Martinelli 6: il suo intervento al limite dell’area non pare proprio da cartellino rosso. In precedenza non aveva fatto male.
Di Matteo 6,5: un salvataggio decisivo al 20′ ma è dal suo scivolone che nasce il break quasi fatale. Si sta trasformando sempre più in un terzino di fascia e in quel ruolo si dimostra molto utile.
Giandonato 6+: senza mostrare cose straordinarie cerca di fare un po’ di pressing in mezzo al campo. Sta decisamente migliorando come tempra ma resta ancora troppo statico. Sostituito per ragioni tattiche.
Padalino 7,5 : alimenta con continuità la fascia destra e si rende spesso pericoloso in area avversaria. Caccia, come al solito, tanti palloni vaganti. E’ un vero gigante ed esce a metà ripresa completamente stremato.
Castiglia 6,5: un primo tempo anonimo in una posizione che accetta ma evidentemente non si sente addosso. Quando il mister lo piazza nel vivo del gioco, sciorina 45′ da battaglia, in cui cala la saracinesca davanti ai centrocampisti ascolani.
Malonga 5: dopo un modesto colpo di testa nel primo tempo, prova il primo tiro al 49′. Per il resto, immobile come la statua del grande architetto in piazzetta Palladio. E stavolta non c’erano né Plasmati né Giacomelli a pestargli i piedi.
Pinardi 7: va talvolta a corrente alternata, ma mantiene la testa lucida quando la squadra finisce in inferiorità numerica. E’ la sua sagacia tattica ad impedire lo sbando biancorosso. Da vero capitano.
Semioli 6,5 qualche buona giocata per linee esterne e una tenuta atletica che va via via migliorando. E’ una delle fonti di fosforo puro di questa squadra e ce ne accorgiamo quando non c’è. Oggi c’era, eccome.
Pisano 6: entra e fa il suo. Forse dormicchia un po’ nella doppia occasione abruzzese di fine gara. Ma si guadagna la pagnotta.
Lo 6: entra quando la squadra è tutta contratta su se stessa e allora cerca di dare una mano dove può. Da incoraggiare.
Maiorino 6: solo un tiro a lato su punizione e tanta corsa per aiutare la squadra.
Breda 6,5: il mister mette in campo una formazione quasi obbligata per le tante (e importanti) assenze. Rimette a modello la squadra quando il Vicenza resta in 10. I suoi lo ripagano con una prestazione gagliarda e grintosa. I cambi sono convincenti e il punto alla fine appare (nonostante i due legni ascolani) ampiamente meritato.