Giani 6-: quanto meno stavolta non lascia sul taccuino del cronista errori fatali. Snocciola la sua partitina grigia, ma dietro risulta sicuramente il meno sciagurato.
Di Matteo5,5 : al suo attivo tanta corsa e un buon lavoro di copertura sulla corsia di competenza. Si vede assai meno dalla metacampo in su, ma questo è un copione putroppo già visto
Pinardi 6: cerca di dare ordine e profondità all’asfittica manovra biancorossa. Qualche volta ci riesce meglio, altre volte no. Ma nel complesso pare l’unico che cerca di dare fosforo in fase di costruzione di gioco.
Castiglia 6,5: se lo pagassero un tanto a chilometro sarebbe milionario. Tocca un’infinità di palloni e ovviamente qualcuno lo sbaglia. Ma è quello che non si arrende mai. Combatte fino al 92’ ed esce con la maglia zuppa.
Semioli 6: schierato in un ruolo che forse non è il suo, si dimostra piuttosto vivace quando cerca la profondità sull’ala. Mette così qualche buon pallone in mezzo, peraltro mai sfuttato dai compagni.
Plasmati 5,5: inizio promettente, poi prende un botta sulla gamba e cala vistosamente, con una prestazione all’insegna di movimenti lenti e legnosi. Mai pericoloso di testa.
Malonga 5: l’ombra del bomber ammirato nelle prime gare. Anche se le due uniche occasioni del Vicenza si debbono ai suoi piedi (il salvataggio sulla linea nel primo tempo e la paratone di Silvestri nella ripresa) per il resto traccheggia senza grinta né incisività.
Giandonato 5: l’impressione è che sopravvaluti il suo indubbio talento. Nel calcio di oggi se non hai velocità e cattiveria rimani confinato nella mediocrità. E infatti il suo ingresso in campo è risultato non solo inutile ma anche un po’ irritante
Martinelli 5,5: la sua entrata non ha minimamente modificato il quadro tattico di una gara già persa.
Danti: 5,5.: ha uno scampolo di partita per far vedere di non meritare panchine e tribune. Non ci riesce.
Breda 5: nella prima mezzora ne capisce pochino. La formazione che mette in campo è un po’ cervellotica e solo il cambio di modulo ne cambia un poco il volto. Come al solito il Lane cresce quando finisce sotto, ma questo, lungi dall’essere un pregio, costituisce il limite più grosso della squadra.