È toccato al sempiterno Stefan Schwoch, ridotto ormai al ruolo di punching ball emotivo su cui scaricare ogni delusione di stampa e tifoseria, coprire il vuoto lasciato dal vertice. Eppure Sergio Cassingena al “Rigamonti” c’era. E per un tempo c’era pure ieri sera. Ed era lo stesso Sergio Cassingena che, ad inizio giugno, riprendendo la presidenza di via Schio dopo la “reggenza” Preto, si cospargeva il capo di cenere e parlava di nuovo corso. Giurava, il presidente, che per il passato il suo errore più grande era stato quello di non aver ascoltato la tifoseria. Proclamava che stavolta le cose sarebbero andate diversamente. E chiedeva entusiasmo ad un pubblico che, sempre più simile alla cornuta disposta a perdonare al marito ogni tradimento, gliel’ha concesso ancora una volta (basti pensare ai 6000 della vigilia di Ferragosto al Menti). Ora, dopo tre sole uscite ufficiali della squadra biancorossa, la preoccupazione di addetti ai lavori e innamorati del Lane è a livelli di guardia. Ma la cosa non sembra scuotere la sensibilità presidenziale. “Alla fine del mercato mancano quattro giorni ed è doveroso che da via Schio arrivi qualche segnale”, scriveva giustamente Nicola Gobbo su questo sito domenica scorsa, parlando di mercato. Ma oltre che mettere mano al portafoglio per provvedere ai più che necessari acquisti, sarebbe importante che l’uomo più in vista di via Schio decidesse di usare l’arte di metterci la faccia, anziché indossare la maschera di Schwoch nei momenti bui, in attesa di rifarsi vivo alla terza vittoria consecutiva (ammesso che stavolta ci si arrivi…).
“La responsabilità è il prezzo della grandezza” (W. Churchill).
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