Tanto tuonò che piovve. Le voci su un possibile esonero di Giovanni Lopez giravano di fatto dai primi giorni di settembre, poco dopo il ripescaggio del Vicenza in serie B. Non è un mistero che parte del consiglio di amministrazione non volesse Lopez sulla panchina del Vicenza, come non è un segreto che c’è chi tra la dirigenza andasse in giro per la città squalificando il lavoro di quello che era il loro allenatore. Era chiaro da tempo che Giovanni Lopez non aveva la fiducia della società, e allora ci si chiede perché non sia stato esonerato prima come avrebbe voluto la logica, perché se credi nel tuo allenatore lo appoggi, lo difendi, e lavori insieme a lui, altrimenti lo mandi a casa. Ma non lo fai dopo una partita, quella contro il Modena, in cui al Vicenza mancano otto giocatori, e l’attacco è composto da Giacomelli, Spiridonovic e il primavera Bartulovic. Una decisione incomprensibile, se non fosse che tutto era già preparato da tempo, con gli “amici” di questa società che avevano preparato il terreno sparlando di Lopez e del suo operato. Può accadere questo in una società seria? Certo che no, ma questa proprietà ha dimostrato di non esserlo in dieci anni di fallimenti in cui si è continuato a sbagliare, ripetendo gli errori senza mai imparare dagli stessi. Ancora una volta (perché ovviamente prima di Lopez è toccato ad altri) paga l’allenatore, una moda del calcio ma che qui a Vicenza trova un’applicazione continua. A Lopez non sono bastati dieci punti in undici partite, gli stessi per esempio del Cittadella che a nostro avviso dispone di una squadra più completa e più forte, dove mister Foscarini è ben saldo in sella ed appoggiato da una società seria che da anni ha un progetto sportivo che sviluppa con successo. Gira e rigira, il problema è sempre lì, negli uffici di via Schio. A Vicenza i vertici societari si fanno vedere se le cose vanno bene (raramente quindi, ma per qualche settimana in dieci anni è accaduto), per poi tornare a litigare e a sparlare tra di loro non appena il trend sportivo prende la piega di sempre. Come si possa fare calcio in questo modo è una domanda che trova una facile risposta: non si può, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Dopo dieci anni ci risiamo, il Viscidi-Bellotto-Viscidi, il Maran- Sonetti- Maran, il Baldini-Cagni-Beghetto- Cagni, non ha insegnato niente. Anche stavolta paga ancora l’allenatore, arriverà Pasquale Marino, uno che tra l’altro il suo lavoro se lo fa pagare bene, e che probabilmente firmerà un biennale a dimostrazione, l’ennesima, che quando servono soldi questa società li trova sempre, peccato che però non li spenda mai per acquistare giocatori veri, in grado di sollevare le sorti di un Vicenza che sta cadendo sempre più in basso. Perché è evidente a tutti che il nuovo allenatore non potrà andare avanti con la squadra che ha affrontato il Modena. E non si può nemmeno pensare che gli infortunati con sei mesi di diagnosi (e parliamo di metà attacco) guariscano improvvisamente e tornino a disposizione dell’allenatore. Al nuovo tecnico servono rinforzi, così come servivano a Lopez che infatti, subito dopo l’infortunio di Maritato, aveva chiesto un acquisto in attacco, acquisti che diventano obbligatoriamente due dopo il grave infortunio di Ragusa. E qui viene il punto. Fatto fuori Lopez, adesso servono acquisti veri perché altrimenti il ritorno in lega Pro, strada che questa proprietà conosce bene, è segnato. Serve aprire i cordoni della borsa, spendere i soldi che sono arrivati dal ripescaggio in serie B, senza se e senza ma. Perché se si pensa che il colpevole di tutto fosse Lopez, siamo ben oltre la follia. Lopez, il capitano del Vicenza che ha vinto una coppa Italia, ha l’unica colpa di aver tentato di lavorare con questa società con la quale non ha nulla in comune, non ha niente a che spartire. Per questo quello di Lopez con questa società era un matrimonio destinato a non durare, e forse per il tecnico romano è molto meglio così. Meglio non far più parte di un progetto inesistente che verrà portato avanti al solito da una società che tra la tifoseria (quasi) nessuno appoggia più, ma che non ha nessuna intenzione di andarsene da via Schio. Un incubo sportivo di cui non si vede la fine, questo è il vero problema del Vicenza.
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