E’ il caso del Vicenza, inteso come società gestita da Sergio Cassingena, che in ogni stagione ha sempre più o meno rischiato di finire in lega Pro, ma c’è andato solo quando c’era chi l’aveva combinata grossa e ha permesso alla società berica di salvarsi per il classico rotto della cuffia, per la solita “botta di c…”. Questa la realtà, per cui ci auguriamo che nessuno abbia il coraggio di parlare di ripescaggio (o riammissione che nulla cambia …) meritato, o di Vicenza danneggiato dai comportamenti poco leciti di altre società visto che, nel caso del Lecce, stavano in un altro campionato. La cosa più opportuna da fare è quella di tenere un profilo basso, ricordarsi bene tutti gli errori commessi, perché ne sono stati fatti e di tutti i generi. Parlavamo di “c…” e non possiamo non sottolineare quanto accaduto quando fu richiamato mister Cagni alla guida del Vicenza a sei giornate dalla fine del campionato. Cagni ha regolare contratto, è di fatto obbligato a tornare a Vicenza percependo lo stesso ingaggio (circa 100 mila euro) di quando prese il posto di Baldini. Il Vicenza lo richiama, ma accetta di firmare in caso di salvezza una cosa come quasi 850 mila euro netti (quasi un milione e 700 mila euro lordi) tra premi e nuovo contratto. Un ingaggio che avrebbe permesso di riportare a Vicenza il grande Francesco Guidolin che, permettetemi, rispetto a Cagni non è di un altro pianeta, ma di un’altra galassia. Massimo Masolo e Danilo Preto, di cui non ho aggettivi per definire nel contesto l’incompetenza tecnica e finanziaria, firmano questo contratto che stupisce l’Italia del pallone tanto che ovunque tu andassi ti sentivi dire “ dimmi che non è vero che gli danno tutti quei soldi, non può essere reale….”. Invece era tutto vero, nonostante il valore modesto di Cagni, confermato dal fatto che nessuna squadra di serie A e B abbia questa estate nemmeno pensato di chiamarlo ad allenare. Qualcuno magari obietterà che quei soldi glieli avrebbero dati solo in caso di serie B, ma la replica è facile facile, perché se di soldi in via Schio non ce ne sono mai stati per acquistare un calciatore (chiedere a Cristallini per conferma), come mai improvvisamente per un allenatore, modesto per di più, c’erano? Ma quando hai un “c…” pazzesco, cosa succede? Capita che torni in serie B nelle aule dei tribunali, ti liberi del macigno pesantissimo del contratto di Cagni e nel frattempo con meno di un decimo di quello che dovevi dare al tecnico bresciano prendi un allenatore come Breda, con cui al centro tecnico di Isola Vicentina si è visto più lavoro tecnico-tattico in un mese che in tutta una stagione di Cagni. E se questo non si chiama “c…”, voi come lo chiamate? E per restare in tema, chiudiamo con una citazione particolare per chi da fine maggio si è fatto un mazzo tanto, lavorando giorno e notte, facendosi insomma un “c…” grande come una casa. Il compito era di quelli delicatissimi perché la lega Pro avrebbe di fatto messo il Vicenza fuori dalla porta del Tribunale con i libri in mano, e questo a Vicenza lo sanno tutti. Gli avvocati Andrea Fabris, Gian Luigi Polato e Antonino De Silvestri hanno contribuito in maniera fondamentale a far sì che il Vicenza torni tra i cadetti e non solo partecipando con precisione e competenza ai processi nella torrida estate di Roma, ma anche lavorando minuto per minuto ad ogni indiscrezione, ricercando le informazioni giuste al momento opportuno, non lasciando insomma mai niente al caso. Tre mesi di lavoro che hanno ricordato l’estate in cui i ricorsi del Napoli di De Laurentis non finivano mai, tanto che quando i legali vicentini vinsero anche l’ultimo appello la prima battuta fu quel “è stato come rivincere un’altra coppa Italia” che spiegò bene lo stress e la fatica accumulata quell’estate. Che assomiglia molto a questa, per cui i legali del Vicenza un giorno potranno raccontare di aver vinto due campionati, anche se nelle aule dei tribunali. Cosa che non potrà dire di aver fatto sul campo la società di Cassingena, ma questa è un’altra storia…
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