Riportiamo l’articolo de La Gazzetta dello Sport di ieri, a firma Nicola Binda, per chiarire quanto successo nella vicenda Virtus Lanciano con la restituzione di tre punti di penalizzazione. Con questa pubblicazione il nostro intento è quello di evidenziare come ancora una volta vicende extrasportive, peraltro condizionate da errori, pregiudichino la correttezza del campionato. Quanto al Vicenza invece, ciò che è successo non modifica l’obiettivo visto che comunque manca un punto per l’aritmetica salvezza.
La notizia della vittoria del Lanciano (o meglio dei suoi legali Chiacchio e Di Cintio) alla Corte d’Appello ha ridisegnato la volata salvezza, ovviamente scatenando l’ira delle rivali in classifica e non solo. La penalizzazione della squadra abruzzese è scesa da -7 a -4, dopo che il processo di martedì contro il -5 ha portato alla clamorosa (poi vedremo perché) riduzione a -2. E così in graduatoria il Lanciano da 39 punti è risalito a 42, addirittura davanti a Modena, Salernitana e Latina che hanno gli stessi punti ma sono in svantaggio nella classifica avulsa. A due giornate dalla fine può essere una svolta decisiva.
I FATTI — Il Lanciano ha riavuto i punti, in sostanza, perché la Procura Figc ha commesso un errore all’atto dei deferimenti. L’a.d. Claudio Di Menno Di Bucchianico non firmò la certificazione dell’avvenuto pagamento degli stipendi in quanto squalificato; avrebbe dovuto farlo il d.s. Luca Leone, che aveva ereditato il potere di firma, ma non lo fece perché la società effettivamente non ebbe la possibilità di assolvere l’impegno. La Procura però non ha deferito Leone, ma il solo Di Menno Di Bucchianico, quindi la Corte d’appello non ha potuto far altro che dargli ragione: la certificazione del pagamento non è stata presentata perché lui non poteva firmarla causa la squalifica. Quindi è venuta meno la recidiva dopo la precedente condanna e due punti sono stati restituiti per quel motivo: altri 2 su 5 restano perché l’altro mancato pagamento è avvenuto il 16 febbraio, a squalifica di Di Menno Di Bucchianico scaduta. Il terzo punto invece è stato restituito perché è stata dimostrata l’effettiva rinuncia allo stipendi (con tanto di atto notarile e presenza in aula) da parte del calciatore Manuel Turchi. Il quale, per aiutare la società in difficoltà, fece il bel gesto. Ma ricordiamo che Turchi è il marito della presidente Valentina Maio. E quando il Lanciano in primo grado è stato condannato per il mancato pagamento degli stipendi al marito della presidente, l’equivoco (e l’ironia) era evidente.
LE CONSEGUENZE — Per l’ennesima volta quindi abbiamo assistito a interpretazioni dei regolamenti completamente diverse tra Procura Figc (al di là degli errori, ovvio), primo e secondo grado di giudizio. Una cosa che, davanti all’opinione pubblica, è sconcertante. La stessa Figc – al di là della dietrologia di chi vede un Lotito parte in causa con la Salernitana – vuole vederci chiaro e Tavecchio ha mosso il suo ufficio legale per sollecitare le motivazioni della Corte d’appello. Bisogna anche capire chi eventualmente potrebbe impugnare la sentenza: la Figc no (per questo la dietrologia su Lotito cala), la Procura del Coni forse, lo stesso Palazzi in teoria sì (ma avendo sbagliato lui…). Attenzione però: il campionato finisce venerdì 20. Ci sono i tempi per un eventuale terzo grado al Coni? O si dovrà far slittare il playout? Sicuramente le società rivali del Lanciano sono sul piede di guerra e ieri hanno preso posizione, sollecitando il loro presidente Abodi a intervenire (da qui la mossa di Tavecchio).
LE REAZIONI — Tra i club più arrabbiati c’è il Livorno, con il presidente Aldo Spinelli che ha tuonato: “Non è possibile assolvere chi non paga gli stipendi! La Lega grazie alla trasparenza voluta da Abodi ha pubblicato l’elenco dei compensi e ci sono due società che hanno dichiarato meno di 2.5 milioni lordi: è impossibile!”. La Salernitana tiene un profilo basso: “La salvezza dipende soltanto da noi, non dagli altri. Sul caso Lanciano vorrei prima leggere le motivazioni, perché potrebbe rappresentare un precedente”, ha detto Marco Mezzaroma, co-patron della Salernitana. “Noi ci aspettavamo che al Lanciano venisse restituito il punto legato alla questione Turchi – dice il vice presidente del Latina, Antonio Aprile – Ci asteniamo però da qualsiasi commento, in questo momento ciò che ci preme maggiormente è la serenità dell’ambiente”.