Domenica si gioca, inizia il campionato di serie B, e per fortuna si può ben dire. In pochi, dopo la bella stagione appena conclusa, avrebbero potuto immaginare un’estate così ricca di errori, orrori, colpi di scena, per una gestione societaria che ancora una volta è da bocciare marchiando le nefandezze commesse con la matita blu, come erano soliti fare i professori del liceo quando gli strafalcioni corrispondevano ad impreparazione grave.
Quella a cui la tifoseria biancorossa ha assistito ieri, sbigottita ed attonita, è un’altra pagina triste che è stata scritta da questa società, che ha fatto sorridere tutta l’Italia calcistica. Una vicenda che ha radici lontane, con il vado, anzi no ritorno, di Pasquale Marino a giugno, e le conseguenti dichiarazioni di una squadra che sarebbe stata rinforzata almeno dal punto di vista delle alternative, certamente non indebolita. Il mercato ha detto altre cose, il Vicenza attuale ha la permanenza in serie B come obiettivo credibile, e sarebbe stato lo stesso anche se al centro dell’attacco ci fosse ancora Andrea Cocco. Proprio la cessione del centravanti sardo ha fatto esplodere il tecnico biancorosso che evidentemente non era d’accordo di perdere il capocannoniere della serie B, anche se la cessione di Cocco è sempre sembrata (almeno a noi) molto probabile. Cosa si siano detti e quali fossero gli accordi tra la dirigenza e staff tecnico a noi non è ovviamente noto, ma è sotto gli occhi di tutti quello che è accaduto il giorno dopo la fine del mercato.
Marino ha minacciato di andarsene, ed è bene chiarire che la questione tecnica non è solo la causa dell’incazzatura del tecnico siciliano; c’è una forte incrinatura tra lo staff tecnico e quello medico, una insoddisfazione generale per una gestione in cui il proprietario è messo all’angolo dai suoi 14 milioni di debiti e una società, Vi. Fin. che sta cercando di gestire una situazione a dir poco difficile che, senza un’inversione di rotta che preveda programmi seri e di lunga durata, non ha via d’uscita. Manca completamente un progetto, visto che quello che ha (avrebbe) sposato Marino al suo ritorno, evidentemente non è stato messo in atto, o forse è stato solo raccontato a parole. Si potrebbe dire che è la solita storia da anni, ma invece noi riteniamo che la confusione e la disorganizzazione sia aumentata, e la vicenda dei tre presidenti di Auronzo ne è una delle prove. In una società è fondamentale sapere chi comanda, chi prende le decisioni e chi, se serve, apre il portafoglio. Alzi la mano chi ha capito come funziona adesso al Vicenza calcio.
Una confusione disorganizzata che rende l’operato di questa società impresentabile ed indifendibile agli occhi dei tifosi che assistono attoniti all’ennesimo teatrino. Il tutto con conseguenze facilmente intuibili nei confronti dei giocatori che domenica saranno impegnati ad iniziare il campionato a Modena. Giocatori che si sono aggrappati a Marino e al suo staff, ma che hanno la chiara consapevolezza di essere in un barchetta in un mare in tempesta. Perché tutto si può dire tranne che Marino sia rimasto perché i problemi sono stati discussi e risolti. E cosa accadrà alla prossima diversità di vedute, alla prossima difficoltà? Un quadro che vede ripresentare di fondo i soliti problemi, mai risolti nel tempo e dai quali non si è mai imparato per non ripeterli. Karl Kraus diceva che “il diavolo è un’ottimista se pensa di poter peggiorare gli uomini”; chi ha dei dubbi, suoni in via Schio, se li toglierà…