Parole non certo da presidente uscente. “Io non ho certo in programma di dimettermi. Sono in via Schio per amore del Vicenza, non prendo cinque lire, fino ad ora mi sono pure pagato le trasferte. E pur di vedere il Vicenza tornare alle glorie antiche sono disposto anche al sacrificio di rimanere presidente. Sì, per me è un sacrificio, perché mi costringe a mettere da parte la famiglia, la mia attività, gli hobby. Ma mi faccio forte dell’idea di gestione della società che ho in testa. Voglio persone dedicate 24 ore su 24 al Vicenza”.
Chi metterà i 5 milioni di euro per disputare un campionato che porti ai playoff in Lega Pro, si chiede Ferretto. Cassingena, Preto, Masolo stesso? “Lei è un venale – sbotta il dentista – ricordo che aveva dubbi anche sul pagamento degli ultimi stipendi. Gli stipendi sono stati pagati, con l’aggregazione verremo fuori anche da questa situazione e troveremo i soldi che servono”.
Servono anche le idee – fa notare Viviani. “Hai proprio ragione Fabio – concorda il presidente – quest’anno sono mancate le idee, non nego che saranno necessari grandi cambiamenti”. Continuano le domande. Quante possibilità ci sono di vedere un Masolo ancora presidente dopo il Cda di mercoledì? E per curiosità, quanto ha investito nella società? “Le pare poco che abbia messo la mia faccia? – la replica immediata del titolare di Max Medical – Io ho dato zero lire, ma finché sarò garante del destino di questo Vicenza lo farò con la stessa passione e lo stesso amore per i colori biancorossi. Certo non sono un garante sprovveduto, ho chiesto le garanzie a chi finanzia l’operazione. Ma non si può solo guardare le cifre, in maniera venale, è necessario l’amore per gestire una società di calcio. Ci sono squadre salite dalla C alla B con un budget molto ristretto. Probabilmente ci hanno messo amore. Se sarà necessario, se arriverà Paperon de’ Paperoni a bussare alla porta, mi alzerò e me ne andrò, ma per amore del Vicenza fino a che non succede questo, io rimango. Avete visto che con la passione e l’amore per poco non otteniamo il miracolo. In un mese e mezzo non si poteva pensare al stravolgere tutto, ma adesso a bocce ferme si può programmare il futuro”.
Si fa notare come i tifosi facciano fatica a vedere in lui il nuovo che avanza. Soprattutto in quanto economicamente legato alla vecchia proprietà. “Come al solito non si vuol capire – si scalda nuovamente Masolo, madido di sudore – ribadisco che nel momento del mio insediamento ho chiesto due garanzie: la prima non fallire, la seconda autonomia. Se guardiamo al bilancio della società biancorossa si capisce che le persone che stanno dietro hanno tirato fuori i soldi, lo faranno ancora!”.
Ferretto cerca di scendere sul concreto di un esempio pratico, chiedendo che giocatori siano stati acquistati negli ultimi otto anni, ma la risposta non arriva. “Gavazzi…Zampagna. Ma insomma, non conta solo questo, siamo un club che vanta due palloni d’oro. La polemica non serve. Chiedo che mi sia riconosciuto che dal mio arrivo le cose sono cambiate in maniera evidente, spero che mi sia dia il riconoscimento di questo. Prendiamo i fatti: io sono sceso in campo per prendere delle decisioni forti, per dare svolta alla società, anche dal punto di vista tecnico. E già questo dovrebbe essere un buon inizio. Neanche Cassingena ha tirato fuori soldi, erano altri che li mettevano, gente che ora si mangia le mani per la minusvalenza. Cassingena è stato un ideatore, ma non è stato il finanziatore. Non è Zamparini, non è Moratti. Se questi finanziatori scontenti scelgono un altro cavallo, perché non vedere come va, perché non dargli fiducia. Se ci fossero alternative valide sarei il primo a farmi da parte, ma non vedo questa opportunità”.
Una delle prima decisioni prese è stato l’allontanamento di Paolo Cristallini. Ed ora che le scadenze delle comproprietà sono alle porte (22 giugno) chi andrà a fare mercato per la società biancorossa? “Questo è un argomento che si affronterà tutti insieme in Cda – la replica presidenziale – non posso rispondere ora. Siamo a 48 ore dalla partita di venerdì scorso, ho bisogno di riflettere, non potete farmi queste domande. Siamo fra color che son sospesi, non sappiamo ancora in che categoria giocheremo. Una situazione in cui non avrei voluto trovarmi oggi, ma è la realta ed ora dovremo mettere a puntino alcune cose.
Arriva una domanda diretta della Mantovani: “Ma lei è uomo di Sergio Cassingena? Fa quello che vuole lui? “Se suppone questo proprio non mi conosce. Ma per carità, il mio carattere è completamente diverso, non accetto imposizioni dall’alto, specialmente nel calcio. Io Cassingena l’ho sentito solo una volta dal mio insediamento, la mia autonomia è totale, altrimenti me ne vado subito. Quando ho scelto di richiamare Cagni ho scelto assolutamente di testa mia, mi dispiace per Beghetto e per il medico sociale, ma dovevo ricreare armonia, c’erano anche equilibri economici da salvaguardare. Alla fine, lo so, abbiamo perso sul campo, ma io spero che mio teorema confermato e che da quart’ultimi siamo di fronte ad un possibile ripescaggio”.
Ancora: quanto è preoccupato dei debiti? “Il giusto, quanto basta per impegnarmi a ridurre il costo di gestione attuale della squadra, degno della serie A, più che della B o Lega Pro. Il debito in ogni caso è difficile da quantificare, perché dipende dalla valutazione dei giocatori. E in questo senso la società in passato ha fatto anche buoni affari, su tutti Frison, preso per poco e ora uno dei portieri più stimati della serie cadetta”.
Si torna a parlare della scadenza delle comproprietà, e si torna a Paolo Cristallini. Sarà ancora lui a pensarci, il 22? Masolo chiede “un attimo di tempo. Se volete – propone – facciamo un’altra trasmissione. Dovete darmi tempo”.
Ferretto incalza: che cosa pensa di questi otto anni di gestione Cassingena? “C’è una realtà inconfutabile – risponde Masolo – non ci sono stati i risultati sperati. Da quando sono arrivato, io ci ho messo una passione enorme per far venir fuori dalle peste il Vicenza. Non ci sono riuscito, ma ribadisco un concetto già espresso, quello che mi ha impressionato di più è che c’è una gestione da squadra di categoria supreriore. C’è un bel contorno da società di serie A, ma io vorrei meno contorno e più concretezza, vorrei anche più settore giovanile”.
Stavolta a sbottare è Viviani; “Presidente mi perdoni, ma io sono venuto via dal Vicenza per la totale assenza di programmazione del settore giovanile…” Ne nasce un simpatico siparietto, concluso dal massimo dirigente di via Schio: “Fabio, se hai un progetto per il vivaio, lo esaminiamo insieme!”.
L’ultima domanda è della Mantovani, che prima come, in caso di permanenza di questa proprietà, i soldi rimarrebbero pochi e la pur indubbia passione, da sola, non basterebbe. Poi chiede quali saranno i progetti per il futuro. “E’ un momento di crisi – conclude il presidente – e sono dispiaciuto per quei dipendenti del Vicenza che dovrò sacrificare alle esigenze di budget. Ritengo che l’unica cosa importante sarà avere idee, anche se con pochi soldi. Partendo dalle idee si può anche fare a meno dei soldi. E si possono pagare pure i debiti. Non è un cavolo vero che con le idee non si ripianano i debiti, noi abbiamo giocatori che, se venduti bene, possono aiutarci a farlo. Io sono un emotivo, ma non uno sprovveduto. L’unica persona con cui non mi consiglierò, lo dico chiaro, sarà Cassingena. Che in ogni caso, per quanti errori abbia fatto, va perdonato, perché può averlo fatto per amore. Ha sbagliato, non ci ha portato in serie A, ma ora basta, non si può continuare a condannarlo per sempre”.
Viene il momento dell’Avv. Fabris, cui viene richiesto di chiarire in che tempi potranno arrivare le sentenze su Scommessopoli. “Ragionevolmente per metà-fine luglio – replica il direttore di gestione della società. Il quesito più importante però: è ipotizzabile che l’anno prossimo il Vicenza giochi ancora in serie B?
“Il risultato del campo dice Lega Pro – ammette il direttore di gestione biancorosso – Dopo Empoli non ho dormito, ma da sabato mattina, con gli avvocati De Silvestri e Polato lavoriamo per ottenere quanto non abbiamo ottenuto sul campo, il mantenimento della categoria, sia pur costruito sulle disgrazie altrui. I tempi giustizia sportiva sono stretti, ma non certi. Ci sono vari filoni di indagine, che porteranno a provessi diversi. C’è Cremona, c’è Bari. A un certo punto bisognerà tirare una riga per definire la composizione della A, della B e della C. Entro fine luglio ci dovrebbe essere una situazione chiara. C’è da tenere in considerazione anche la riforma che riguarda l’eventuale riduzione a 20 squadre nella serie cadetta, ma che non è legata ad illeciti. Mi spiego, se c’è una squadra che non ha pagato stipendi o manca in altri requisiti fondamentali per l’iscrizione, ed entro il 30 giugno non presenta garanzie, potrebbe sparire e dar luogo ad una B da 21 o 20 squadre. Questa è una faccenda a parte rispetto all’esito dei processi sportivi. Prevedo che il primo iter processuale che arriverà a compimento sarà quello di Cremona, quel filone dovrebbe chiudersi prima degli altri. In merito alla posizione del Grosseto, non siamo in possesso dei verbali ma da quanto riportato sui giornali si legge dell’ex ds Iaconi e di due giocatori che avrebbero confermato la responsabilità diretta del club. Anche per quanto riguarda la situazione dei maremmani, si dovrà ragionevolmente Per sapere quale sarà ragionevolmente si andrà a luglio, per passaggi tecnici e procedurali. Teniamo presente che la giudizia sportiva ha tre gradi di giudizio e perciò, indipendentemente dalla volontà di accelerare i tempi per il nostro interesse, come minimo dovrà passare un periodo di 20-30 giorni. Non sarà facile riconquistare nelle aule di giustizia quanto perso sul campo, ma da tifoso spero in questo sogno”.