La società ha fatto sapere che stavolta sarà a tempo indeterminato, ma è facile prevedere che l’anticipo che il Vicenza giocherà al Menti venerdì sera contro il Livorno potrebbe essere fatale a mister Baldini se la compagine biancorossa non otterrà un risultato positivo, meglio se con una prestazione convincente. E anche se da via Schio negano di aver contattato altri allenatori, le voci su Armando Madonna, Serse Cosmi e Franco Lerda, girano con una certa insistenza. Poco credito trova la soluzione di Rolando Maran, tuttora a libro paga fino al giugno 2012. Insomma dopo cinque giornate e, penalizzazioni di Ascoli, Juve Stabia e Crotone a parte, un solo punto in classifica che varrebbe un ultimo posto in graduatoria, in casa Vicenza la situazione è decisamente complicata. La debacle di Cittadella del resto ha scatenato la contestazione della piazza, delusa da un avvio a dir poco deficitario e stanca da troppe stagioni in cui il Vicenza sta regalando solo mortificazioni ad una piazza che per tradizione e attaccamento ai colori biancorossi meriterebbe senza dubbio la serie A. La realtà è che finora non ha funzionato quasi niente, e dare la colpa di tutto questo solo ai giocatori ci sembra alquanto ingiusto e poco coerente. Sia ben chiaro che la truppa a disposizione di Baldini ha le sue responsabilità e deve dare di più, ma nell’era Cassingena sono transitati a Vicenza quasi un centinaio di giocatori e ben sette tecnici che tra l’altro, nel caso di Gianfranco Bellotto e Nedo Sonetti, si sono seduti sulla panchina berica per tre giornate per poi lasciare a chi li aveva preceduti. Ecco perché non può essere sempre e solo colpa di allenatori e giocatori. Ribadiamo che senza dubbio a Cittadella è andata in scena una ripresa a dir poco sconcertante in cui giocatori e tecnico hanno sbagliato molto. Soprattutto le scelte di Baldini nei cambi non hanno per niente convinto favorendo la rincorsa nel risultato di un Cittadella che giocava meglio e soprattutto andava a velocità tripla dei biancorossi. Inoltre il continuo tourbillon di moduli e una preparazione che fin dalla prima giornata a Brescia è parsa decisamente carente visto che dopo l’ora di gioco gli avversari arrivano sempre prima sul pallone, hanno più condizione e sono più rapidi e veloci dei biancorossi, testimoniano di una situazione di grave difficoltà della truppa di Baldini. Nel calcio però conta molto anche come una squadra si costruisce e la qualità tecnica di cui dispone l’organico. Nel primo caso a Vicenza si fa e si disfa regolarmente da anni nel dichiarato intento di fare cassa, mentre il potenziale della rosa presenta vecchie lacune mai colmate. Manca un terzino destro, i centrali sono tutti forti fisicamente ma lenti nel breve, e l’unico che avrebbe il passo e la maturità per comandare la difesa è costretto a giocare a destra perché un terzino di ruolo non c’è. La disponibilità economica per chi agisce nel mercato è zero per cui non si acquista un giocatore se non inserendolo in una cessione (vedi il caso Abbruscato arrivato nella cessione di Sgrigna al Torino che ha pure portato soldi nelle casse beriche), se non è svincolato, oppure se è reduce da stagioni sfortunate ed è in cerca di rilancio. E’ il caso di Paolucci che non gioca di fatto da due anni e per andare in condizione ha bisogno di tempo che a Vicenza non c’è. Ecco quindi che le responsabilità di una società senza un vero progetto e senza alcuna disponibilità economica sono molto evidenti visto che negli anni molti giocatori e allenatori sono cambiati ma i risultati sono rimasti gli stessi. Del resto lo score delle gare di campionato dell’era Cassingena recita 81 vittorie, 91 pareggi e ben 115 sconfitte. Un bilancio che parla da solo e che in via Schio dovrebbe far riflettere a lungo sulle responsabilità che sarebbe anche giunto il momento di prendersi invece di scaricarle sempre sugli altri.
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