il Lane di mister Torrente. Grazie!
Antonio – Padova