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Quando a essere tifoso lontano è un grande difensore che ha onorato la maglia biancorossa con ben 164 presenze e 4 gol, l’intervista diventa un onore per chi scrive e un doveroso tributo al giocatore. Parlare con Paolo Mazzeni del “MagicoLane” è un’occasione per far ritornare i ricordi a una delle formazioni più amate dal pubblico vicentino.

Buongiorno Paolo, andiamo in ordine cronologico ….
Ciao Anna, un saluto a te e a tutti i tifosi biancorossi e un ringraziamento a biancorossi.net che ospita questa nostra carrellata di ricordi. La mia avventura calcistica parte da una squadretta di Mestre, il Real San Marco, passa alle giovanili del Bologna, poi alla serie D a Imola, quindi Udinese e Conegliano nello stesso anno con il militare di mezzo e successivamente l’arrivo a Modena in serie C2 e C1, con Bruno Pace istrionico allenatore, che da lì prese il volo per la serie A con il Catanzaro.

Finalmente nel 1981/ 1982 arrivi ventenne in un Vicenza che aveva appena voltato pagina e si lasciava alle spalle la lunga presidenza della famiglia Farina. L’uomo nuovo è il vicentino Dario Maraschin, che guida una cordata di soci decisi a riportare il Lanerossi Vicenza nel calcio che conta davvero …. Com’è stato l’impatto con la città di Vicenza, i nuovi compagni di squadra e l’allenatore Cadè?
Sì … nell’estate del 1981 finalmente il Vicenza, dove ho provato emozioni e sensazioni intensissime. Arrivavo in una squadra dal blasone importantissimo e da una storia recente di serie A. Quello però non fu il mio primo approccio col Vicenza, c’è un aneddoto che sanno in pochi: fra i vari provini da 14/15enne, ne feci uno anche al Vicenza, al Menti contro la prima squadra. Ricordo Ferrante, Longoni e … Damiani. Una fifa boia, il cuore a mille e mi misero a marcare Oscar. E chi lo vide mai?! Fu un pomeriggio terribile, un duello improponibile vista la differenza di età e qualità. Ma il destino aprì il cerchio lì e lo chiuse qualche anno dopo in una partita al Menti in Coppa Italia, contro il Milan quando io, ancor giovane ma più esperto e smaliziato, ritrovai Damiani: mi presi la rivincita e il pallone quella volta non lo vide lui.

Un campionato strano, concluso sorprendentemente al terzo posto con la bellezza di 50 gol segnati all’attivo …. Non abbastanza per la promozione purtroppo … ma ci rimase comunque la soddisfazione della conquista della Coppa Italia di serie C ….
Eravamo in C1, una categoria mai vista prima d’ora a Vicenza. La società, con a capo il presidente Maraschin (al quale dedico un posto riservato nel mio cuore), aveva allestito una gran bella squadra per la categoria: nomi come Nicolini, Perrone, un giovane Renica, Del Neri, Grop e Cadè come allenatore. Ricordo il derby con Padova e il Menti strapieno, la vittoria della Coppa Italia di C, i 50 gol e le 30 mie presenze, ma anche il punto in meno che ci separò dalla B a favore di Atalanta e Monza.

Poi il trasferimento alla Ternana …. Come mai?
Non andai male quell’anno, ma probabilmente non convinsi appieno e allora fu mandato in prestito una stagione a Terni (Umbria terra meravigliosa!) nel girone Sud, con una salvezza all’ultima giornata, un campionato bellissimo da parte mia e due gol, che mi valsero il ritorno al Lane.

Dopo un anno trovi un Vicenza rinnovato e sotto la guida di un allenatore molto amato dai tifosi biancorossi, l’indimenticabile Bruno Giorgi ….
Trovai fra i tanti giocatori Erba, Pasciullo, Nicolini, Filippi, Lutterotti, Bigon, Rondon ma soprattutto Giorgi come allenatore. Super squadra, super tifo, super girone di ritorno con 26 punti e due sole sconfitte, quella sciagurata con il Bologna in casa a tavolino (0 a 0 sul campo) e quella ancor più tragica con il Parma, anche quella in casa: un punto di vantaggio per noi a tre domeniche dalla fine e un 4 a 1 finale per loro. Una mazzata psicologica da depressione, ancora terzi e ancora un fallimento, bisognava ricominciare tutto da capo.

L’anno dopo è quello della promozione in serie B. Finalmente – grazie allo spareggio di Firenze contro il Piacenza – si torna nel calcio vero dopo tanto purgatorio. Un campionato in cui sei stato sempre presente …. 34 partite senza infortuni o squalifiche e tre gol al tuo attivo!
La stagione successiva il mister fece piazza pulita, ci riconfermò in pochi e arrivarono Cerilli, Montani, Mascheroni, Messersì, Lucchetti e, dopo la spolverata di presenze dell’anno prima, Baggio in pianta stabile. Roberto, giovane ragazzo che già allora manifestava qualità morali e sani principi confermati anche da persona adulta; un talento cristallino, vedergli fare a 17/18 anni cose incredibili erano poesia per gli occhi. Si parte con voglia e entusiasmo, la serie C è tremenda …. con una squadra sempre più forte, l’esplosione di Baggio e un tifo presente e costante all’inizio si fa comunque fatica e si combatte testa a testa contro il Piacenza. A tre domeniche dalla fine arriva l’1 a 1 in casa con il Brescia, il Piacenza ci supera e arriva la prima e unica vera contestazione della tifoseria, che vedeva avvicinarsi l’incubo di un altro fallimento. Nelle ultime due domeniche loro persero la prima e vinsero la seconda, noi pareggiammo e vincemmo in casa davanti a una folla incredibile. Andammo allo spareggio meraviglioso di Firenze, con più di diecimila vicentini in trasferta: indimenticabile e indimenticabili! Se ci penso mi vengono ancora i brividi … E’ serie B finalmente! Si programma la nuova stagione con pochi soldi ma tanto entusiasmo.

Proprio così …. e il 1985/1986 è ancora scolpito nella memoria di chi c’era. A fronte di un’esaltante promozione in serie A meritata sul campo, la Giustizia Sportiva ci condanna a rimanere nella serie cadetta per un illecito sportivo dai contorni peraltro rimasti abbastanza fumosi …. Resto della mia opinione che in quel periodo pieno di veleni e di sospetti a pagare per tutti sia stato l’anello debole della catena cioè il Vicenza … serviva un capro espiatorio ed è stato servito su un piatto d’argento l’ingenuo presidente Maraschin …
Quell’anno arrivarono dalla serie C Savino e Fortunato, tre quarti della squadra non ha aveva mai giocato in B e c’erano parecchie perplessità tra stampa e tifosi. Per molti di noi voleva dire misurarsi con giocatori da figurine Panini, con società e squadre affascinanti, con stadi visti in tv o in cartolina. Ci siamo resi conto di poter competere con le squadre di alta fascia perché avevamo mister Giorgi (che io ho amato moltissimo e al quale devo gran parte del mio rendimento in quei tre anni) che per preparare la partita ci raccontava tutto nei minimi dettagli sulla squadra avversaria. E’ stato un grandissimo motivatore, con carattere e grinta da vendere. E’ stato sempre e comunque il nostro punto di riferimento, gli eravamo tutti eternamente grati per averci praticamente confermati in blocco. Ma lui non era così sprovveduto da affrontare la serie B allo sbaraglio, con degli sconosciuti seppur volenterosi ragazzotti: aveva un’enorme fiducia in noi e nella squadra che aveva in mente, tanto da scrivere in una busta – dopo qualche giornata di campionato – le tre squadre che sarebbero salite in A. C’eravamo anche noi. Indubbiamente avevamo buone qualità tecniche e alcuni compagni le hanno confermate negli anni successivi, ma quello che ci ha spinti verso l’alto è stata soprattutto la fortissima fame sportiva! E così tanti stimoli e motivazioni da desiderare che la domenica successiva arrivasse subito. La società era sempre presente nei momenti di difficoltà con in prima linea il Direttore Generale Gastone Rizzato e il Direttore Sportivo Giancarlo Salvi, che spesso giocava le partitelle con noi. Infine, ma non ultimi, il Menti e i tifosi, unici, universali e meravigliosi. Io ho giocato con lo stadio che aveva ancora il settore parterre. Il Menti stracolmo di tifosi è uno spettacolo per gli occhi e un brivido per il cuore, che non scordi mai più. Tribuna e distinti esauriti e una curva biancorossa in festa con bandiere e sciarpe al vento, voci e cori che si fissano in maniera indelebile nel cuore e nella mente. Insomma un campionato splendido e partite indimenticabili con Ascoli, Lazio e Bologna in casa e ancora con la Lazio all’Olimpico. Campionato vinto sul campo, con la soddisfazione ancora oggi di essere ricordata come squadra “Bella fra le belle”, e per me personalmente l’orgoglio e l’onore di indossare la fascia di capitano. Ma ci negarono la serie A e fu una batosta pazzesca: vincere il campionato per molti di noi era l’unico viatico possibile per respirare la massima serie, ma tant’è ….

Il campionato successivo vede il cambio della guida tecnica: se ne va Giorgi e al suo posto arriva Tarcisio Burnich. Ma qualcosa ormai si è rotto soprattutto nello spogliatoio ….
L’anno dopo andò come andò … per un po’ reggemmo l’urto, poi scoramento, infortuni, rendimenti non all’altezza ci portarono di nuovo in C. Pazzesco, per me la retrocessione fu la delusione più grande, ancora peggio della mancata promozione in serie A. Un dolore fisico e morale che purtroppo interruppe la mia storia con Vicenza e la sua meravigliosa provincia. Dopo 164 presenze, tutte affrontate a testa alta, lasciai Vicenza non per mia volontà … io sarei rimasto a finire la mia carriera anche nella categoria inferiore.

E alla fine giunge anche per te il momento dei saluti, destinazione Torres per tre anni e poi Alessandria, dove concludi la tua carriera.
Dopo Vicenza giocai tre anni a Sassari, nella Torres di Gianfranco Zola (ho anche la Sardegna nel cuore). E l’ultimo anno da professionista ad Alessandria, vincendo il campionato di C2, con la soddisfazione di vedere la squadra terminare il campionato con solamente 14 gol al passivo.

E adesso cosa fai di bello?
A carriera conclusa ritornai a Modena, città natale di mia moglie Antonella, insieme a lei e nostra figlia Carlotta. Carlotta è nata al San Bortolo di Vicenza nel 1987, oggi è dottoressa Magistrale in Ingegneria Informatica e lavora a Modena. Dopo aver già visto Vicenza da ragazzina, si è ripromessa di visitare al più presto le bellezze della città del Palladio, insieme col suo fidanzato Marco.

Ti ho visto un paio di volte al Braglia per Modena vs Vicenza e ultimamente qui al Menti nello spareggio play off contro il Pescara. So che sei rimasto molto legato ai colori biancorossi e anzi ti consideri un vero tifoso lontano . Stai seguendo il campionato del Vicenza … come ti sembra il cammino dei biancorossi?
Grazie a biancorossi.net e alla voce di Corrado Ferretto sono costantemente aggiornato, seguo le vicende del Lane e corro a vederlo quando gioca vicino a Modena. Ho sempre sostenuto che questa squadra ha le potenzialità per salvarsi. Faremo fatica, questo è certo, alti e bassi fanno parte di un campionato di sofferenza e gli infortuni purtroppo incidono sul rendimento della squadra e sui risultati. Ma … testa lucida e cuore caldo, anzi biancorosso, possono fare la differenza. Ora più che mai bisogna stare vicini alla squadra … martedì sera arriva l’Entella, bisogna spingere i biancorossi alla vittoria che fa classifica e morale.

La vostra era una squadra speciale. Ti assicuro che anche dagli spalti si percepiva l’anima di una squadra scelta e costruita sul valore umano dei giocatori, piuttosto che su quello economico. Gente che correva e sudava per la maglia. Faccio tre nomi su tutti …. Beppe Mascheroni, Toto Rondon e Danio Montani erano dei veri guerrieri, gente che non mollava mai …
Che cosa ti posso dire di Beppe? Era il mio tutor, quello che io scucivo … lui rammendava. Tempista eccezionale, con lui al fianco ho raggiunto la mia maturità calcistica. Due gol in fotocopia, uno nello spareggio di Firenze e uno in casa con il Bologna. Il mister – che ci vedeva lungo – ci ha spediti in camera insieme nelle trasferte e facevamo anche vita sociale comune fuori del campo con Danio Montani e rispettive mogli. Gran bravo ragazzo e, senza falsa modestia, gran bella coppia di centrali. Beppe non lo sento e non lo vedo più dall’anno del centenario e mi dispiace molto. Aggiungo un pensiero anche per Danio, del quale ho scritto poco … un amico vero, “mister forza e polmoni”, indistruttibile e generoso. Con la mente torno ancora al mitico coro della curva sud “picchia per noi Danio Montani”. Vorrei poter ricordare qui con te tutti i miei compagni … uno ad uno … ma lo spazio purtroppo è tiranno …

I tifosi ancora vi ricordano e vi rimpiangono. E chi c’era recita ancora a memoria la formazione … Mattiazzo Bertozzi Pasciullo Montani Mazzeni Mascheroni Savino Fortunato Lucchetti Nicolini Rondon …. Vuoi mandare un saluto anche ai tanti tifosi che ti ricordano sempre con affetto?
Eccome! Vorrei concludere salutando tutti gli amici extracalcio di quegli anni, con un pensiero a Giovanni, che purtroppo non è più tra noi. Auguri al Vicenza che presto compie 115 anni e al Real che festeggia i suoi 40 anni. Cari saluti ai miei ex compagni di squadra, a tutti … Danio Montani in testa, con cui ho ancora contatti. Vorrei mandare un pensiero anche a Luca Ancetti, mio quasi coetaneo, allora giovane cronista di TVA e ora meritatamente Direttore del Giornale di Vicenza. E a te Anna e ai tifosi … che dire se non un …. GRAZIE DI CUORE e SEMPRE FORZA LANE!!

Grazie Paolo della bella chiacchierata. Ci fossero ancora giocatori come te, il calcio sarebbe migliore. Le tue parole sono la prova che chi ha amato davvero una maglia in campo, la indossa sempre, anche a carriera finita. Il tuo “MagicoLane” era una vera macchina da guerra. Magari non sarà stata una squadra di nomi famosi con stipendi stellari, ma in campo ha sempre messo cuore e attributi ed è di questo che la gente vi è ancora grata. Torna a trovarci presto Paolo, che sei ancora nei nostri cuori!

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Articolo scritto dalla Redazione di Biancorossi.net