– Mister, dopo una decina di giorni di lavoro che bilancio si può trarre dal soggiorno in Altopiano? Ora ha le idee più chiare?
“E’ troppo poco per avere le idee chiare, per conoscere approfonditamente i giocatori. Posso dire che il gruppo lavora bene e con grande dedizione, mettendoci l’anima. Il mio compito è riuscire il più presto possibile ad individuare una fisionomia precisa per la squadra. I giocatori sanno che devono cambiare radicalmente il loro modo di pensare, perdere la paura che li ha attanagliati qualche volta nella scorsa stagione.
Ora avrà anche capito se servono dei ritocchi ed eventualmente quanti…
“Non voglio parlare di questo. Io devo portare rispetto ai questi giocatori e mancherei nei confronti della loro professionalità se non dessi loro totale fiducia. Se devo dirla tutta, sono convinto che con l’organico che ho a disposizione sia possibile essere competitivi. Chiaro che se la società decidesse qualcosa oppure qualche giocatore chiedesse di andarsene, ragionerei diversamente, ma non è questa la situazione attuale… Sono dell’idea che sia inutile cambiare tanto per cambiare.”
La Coppa Italia vi obbliga subito ad un confronto particolarmente sentito dai tifosi biancorossi, che l’anno scorso si sono molto arrabbiati per l’atteggiamento della squadra nel derby di ritorno col Padova. Avrebbe preferito un altro prologo?
“No, va bene così. La partita con il Verona non è obbligatorio vincerla, ma è obbligatorio giocarla. Questo deve essere il nostro biglietto da visita con i tifosi. Noi andremo in campo per lottare su ogni pallone e poi che il più bravo prevalga!”
A proposito di tifosi, Lei sembra essere partito con il piede giusto, entrando subito nel cuore del popolo biancorosso.
“Ne sono felice, anche perché non ho fatto nulla per lisciar loro il pelo. Il feeling è nato spontaneamente, probabilmente perché sentono che non sono venuto qui a raccontar loro favole o a fare il pensionato. Se giocheremo bene, continueranno ad applaudirmi, se non ci riuscirò, mi fischieranno. Giusto così!”