Ieri si è conclusa la campagna abbonamenti del Vicenza Calcio con altre 150 tessere sottoscritte che vanno a sommarsi ai 5261 di questa estate per un totale di 5411 tifosi che hanno rinnovato il loro affetto alla maglia biancorossa per la stagione 2014/2015.
Sono cifre importanti per una cadetteria che vede il pubblico del vecchio ma glorioso Romeo Menti, dopo tante stagioni non certo esaltanti (eufemismo …), in quinta posizione con gli amici pescaresi nel “campionato degli spettatori”, dietro a piazze come Bari, Bologna, Catania, Perugia, in un calcio che, in tutte le categorie, numeri alla mano, vede però sempre più distanti i tifosi dalle gradinate per i più svariati motivi.
Un ultras biancorosso, Paolo Frigo, ci segnala il suo punto di vista su una serie di problemi a monte come “l’attuale basso valore del calcio italiano che non coltiva i giovani dei vivai e che si riduce ad una mera compravendita o ad uno spettacolo televisivo mainstream che si nutre di giocatori meteora totalmente slegati dall’appartenenza ad un club e ad una città” e denuncia anche quanto poco conti il tifoso all’interno delle logiche della sua stessa passione.
Per quanto riguarda la realtà vicentina Frigo pone l’accento, al di là delle note ruggini tra tifoseria e società, sui problemi riguardanti il normale accesso ad uno stadio il giorno della partita e, scendendo nel particolare, il fatto che “pur avendo dovuto sottoscrivere la tessera del tifoso, dato che l’away card immediata nel rilascio e slegata dai circuiti bancari il Vicenza calcio non ha voluto adottarla- spiega Frigo – sono ormai cinque mesi che non possiamo andare in trasferta e il perché, in un continuo scambio di responsabilità tra banche e società, non ci è dato capirlo”. E quanto riportato da Paolo Frigo corrisponde niente più che alla triste realtà di una vicenda che ha del paradossale. Pure noi, a novembre dello scorso anno, abbiamo cercato di capirne di più andando a bussare alle porte del Vicenza calcio nella persona del direttore generale Andrea Gazzoli, della banca Popolare di Vicenza e della Lottomatica, l’ente che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, consegnare le tessere. Le risposte sono state un rimpallarsi di responsabilità, in un sistema che non ha regole ben precise, né, ci sia permesso, alcuna logica. Abbiamo raccolto testimonianze di tifosi che hanno atteso la tessera anche oltre un anno senza che ci fossero motivazioni giuste e reali che impedissero la consegna. E, ci risulta ancora più incomprensibile, apprendere che presso qualche altre società (Cittadella ad esempio) la procedura è molto più snella e veloce. Perché è una domanda che nasce spontanea, una situazione che non può essere più né taciuta, né accettata perché chi vuole seguire il Vicenza accettando di “tesserarsi”, non può attendere sei mesi (sperando bastino) per ricevere l’agognata tessera.
I tifosi berici insomma non riescono a dare supporto esterno alla squadra, ma non solo, “ci sono problemi anche per i molti tifosi dell’alto vicentino – aggiunge Frigo – in particolare della zona bassanese, da Rosà a Solagna, che avendo la rivendita più vicina a Thiene, si trovano in difficoltà sia nel comprare le prevendite che nell’affrontare il costo del viaggio e il prezzo maggiorato che quest’anno è stato imposto il giorno della partita”. Pare giusto? A noi NO, proprio per niente.
Sembra dunque che se da un lato sventola sempre fiera la bandiera dell’amore biancorosso, dall’altro si potrebbe, meglio dovrebbe, fare qualcosa in più per agevolare chi è pronto a sobbarcarsi chilometri e chilometri per la maglia e cerca di perpetuare nelle generazioni e nelle tradizioni della provincia la passione per il Lane nel voler essere ovunque l’uomo in più. Perché del tifoso non ci si può ricordare solo quando c’è la campagna abbonamenti, oppure la partita che vale un campionato da vincere. Il tifoso ha il diritto di poter essere sugli spalti a tifare Vicenza, e se c’è qualcosa che glielo impedisce gli si deve spiegare il perché, magari aiutandolo pure a risolvere il problema
(testo elaborato grazie alla fattiva collaborazione di Paolo Frigo che ringraziamo)