Quest’anno si è presentata una nuova sfida: un gruppo, quello degli allievi nazionali, praticamente inedito e di conseguenza nuovi obiettivi.
In questa stagione avrei dovuto avere una formazione composta solamente dai ’96 ma a livello societario si è preferito avere una squadra in meno (gli allievi regionali) e presentarsi con diversi elementi del ’97. Questo per me è un gruppo completamente nuovo, mi descrivevano questa squadra come non particolarmente brillante ma stiamo facendo bene. Non ho avuto pressioni dalla società per quanto riguarda i risultati, l’importante era non fare figuracce con passivi troppo pesanti, cosa che peraltro non è mai accaduta. Devo ringraziare la società che mi permette di lavorare al meglio e ovviamente i miei ragazzi che mi stanno seguendo abbastanza bene applicandosi e credendoci sempre. La società mi ha chiesto la crescita dei giovani ed è su questo che stiamo lavorando. I risultati poi ne sono la logica conseguenza, ne è un esempio Benedetti che la settimana scorsa è stato convocato con la nazionale. Noi cerchiamo di far maturare i ragazzi come giocatori e come uomini. I risultati si vedranno in futuro, se arriveranno in alto vorrà dire che ora stiamo seminando bene.
Il settore giovanile di oggi dovrebbe essere la fucina dei campioni di domani. Si aspetta che qualche elemento della sua squadra possa raggiungere il sogno di ogni calciatore?
Non si può già valutare se qualcuno arriverà ad altissimo livello però sicuramente ci sono ragazzi che hanno grandi potenzialità per far bene. Ovviamente starà a loro confermarsi in futuro. La società a mio avviso ha scelto bene: questi ragazzi potranno dare diverse soddisfazioni.
Se la primavera è l’anticamera del professionismo, i suoi ragazzi che sono ad un gradino più in basso si ritrovano nel limbo e diventa tutto più complesso.
Le difficoltà si trovano nel gestire un’età delicata. Per l’ultima trasferta di Reggio Calabria siamo stati costretti a partire un giorno prima e tornare uno dopo. Tra i quattro allenamenti a settimana deve esserci spazio anche per lo studio. I ragazzi quindi devono essere altamente motivati per tenere il passo di questi ritmi. Fortunatamente abbiamo alle spalle una società che fa di tutto e di più per metterci in condizione di lavorare bene.
Come anche per la formazione di Beghetto, essere inseriti nel girone C, quello delle squadre del sud, presenta trasferte non indifferenti come Palermo, Catania, Napoli.
Sì, questo ci ha messo in difficoltà per gli orari degli spostamenti ma dall’altra parte siamo riusciti a passare più tempo insieme e quindi a fare più gruppo. Abbiamo trovato un campionato molto molto difficile dal punto di vista della cattiveria agonistica. Sono avversarie che grazie alla voglia che ci mettono ci fanno crescere molto.
A contendersi il gradino più basso del podio del girone C ci sono Palermo (31 punti), Catania e Vicenza (entrambe a 28). La leadership sembra però un affare di famiglia: Lazio (44) e Roma (43) sono di un altro livello?
Sicuramente hanno qualche elemento che fa la differenza. Abbiamo incontrato la Lazio a Vigardolo, è finita 2 a 2 ma non saprei giudicare pienamente perché il campo era impraticabile. Per quanto riguarda la Roma sinceramente non ho visto tutta questa gran differenza rispetto a noi. E’ vero, abbiamo perso in trasferta 3 a 0 ma secondo me è stato più un fattore mentale. Ad assistere al match c’era la Roma di Totti e Zeman al completo e sicuramente hanno tolto concentrazione ai miei ragazzi. Fino a 8′ dalla fine eravamo sotto uno a zero, ho provato ad effettuare qualche cambio per raddrizzare la partita ma abbiamo preso le altre due reti. Comunque secondo me il girone è abbastanza equilibrato, le squadre sono quasi tutte allo stesso livello: la differenza per chi è davanti in classifica la fa la grinta messa in campo.
La sua squadra si è dimostrata solida in difesa (solo 18 gol subiti) ma carente per quanto riguarda il reparto avanzato (con 26 reti realizzate solo in cinque hanno fatto peggio).
E’ vero, ma non dipende esclusivamente dai ragazzi. Ho lavorato un po’ di più sulla difesa perché all’inizio della stagione mi dicevano che la mia squadra peccava nel reparto arretrato non avendo elementi in grado di fare la differenza. Ora invece i numeri parlano chiaro, siamo la seconda difesa meno battuta del campionato. I ragazzi si applicano quindi se riuscirò a trasmettere qualcosa anche per la fase offensiva potremmo fare diversi passi in avanti.
Chi di passi ne fa (troppo) pochi è la prima squadra. Contro la Juve Stabia è arrivata l’ennesima sconfitta e i playout ora distano 6 punti.
Io spero vivamente nella salvezza in primis per tutte le persone che lavorano nel Vicenza Calcio. Una squadra di calcio è un’azienda, è giusto che i tifosi contestino ma sono dell’idea che non sia facile gestire una simile realtà. Mi dispiace per Breda perché l’ho visto molto preparato però purtroppo il calcio è così: se si ottengono i risultati è merito dei giocatori, se si fatica è colpa dell’allenatore. Sono convinto che i nuovi arrivi siano in grado di salvare il Vicenza. Anche perché per una piazza importante come questa la serie B è il minimo indispensabile.
Al termine del campionato allievi mancano ancora nove partite e il terzo posto dista solo una manciata di punti.
L’obiettivo primario è la crescita dei ragazzi. Spero di portare più ragazzi possibile in primavera e poi in prima squadra al Vicenza o in altre società. Se però quest’anno arrivasse anche la qualificazione per le fasi finali non sarebbe affatto male! Domenica il nostro cammino continuerà affrontando quel Bari che all’andata abbiamo superato 2 a 0. Ora però è reduce da una vittoria contro il Crotone per 4 a 2 e, come tutte le nostre avversarie, si è evoluta rispetto alle prime fasi della stagione: sarà un’altra lotta.