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Dalle Rive: “Se ci sono i presupposti prendo il Vicenza al 100%”

Da 22 Ottobre 2012 - 22:15Non Ci Sono Commenti10 min leggere

Viene chiesta a Dalle Rive trasparenza, chiarezza sulle cifre debitorie. “Una trattativa – replica il patron del Marano – per farla terminare nel migliore dei modi bisogna tenerla nel cassetto. Per rispetto dei tifosi è necessario dire le cose a tempo debito. Io non sono certo uno che le manda a dire, ma c’è chiarezza e chiarezza, non posso buttare in pasto cifre a destra e sinistra. Stiamo ancora esaminando i numeri, quando l’idea sarà precisa non avrò bisogno di proclami, andrò da Cassingena e sono convinto che troveremo un accordo. Ma per poterlo fare, lo ripeto, è fondamentale che io trovi altre tre o quattro imprenditori. Dall’intervista sul GdV mi hanno chiamato in sei-sette. La prossima settimana parto per gli Stati Uniti, ma al mio ritorno avrò con tutti dei colloqui di approfondimento. Ma dal numero di sette od otto soci non transigo. Oggi sono quattro, se ne trovo solo uno o due sono pochi: c’è un club da risanare, il centro di Isola, un settore giovanile da ristrutturare, troppi oneri per un gruppo ristretto”.

Ancetti chiede per quale ragione un imprenditore deciso e trasparente come Dalle Rive, dopo essersi affacciato in via Schio già tre anni fa, non abbia subito voluto vedere i numeri. Perché, in sostanza, non abbiano operato subito i suoi commercialisti. “Lasciando stare il primo contatto, quando Cunico mi ha contattato qualche mese fa mi ha comunicato il monte debiti, e nel contempo ha preso l’impegno di contattare i potenziali soci per formare la cordata. In questo momento non sono i numeri debitori l’aspetto fondamentale. Anche perché altrimenti comincia un balletto di cifre che io voglio accuratamente evitare. Dario Cassingena, proprio in questa trasmissione, seduto sulla sedia nella quale sto seduto in questo momento, ha detto che i debiti del Vicenza sono inferiori agli otto milioni di euro. Ha anche detto che non ci sarebbe nessun problema a finire la stagione sportiva. Mi farebbe piacere se fosse così, vorrebbe dire che ci sarebbe altro tempo per trattare. Ma i bilanci sono depositati, chiunque può verificare quelle affermazioni. Da parte mia ho un patto di riservatezza morale, non mi interessa questionare se siano otto, o dieci, o di più. Ora è solo il momento di costruire, una volta chiarita definitivamente la situazione tramite i commercialisti andrò dai proprietari; e una volta firmato l’acquisto del Vicenza, allora e solo allora lo farò sapere a tutti”.

Alla domanda se vorrebbe Cunico nella cordata, Dalle Rive risponde senza esitazioni: “Senza dubbio. Io l’ho conosciuto due mesi fa, ci siamo parlati una decina di volte e ho grande considerazione della persona, avrei tanto piacere che ne facesse parte. Anche grazie ai suoi consigli io sono andato dal sindaco Variati, con il quale c’è stato un feeling immediato, poi dall’ingegner Simonetto della Maltauro, che mi ha detto con sollievo che finalmente per la prima volta qualcuno vicino al Vicenza calcio gli parlava dello costruzione dello stadio. Abbiamo ipotizzato una struttura da 15-16000 posti a sedere, delle dimensioni che concedano spazio anche ad altro. Ma per portare a termine un progetto del genere ci vogliono soldi, l’appoggio delle banche, una compagine forte formata da imprenditori, otto-dieci e non quattro cinque come sperava inizialmente Cunico, innamorati del Vicenza e pronti a investire per far tornare grande il club biancorosso”.

Corrado Ferretto pone l’accento sul Centro tecnico di Isola Vicentina, spesso al centro dell’attenzione per il problema della reale proprietà dei campi e per gli affitti non pagati, che ammonterebbero a 2 milioni di euro. E la proprietà uscente non sarebbe disponibile a partecipare né a questa, né ad altre situazioni debitorie. “Con Tiziano Cunico – risponde molto serio Dalle Rive – sono d’accordo che in caso di ingresso in via Schio la vecchia proprietà rimarrà in minoranza e si accollerà una parte significativa del debito, il 40%-45% tanto per dirla chiara, con un impegno triennale. Per quanto riguarda il Centro tecnico, sono a conoscenza che è una cosa a sé, ma  ora non posso approfondire questa questione, non è il momento. Non posso fare del chiacchiericcio, l’unica cosa che voglio, quando saremo pronti, è incontrarmi con Sergio Cassingena, sedermi al tavolo e non alzarmi dalla sedia fino alla firma. Io sono fatto così. Di debiti parleremo solo quando avrò in mano il Vicenza”.

La Mantovani fa notare che un personaggio di spicco come l’ex presidente biancorosso Pieraldo Dalle Carbonare alle cordate non crede affatto. “Io invece sì – replica l’imprenditore della Safond – e credo in tutte le persone che hanno a cuore il Vicenza. Io mi ricordo i tempi di Maraschin, a gestire il Vicenza erano dieci, dodici soci. Troppe teste per una cordata sola? È questione di intelligenza e di buon senso: io sono abituato a comandare, ma se trovo uno più bravo di me so stare anche nelle retrovie. Io voglio dei compagni di avventura, lo ripeto, innamorati dei colori biancorossi. E vorrei una parte della tifoseria in società. E poi chiarezza, chiarezza e ancora chiarezza. Quella che fa decidere ad un capofamiglia di spendere ciò che ha, se ci sono solo mille euro al mese si devono spendere solo quelli. Io voglio fare una società seria e da serie A, se mi passate il gioco di parole. Come? Innanzitutto bisogna sanare i debiti, c’è un sacco di gente che avanza soldi dal Vicenza calcio, ed io ho enorme rispetto di chi ha lavorato e aspetta il suo compenso. Bisogna partire da questo aspetto, sarei un bauco se non lo facessi. Quanto al bastone del comando, la faccenda è semplicissima (tenendo presente che dico sempre ai miei collaboratori che le mie società mi comandano, non io che comando loro): comanda chi prende il 51% della società che acquista del 51% del Vicenza calcio”. E quindi Rino Dalle Rive, si azzarda in studio. La replica è una risata sorniona.

Si passa a parlare di vivaio. “Negli anni ’60 – confida l’imprenditore – giocavo nella Primavera biancorossa. In quegli anni dal settore giovanile uscivano i Bardin, i Poli, i De Petri. Altri tempi, è vero, avevamo tanta fame, tanta voglia. Ma c’era anche una gestione del vivaio organizzata, che bisogna far ritornare a vivere. Io a Marano, in Eccellenza, ho sette osservatori, nemmeno in una serie dilettantistica posso permettermi di impostare il settore giovanile in forma non professionale. Per organizzare un buon vivaio ci vogliono milioni di euro, i piccoli giocatori devono imparare ad amare la maglia e la maglia si ama quando la si indossa per anni, non quando si sveste a quindici o sedici anni per andare altrove. Un vivaio non è solo insegnare calcio, ma diffondere valori. Io ai miei ragazzi a Marano parlo poco di calcio e tanto di valori”.

Che succede se la nascente cordata Dalle Rive non arriva all’acquisto delle quote di maggioranza del club di via Schio. “Se con l’arrivo di altri soci – chiosa serissimo Dalle Rive – il mio gruppo arriverà in fondo tutto bene, altrimenti lo scenario è molto negativo. Se non arriva nessuno, o si va a Roma, ma non certo dal Papa (chiaro riferimento all’avvocato Massone) o i libri vanno a finire in Tribunale. E faccio un appello anche ai fornitori del Vicenza, perché rischiano di perdere tutto pure loro. Mentre io sarei davvero felice di arrivare in via Schio edi poterli finalmente pagare”. Si prova a stilare una scaletta dei tempi d’acquisto. “Ho voluto – dice ancora Dalle Rive – l’intervista al GdV per dare un’accelerata alla trattativa. Quando Cunico è venuto da me la prima volta gli avevo detto di non fare il mio nome. Perché poi, se non si conclude, si passa solo per quello che vuol farsi vedere. Ma ora è diventato necessario esporsi. Entro Natale voglio che tutto sia chiuso. Perché dico Natale? Mica sono stupidino a dirlo, se dico Pasqua potrebbe essere troppo tardi. E poi i fidanzamenti lunghi non vanno bene. Per tornare alla scaletta d’acquisto, prima c’è il completamento della cordata, per la quale ho segnali molto positivi, Lely per esempio in breve tempo mi ha trovato un buon socio potenziale. Quando saremo pronti, ovviamente entro Natale, andremo da Cassingena”.

E nella malaugurata ipotesi che il Vicenza dovesse fallire, si chiede Ancetti, Rino Dalle Rive si farebbe avanti? “Mi è successo qualche anno fa con una mia azienda che un socio volesse farla fallire, io mi sono opposto con forza. Perché per me il fallimento è una sconfitta, in una azienda come nel Vicenza. Chi vuol bene al Vicenza oggi deve venire fuori, non pensare all’eventuale acquisto dopo il fallimento”. Arriva una domanda provocatoria: e se ad affacciarsi come socio potenziale fosse Massone? Dalle Rive chiede la domanda di riserva. Ci si avvia alla conclusione, è il Direttore di TVA Luca Ancetti a riepilogare i punti fermi emersi dalle dichiarazioni del potenziale acquirente della società biancorossa: primo, se non arrivano 4-5 imprenditori ad affiancarl, Dalle Rive non acquista il Vicenza. Secondo, se la vecchia gestione non si accolla almento il 35%-40% dei debiti finisce allo stesso modo. Terzo, se non arriva Dalle Rive a gennaio, c’ è il concreto rischio di fallimento del club di via Schio. Il patron della Safond sospira annuendo al “riassunto” di Ancetti. Eloquente. 

Ma ciò nonostante Dalle Rive rimane ottimista. “Lo sono sempre – chiude la trasmissione l’imprenditore – e se non fossi convinto di quel che faccio non farei niente. In tre anni ho visto tante volte fuori dalla mia azienda gli striscioni con scritto “Dalle Rive facci sognare”. Io farò di tutto per farli davvero sognare, perché questo sport lo amo come la mia vita. Quante probabilità ci sono che io arrivi ad acquistare il Vicenza? Se ci sono i presupposti dico il 100%, ma ci devono essere i presupposti. Perché comprare il Vicenza non è uno scherzo, si va a prendere una squadra amata da tantissimi tifosi e che deve esistere oggi, domani, sempre”.

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Articolo scritto dalla Redazione di Biancorossi.net

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