Perché il Vicenza? Più di due anni. Da tanto dura l’interesse del gruppo rappresentato da Angelo Massone nei confronti del club di via Schio. Perché? Perché proprio il Vicenza? “Ci siamo approcciati circa due anni e mezzo fa, abbiamo incontrato l’allora presidente Danilo Preto e ci siamo messi a studiare la situazione. In questo periodo ci sono state delle asticelle che noi abbiamo sempre raggiunto, ma di fatto non siamo ancora riusciti a concludere l’acquisizione delle quote. Noi non abbiamo i numeri per una squadra di serie A, ma i nostri numeri, i nostri piani aziendali, i nostri business plan ci spingevano verso Vicenza, una città e una squadra con potenzialità incredibili. Voglio sottolineare che si tratta di un progetto etico-sportivo, che sta in piedi se c’è condivisione con i tifosi. Vogliamo andare in totale controtendenza con tutto quello che è il mondo del calcio oggi: in Inghilterra esistono delle associazioni di trust che collaborano attivamente con le società di calcio, per verificare quello che effettivamente fanno i gestori delle società. In una situazione come Vicenza, in cui si è toccato un livello molto basso, per noi è fondamentale ripartire con e dai tifosi; per questo mi piace l’idea della Nobile Provinciale, loro hanno colto un passaggio necessario per il futuro del calcio”. Massone ha poi sottolineato come il Vicenza sarebbe “il fiore all’occhiello di un ampio progetto che prevede partecipazioni, con quote di maggioranza e di minoranza, in diversi club europei”.
Nessun nome. Il nocciolo della questione, si sa, sono i nomi della cordata rappresentata dall’avvocato Massone. Ma anche ieri, nonostante le richieste (sia in studio che da parte dei tifosi da casa), Massone non ha voluto farli. “Sono nomi ben noti alla Banca Popolare di Vicenza e alla proprietà, non posso buttarli nel calderone mediatico perché sono nomi assolutamente rispettabili e da rispettare. Si tratta di un gruppo di imprenditori che mi ha dato mandato di trattare e che negli anni si è rafforzato. Quanti siamo? Quattro, compreso me: io sarei il 25% della società che andrebbe ad acquistare le quote del Vicenza”. Quattro, proprio come ai tempi dell’esperienza scozzese al Livingston, ricordando che a suo tempo sia Tommaso Bruno che Tommaso Angelini confermarono proprio a biancorossi.net di essere ancora al fianco di Massone anche nell’avventura di Vicenza. Ma come detto, nomi non ne sono stati fatti. Massone ha però voluto ribadire che si tratta di una “cordata solida che è stata analizzata dalla Banca Popolare di Vicenza”, smentendo che ci fosse stata una bocciatura, “assolutamente no”.
Finalfa e BpVi. In merito al comunicato del 2 luglio scorso diffuso da Finalfa, la fiduciaria che controlla il pacchetto azionario del Vicenza, in cui si diceva testualmente che “la proposta ricevuta non è stata giudicata idonea dagli Istituti bancari di riferimento”, Massone è stato categorico. “Il comunicato è falso nei contenuti e abbiamo intrapreso le vie legali, ricordando che il comunicato di Finalfa è uscito sul sito del Vicenza Calcio”. L’avvocato ha proseguito raccontando che “da due, tre mesi Preto ci diceva che si poteva chiudere a determinate condizioni. Condizioni che strada facendo sono leggermente cambiate: noi abbiamo aderito a tutto, anche alle ultime verso fine giugno. Ricordo che noi avremmo preso il Vicenza anche in lega Pro mentre tutti scappavano, presentando ben due offerta, una per la B e una per la Prima divisione. Noi eravamo a Vicenza a fare piani industriali in quel periodo affinché i numeri girassero anche in lega Pro e quando io chiedevo un confronto mi sentivo rispondere che chi doveva fare i piani industriali del Vicenza era in vacanza”. Poi torna a tirare in ballo Finalfa. “Ho portato gli imprenditori della mia cordata alla Banca Popolare di Vicenza, alla presenza di un funzionario e del presidente del collegio dei revisori dei conti del Vicenza calcio. Durante quell’incontro i funzionario della BpVi, che sarà uno dei miei testimoni in tribunale nella causa nei confronti di chi ha emesso questo comunicato, ha detto chiaramente al presidente del collegio dei revisori dei conti della società che il comunicato di Finalfa l’ha fatto arrabbiare”.
Debiti ieri e oggi. “Attualmente sto trattando con Tiziano Cunico: quando mi hanno detto che era lui la persona di riferimento ho alzato il telefono e l’ho chiamato. Dico chiaramente che un paio di volte mi ha fatto perdere tempo, perché noi abbiamo voglia e fretta di chiudere, sappiamo i numeri a memoria. I debiti? Da quello che ho visto siamo nell’ordine dei 9-10 milioni di euro. Quando mi sono avvicinato al Vicenza la prima volta erano 3,5 milioni e chiedevano per il 70% del pacchetto azionario 3,5 milioni: oggi la richiesta è 1 euro e l’accollo di tutti i debiti”. Debiti che la cordata Massone ripianerebbe totalmente “con un piano di cinque anni”. Cunico però aveva espressamente dichiarato che l’attuale proprietà avrebbe contributo, per tre anni, al pagamento dei debiti: “A me – ha precisato Massone – la proprietà ha sempre detto che loro dei debiti pagheranno zero”.
La firma mancante. Che Massone fosse stato ad un passo dal Vicenza lo si sapeva. Ieri l’avvocato l’ha ribadito, rivelando che “era stato trovato l’accordo finale con tanto di firma da parte di Danilo Preto, che chiamava Sergio Cassingena ogni cinque minuti anche davanti a me. Per chiudere però serviva la doppia firma, dell’amministratore delegato di Finalfa (Preto) e del presidente di Finalfa (Cassingena): uno ha firmato (Preto), l’altro no (Cassingena)”.
Dubbi e frecciate. Qua e là Massone non le ha certo mandate a dire, citando in più di un’occasione proprio Sergio Cassingena e le sue reali o presunte intenzioni di vendere. Un primo accenno in riferimento all’incontro con i tifosi del gennaio 2011. “Non so chi l’ha organizzato, ma quello è stato un agguato non un incontro. Doveva essere un incontro organizzato con tre o quattro tifosi rappresentativi della tifoseria per conoscersi, per analizzare le cose e parlare con calma, mentre mi son trovato con sessanta persone ed è stato totalmente stravolto lo spirito dell’incontro”. Massone ha poi proseguito citando “il clima che è stato creato da qualcuno che non voleva vendere e che da qualche anno promette di vendere e non vende mai”. Invitato a fare esplicitamente il nome Massone ha detto: “Il proprietario del Vicenza Calcio, Sergio Cassingena. O almeno ritengo sia lui, visto che la proprietà è a me sconosciuta perché in realtà il proprietario del Vicenza Calcio è Finalfa, una srl con 20mila euro di capitale sociale dove c’è un presidente che è Sergio Cassingena e un amministratore delegato che è Danilo Preto”. Massone poi ribadisce il suo concetto: “C’è chi, come il mio gruppo, ha agito totalmente alla luce del sole, e c’è chi ha messo in giro tante voci che hanno contribuito a creare un clima molto negativo”. E poi l’ultimo affondo: “Io ad oggi non sono ancora convinto che Finalfa venderà il Vicenza calcio e faccio una scommessa con le due penne, Danilo Preto e Sergio Cassingena. Evidentemente perché il mondo del calcio gli piace, ha il figlio che fa il vicepresidente…”.